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Hamsik e la Cina, Cannavaro tira sul prezzo col giochino della napoletanità

Nell’intervista al Corsport prova a passare il concetto di non voler strappare Marek alla sua Napoli. Ovviamente tira sul prezzo, com’è logico che sia

Hamsik e la Cina, Cannavaro tira sul prezzo col giochino della napoletanità
Fabio Cannavaro

Dalla Cina con furore

Intervista di Fabio Cannavaro al Corriere dello Sport. Parla di tanti temi, e ovviamente tocca quello di Hamsik. È l’allenatore del club cinese Guangzhou Evergrande, una delle società che stanno trattando l’acquisto di Marek. C’è un braccio di ferro con il Napoli, è cosa nota. Il club ha messo a disposizione di Hamsik uno stipendio faraonico – tra i 12 e i 13 milioni netti a stagione – ma non vuol spenderne trenta (che poi sarebbero sessanta con la tassa sul lusso) per il cartellino. Hamsik ha chiesto a De Laurentiis di liberarlo, il presidente non abbassa le sue pretese.

Cannavaro oggi al Corriere dello Sport dichiara:

Hamsik gran giocatore e grandissima persona. Ragazzo straordinario, nel pieno della maturità. Però, a parte quelle che sono le mie esigenze attuali e che concentrano l’attenzione su un attaccante, c’è un aspetto romantico-sentimentale che si pone: ne ho parlato con Paolo, mio fratello, in epoca non sospetta, non prenderemmo mai un calciatore al Napoli per non rappresentare elemento di disturbo. Stiamo parlando della nostra squadra, quella della nostra città: e non mi permetterei di fare azioni che possano alterare umori ed equilibri.

L’armamentario ideologico-affettivo

Con tutto il bene, quindi noi dovremmo chiedere che fin qui abbiamo scritto per finta. Che è stata tutta una boutade. Dovremmo credere che i fratelli Cannavaro se ne sono accorti soltanto ieri pomeriggio che Hamsik era una bandiera del Napoli. Ovviamente non ci crediamo e francamente crediamo che nessuno cada in questo giochino fin troppo elementare. Giustamente, Cannavaro sta al gioco della trattativa, finge di tirarsi indietro – e quindi prova a spaventare De Laurentiis – e usa quella che considera l’arma più efficace: il giochino della napoletanità, il tradimento e tutto l’armamentario ideologico-affettivo che ben conosciamo. Non sappiamo quanto, nel 2018 possa funzionare, con la tifoseria che in questo caso sembra poco incline all’ingenuità.

Però colpisce che di questi tempi come arma per mettere pressione al Napoli si usi ancora l’amore o il presunto amore per Napoli. Roba che altrove sarebbe da cartoni animati.

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