Pasolini non stava con i poliziotti

Sì, scrisse quella poesia dopo gli scontri di Valle Giulia fra studenti e poliziotti: ma è solo un pezzo della storia, spiega Giovanni De Luna

(dpa/lapresse)
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Oggi è il cinquantesimo anniversario della “battaglia di Valle Giulia“, un violento scontro fra studenti e poliziotti avvenuto a Roma nel 1968. Ancora oggi quell’evento viene ricordato per la reazione violenta degli studenti, che prima di allora quasi non avevano reagito a quelle dei poliziotti, e per una poesia che Pier Paolo Pasolini scrisse dopo gli scontri in cui prese provocatoriamente le parti dei poliziotti in quanto «figli di poveri». La poesia, intitolata “Il PCI ai giovani”, è stata usata da molti per sostenere che  Pasolini fosse contrario alla rivoluzione culturale avviata col Sessantotto. Non è vero, come ha ricordato oggi sulla Stampa lo storico Giovanni De Luna: con quelle presa di posizione, poi chiarita dal resto della sua produzione artistica, Pasolini intendeva solo «sollecitare gli studenti a lasciarsi alle spalle la loro appartenenza borghese e andare verso il PCI e verso gli operai».

Si è aperto una sorta di supermarket Pasolini. Ognuno prende dai suoi lavori quello che gli serve: brandelli di frasi, spezzoni di poesie, piegando le argomentazioni pasoliniane alle proprie strumentalizzazioni, distorcendone il senso, in un’operazione che somiglia molto al modo in cui oggi si confezionano le fake news.

Ma fu così anche 50 anni fa, quando ancora non c’era la Rete con le sue bufale. Fu subito dopo gli scontri di Valle Giulia, infatti, che Pasolini pubblicò, sull’Espresso del 16 giugno, la sua poesia Il Pci ai giovani. L’emozione suscitata dalle botte che erano volate il 1° marzo 1968 tra la polizia e gli studenti che avevano occupato la facoltà di Architettura era stata molto forte: dai moti antifascisti del luglio ’60 in poi, mai le forze dell’ordine erano state contrastate con tanta efficacia proprio sul piano della violenza fisica.

Mentre lo stesso movimento studentesco si mostrava come sbigottito dalla radicalità degli scontri e dalla sua stessa capacità di reazione, Pasolini sentì il bisogno di prendere posizione rispetto a una situazione politica che presentava aspetti largamente inediti. Lo fece a modo suo, con una poesia che oggi come allora appare tutta immediatezza e spontaneità.

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