venerdì, 19 Aprile 2024

Malasanità omessa, la storia di Eugenio: morto a 29 anni per colpa di un diritto negato.

Ennesima vittima di un sistema sanitario inefficace e inefficiente. In Calabria si può morire per la mancanza di una barella. Un ragazzo di 29 anni perde la vita a causa della malasanità e la notizia è quasi del tutto omessa.

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I casi di malasanità in Italia stanno perdendo addirittura la loro notiziabilità. Sono all’ordine del giorno esperienze più o meno gravi che interessano tutto il territorio nazionale, in particolare il mezzogiorno d’Italia, tanto che un caso di morte, conseguente alla negligenza, incompetenza o banale indifferenza degli addetti ai lavori, non sia più un evento da comunicare e sul quale riflettere. La stessa banalità è paradosso di una inaccettabile comunicazione trascurata, se non addirittura omessa, al riguardo. Tale mancanza di indignazione genera una accettazione passiva delle condizioni spesso fatiscenti delle strutture ospedaliere, delle attrezzature necessarie e di frequente della mancanza di personale addetto, costringendo di fatto milioni di italiani a rivolgersi alla sanità privata. Una condizione che è stata oggetto di discussione durante la pandemia che ha, volente o nolente, scoperchiato la contingenza dell’emergenza sanitaria pubblica in Italia.

L’ennesimo caso di morte evitabile è avvenuto il 16 Marzo scorso, in Calabria, la regione commissariata dal 2009 e che stando ai dati pubblicati dal Ministero della Salute ( ultimo aggiornamento sono degli indicatori del 2021), tra le altre, numerose, criticità presenta un incremento costante nel tempo di intervallo tra la ricezione della chiamata da parte della Centrale operativa e l’arrivo sul posto del primo mezzo di soccorso – dato che rileva l’efficienza ( sarebbe meglio dire, inefficienza) della rete dell’emergenza-urgenza territoriale – ( tale indicatore è nel 2021 di 31 minuti, con un incremento di 2 minuti rispetto al 2020 e di 9 minuti rispetto al 2019). Un semplice dato che, al di là delle numerose nomine inefficienti succedutesi durante l’ancora attuale Commissariamento ( siamo a più di 12 Commissari ad acta nominati), rileva come non si sia di fatto ancora minimamente risolta la grande emergenza sanitaria della regione (è di ieri la partecipazione del Presidente della Regione, nonché attuale commissario ad acta Roberto Occhiuto, ad un tavolo interministeriale che verifica lo stato di attuazione del Piano di Rientro sanitario, dove tuttavia non sono mancati i rilievi, ancora una volta, degli aspetti contabili, e dove, tra le altre, sono emerse ancora forti criticità nella spesa dei fondi sanitari e nel reclutamento di personale). In questa precaria situazione generale, aggravata dalla presentazione del ddl Calderoli sull’autonomia differenziata delle regioni, che di fatto inasprirà le differenze tra le regioni più efficienti e più ricche e quelle con meno risorse, la morte di un ragazzo di 29 anni, è praticamente passata inosservata.

Eugenio Bisogni Plastina, si è recato prima al Pronto Soccorso di Corigliano Calabro presso l’Ospedale civile “Guido Campagna”, a seguito di una probabile infezione odontoiatrica che gli stava però provocando complicazioni respiratorie. La prima visita si è conclusa con le dimissioni del paziente, e la prescrizione di una bombola d’ossigeno da parte dei medici. Con il passare dei giorni le condizioni mediche di Eugenio non sono migliorate, motivo per il quale il ragazzo si è recato presso il pronto soccorso del Policlinico di Rossano Calabro, l’Ospedale civile “Nicola Giannettasio”. In quella sede i medici avrebbero disposto il trasferimento del paziente all’Ospedale Annunziata di Cosenza. Un trasferimento reso impossibile a causa dell’assenza, sulla ambulanza arrivata da Castrovillari, di una barella adeguata alla corporatura del ragazzo. Nell’attesa che sopraggiungesse un secondo mezzo, il cuore di Eugenio, ha smesso di battere, per quello che si sospetta essere stato un infarto. Con la denuncia al Comando dei Carabinieri di Rossano calabro, la famiglia ha intenzione di appurare la verità circa l’assurda morte del loro congiunto. L’ennesima morte che si poteva evitare.

La procura di Castrovillari ha aperto un’inchiesta e sarebbero 5 i medici indagati sulla vicenda, dal dentista che aveva in cura il ragazzo, il medico di base fino ai sanitari che hanno trattato il caso negli ospedali citati ed ha disposto per il giorno 21 Marzo l’esame autoptico che accerti la reale causa della morte, alle quali andranno aggiunte le aggravanti di un diritto, quello alla salute, negato, dalla mancanza di presidi ospedalieri di base e, non ultima, dalla situazione sempre difficile per ciò che concerne la rete di emergenza-urgenza territoriale.

Una denuncia per la quale lotta costantemente il Movimento La Base di Cosenza, che in una nota, manifestando tutta la loro solidarietà e cordoglio alla famiglia di questa ennesima vittima innocente della malasanità, chiarisce: “Un ragazzo di 29 anni può morire a causa di un’infezione non curata bene? Si può morire perché non si dispone di una barella adatta? E’ davvero possibile continuare ad affidarsi alla fortuna quando l’ambulanza che sta venendo a prenderti deve percorrere 50 km di strada provinciale? Non spetta a noi rintracciare i colpevoli fisici, ma dobbiamo gridarlo a gran voce e senza assuefarci che un’altra persona è morta per un diritto negato. Quante altre persone dovranno morire prima che dalle parole si passi ai fatti? Ogni strage fa levare la maschera ai burocrati del potere, a prescindere che si muoia in mare, in ospedale o sul luogo di lavoro, le persone sono trattate sempre più come dei numeri in bilancio. Basta morire nelle mani dello Stato, basta malasanità!”

Una denuncia tanto forte quanto attiva, che ha consentito la diffusione della notizia quantomeno a livello regionale ma che non ha coinvolto direttamente le istituzioni preposte. Dal Presidente Occhiuto, impegnato nell’incontro interministeriale a Roma, nessuna parola nei confronti dell’accaduto. Una stringata nota in merito giunge solo dal Commissario straordinario dell’ ASP di Cosenza, Antonio Graziano, che si dice profondamente addolorato della morte del giovane Eugenio: “sono vicino alla famiglia in questo delicato e tragico momento. La magistratura accerterà i fatti, e nel contempo, l’Azienda, ha già istituito una commissione interna per l’accertamento di quanto accaduto.”

Un diritto negato che dovrebbe essere trattato con la giusta rilevanza umana e non solo come un dato da aggiungere ai numerosi casi di malasanità. Un diritto negato che meriterebbe essere trattato, nelle singole specificità, anche e soprattutto nei tavoli di discussione per il risanamento della Regione. Un diritto negato sul quale non si deve spegnere l’indignazione.

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