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Dal Napoli una lezione (e una vittoria) politico-mediatica sul razzismo

Il club ha solcato con coraggio e sobrietà i burrascosi mari della politica e del (mal)costume italiano. E ha impartito una lezione all’arcaico sistema

Dal Napoli una lezione (e una vittoria) politico-mediatica sul razzismo

Attraversare i mari burrascosi della politica

Ieri, commentando la sentenza cui lui ha contribuito, il giudice Piero Sandulli ha detto che con le norme attuali la squalifica di Koulibaly era inevitabile. Ma allo stesso tempo ha detto: «abbiamo voluto comunicare l’esigenza che un cambiamento è necessario, ma non è nella fase di giudizio che questo deve avvenire». Bisogna cambiare le regole. Detto da un giudice della Corte sportiva d’appello.

È uno dei tanti successi portati a casa dal Napoli in questo mese scarso che ha vissuto il club azzurro protagonista di una battaglia che – nonostante infausti ricordi – possiamo definire di civiltà. La sera di San Siro, preceduta dalle ripetute e sempre centrate dichiarazioni di Ancelotti, ha catapultato il Napoli in una dimensione politica. E al termine di settimane particolarmente intense, va riconosciuto che il club ha dato prova di grande forza mentale, di compattezza e di lucidità. Non era facile attraversare i mari burrascosi della politica e del (mal)costume italiano senza mai inciampare. Il Napoli lo ha fatto, senza la minima sbavatura. E senza mai alzare la voce.

L’indignazione di De Laurentiis: «Mi vergogno di stare in questo calcio»  è la stessa manifestata ieri mattina dal direttore di Tuttosport che ieri ha scritto dell’indecenza di dover guardare in questa giornata Mazzoleni arbitrare e ritrovarsi Koulibaly squalificato per razzismo.

Il calcio italiano ne è uscito a pezzi

Il calcio italiano, e non solo il calcio, è uscito a pezzi da queste tre settimane. Ha dato ancora una volta l’immagine di un Paese arretrato, incapace di essere al passo coi tempi, fondamentalmente fuori dall’Europa su temi cardine come quelli del razzismo e del rispetto per gli altri.

Da Napoli, invece, è arrivata una lezione di sobrietà. Il tanto decantato vittimismo – che a ogni pie’ sospinto ci viene cucito addosso, talvolta a ragione va riconosciuto – non è mai entrato in gioco. Il Napoli ha tenuto i nervi saldi. E ha risposto punto su punto, sempre con la forza dei fatti e, appunto, delle norme.

Non era facile resistere all’impatto di dichiarazioni come quelle del ministro degli Interni Matteo Salvini («Non confondiamo tra razzismo e rivalità di quartiere, giusto non sospendere Inter-Napoli»); o a quella del capo della polizia che in più occasioni ha . provato a rimarcare la diversità dei ruoli: «Non spetta ad Ancelotti il compito di sospendere le partite». Come se il problema di questa vicenda fosse il Napoli e non i cori razzisti. Accade spesso in Italia l’inversione dell’onere della prova.

Il Napoli non è mai arretrato dalla propria posizione. Posizione che peraltro è unanimemente condivisa in Europa. Il Napoli ha avuto i rimbrotti delle due principali autorità dell’ordine pubblico italiano, ma ha incassato un comunicato ufficiale della Uefa che ha denunciato la pessima gestione di Inter-Napoli e la mancata sospensione della partita. Proprio grazie alla forza delle regole, il Napoli ha risposto a Salvini e ha ottenuto che nel giro di due giorni la sua diventasse una posizione individuale e non collegiale. Un successo non da poco. Ottenuto, ripetiamo, senza mai alzare la voce.

È chiaro da anni quel che è accaduto in Italia. I signori dell’ordine pubblico hanno deciso di concedere a una frangia di estremisti una zona franca che è lo stadio. Costerebbe troppo, in termini di dispendio psico-fisico e di utilizzo di uomini e soldi, una campagna per bonificare gli stadi. Il principio è tolleranza mille. È ovvio che di tanto in tanto la situazione sfugga di mano.

L’adesione alla campagna dell’Inter

Non è sfuggita però al Napoli. Ancelotti, senza mai scomporsi, ha riassunto perfettamente la reazione del club nella frase: «Il razzismo sembra un problema del Napoli, invece è un problema del calcio italiano». Calcio italiano che dal 26 dicembre sta vivendo pagine tristi e di questo passo non saranno nemmeno le ultime. Il Napoli ha navigato in mari burrascosi senza mai cambiare la rotta. Fino al duro comunicato dell’altra sera che, di fatto, è un documento politico.

Facciamo i complimenti alla gestione politico-mediatica di questa vicenda che ovviamente non si chiude con la sentenza dell’altro giorno. Anche l’adesione alla indovinata campagna antirazzista dell’Inter (Buu) è un segnale di intelligenza e di attenzione. E scorrendo la lista degli account Twitter che il Napoli Calcio segue, potete verificare che non si tratta di un’attenzione dovuta all’episodio Koulibaly. Tra gli account c’è quello di Marc Gasol cestista dell’Nba, fratello di Paul grande campione, da sempre attento ai migranti e al razzismo.


È la cifra politico-mediatica del Napoli. Che, non a caso, ha condotto una battaglia culturale senza mai scomporsi. Limitandosi a seguire le proprie idee. Una battaglia che il Napoli ha vinto nettamente, anche se il ricorso per Koulibaly è stato respinto.

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