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La mafia spiegata ai turisti

Quante volte è capitato di dover spiegare a potenziali turisti stranieri perché una vacanza nel Sud Italia non è più pericolosa che in molte altre parti del mondo? La mafia spiegata ai turisti di Augusto Cavadi (edito da Di Girolamo) propone le risposte alle principali domande sulla mafia, sfatando tutti i timori basati solo su pregiudizi.

Docente di filosofia, storia ed educazione civica nei licei, Augusto Cavadi notava da sempre una certa riluttanza degli studenti stranieri a recarsi in Sicilia nell’ambito dei progetti di gemellaggio. Il motivo? La paura dei genitori che l’isola fosse troppo pericolosa. Dopo aver scritto per anni sulla mafia sotto il profilo storico, politico e culturale, Cavadi ha dunque deciso di pubblicare questo libretto di circa sessanta pagine, che ha conquistato la ribalta non solo locale, ma anche nazionale e internazionale. Tradotto in sette lingue (inglese, tedesco, francese, spagnolo, giapponese, russo e arabo), La Mafia spiegata ai turisti è stato recensito perfino dal Daily Mirror e dalla BBC.

I punti di forza di quest’opera sono la brevità, la semplicità e la schiettezza. Si configura come una sorta di FAQ che chiarisce sinteticamente le radici storico-culturali del sistema mafia, ne sfata i falsi miti e i pregiudizi e spiega quali sarebbero i primi passi per porvi fine. Mostra dunque che passeggiando per le strade delle città siciliane non si ricevono minacce dal padrino in persona e non si viene coinvolti in sparatorie da Far West. Quello che si incontra, invece, è una mentalità individualista che rappresenta il maggior nemico della lotta alla mafia. Combattere è infatti possibile solo con un «progetto d’insieme», dove l’unione moltiplichi l’efficacia dei singoli sforzi. Nell’attuale situazione, al contrario, circa cinquemila mafiosi riescono a tenere sotto scacco cinque milioni di conterranei, perché questi ultimi o si lasciano coinvolgere nella rete della «criminalità organizzata» o non riescono a creare una «legalità organizzata».

Fondatore della Scuola di formazione etico-politica G. Falcone (1992), Augusto Cavadi ritiene dunque che per contrastare il fenomeno mafioso occorra innanzitutto sconfiggere la cultura che lo sostiene: «dogmatismo, conformismo, verticismo, maschilismo, privatizzazione del potere e delle risorse economiche, spregio del lavoro». A tutto questo andrebbe sostituito un nuovo senso di responsabilità civile, condiviso quantomeno dai più e diffuso soprattutto tra le giovani generazioni.

E qui il pensiero va alla gioventù camorrista descritta da Roberto Saviano in La Paranza dei Bambini e Bacio Feroce: ragazzi immersi in una realtà priva appunto della speranza, delle alternative alla vita criminale, un mondo dove s’impara e s’insegna solo la legge del più forte, del più ricco, del più potente: «Legale è chi se lo può permettere e illegale è chi non se lo può permettere. Si’ illegale fino a quanno non ti compri la legalità».

La virata verso la legalità è invece possibile quando c’è una figura positiva che offre un’etica e una prospettiva sostitutive, ad esempio un prete armato di determinazione e compassione come Don Pino Puglisi. Ricordato in svariate opere, tra cui Ciò che inferno non è di Alessandro D’Avenia, il parroco palermitano tentò di diffondere una diversa mentalità nel quartiere Brancaccio, uno dei più difficili della città. E proprio per aver promosso la legalità, l’umanità e la riappacificazione, fu assassinato dalla mafia il 15 settembre del 1993.

Un altro pregio del libro di Cavadi è la presenza di una bibliografia, una filmografia e ulteriori riferimenti a istituti e associazioni per approfondire il tema o partecipare attivamente a iniziative in questo ambito. Nel complesso La mafia spiegata ai turisti è una lettura breve, ma di grande valore, adatta a tutti, non solo ai turisti, ma anche agli italiani e in particolare ai siciliani stessi.

Diana Burgio