Fano, Trasarti bacchetta i politici

Nella celebrazione per la Madonna del Ponte

Il vescovo della diocesi di Fano, Armando Trasarti

Il vescovo della diocesi di Fano, Armando Trasarti

Fano, 4 aprile 2018 - Festa molto partecipata, tra religione, cultura e storia, quella per la celebrazione della Madonna Ponte, che si è tenuta come ogni anno nel santuario accanto alla pineta ai piedi di Ponte Metauro. Chiesa gremita, alle 17, per la messa celebrata dal vescovo della diocesi di Fano, Armando Trasarti, che ha concelebrato il rito assieme al parroco, don Antonio Biagioli. Moltissime famiglie hanno affollato la pineta per la tradizionale scampagnata, confermando anche quest’anno una partecipazione molto sentita.

«Dobbiamo testimoniare la fede – ha detto il vescovo nell’omelia – non solo con le parole, ma soprattutto con i sentimenti profondi, che devono tradursi in azioni concrete, recuperando quell’umanità che si è in parte smarrita. I due giovani che si sono di recente suicidati devono farci riflettere e dobbiamo imparare anche a piangere, assumendo la sofferenza di Gesù, lasciandoci alle spalle le banalità della vita: la partita di calcio, certi programmi in tv, l’aspetto consumistico delle festività religiose. Ma soprattutto – chiosa l’alto prelato – interrogarci sul senso della nostra vita, nella consapevolezza che non è il denaro, né il benessere, né il piacere ottenuto a discapito di altri, vero e proprio furto, che può darci la felicità. Dobbiamo agire, superando il silenzio omertoso verso i nostri figli, riflettendo sui bisogni dell’altro, sull’onestà, sulla correttezza morale, sulla responsabilità delle nostre scelte». Infine, il vescovo non ha risparmiato una stoccata a certi politici, «che parlano di eguaglianza nei loro slogan elettorali, ma godono di privilegi e compensi milionari, dimenticandosi di chi vive con pensioni misere».

Tra le bancarelle della festa, tante famiglie con bambini, che non hanno rinunciato al tradizionale spuntino, consumato seduti alle panchine sotto la pineta. Qualcuno ha notato però una scarsa partecipazione di giovani: «Una volta – dicono Enrico Cerioni e Miriana Vicino – bastava contare le centinaia di motorini addossati al muro per capire quanti ragazzi c’erano, mentre oggi ce ne sono pochissimi. Si è persa la voglia di condividere la festa, di fare gruppo, di incontrarsi. Io però ci tengo ancora e sono qui con la mia famiglia, sperando che in futuro le cose cambino».

Secondo Lorenzo Boiano si è invece perso il contatto con la fede: «La gente oggi è alle prese con i tanti problemi quotidiani, che io tocco con mano lavorando nel sociale, ed è comprensibile un po’ di sconforto. Ma sono convinto che, superato questo periodo di crisi dal quale siamo quasi fuori, tutto tornerà come prima».