Don Vinicio Albanesi e gli abusi in seminario. "Hanno rafforzato la mia scelta"

La rivelazione choc al summit sulla pedofilia in Vaticano. "Ho nascosto questo lutto per 50 anni, loro erano i vigliacchi"

L'abbraccio tra papa Francesco e don Vinicio Albanesi (Ansa)

L'abbraccio tra papa Francesco e don Vinicio Albanesi (Ansa)

Fermo, 22 febbraio 2019 - Il primo risultato del mega summit in Vaticano con tutti i vescovi del mondo sulla pedofilia, apertosi ieri in Vaticano per volere di Papa Francesco (video), assise senza precedenti per il tema, è la messa in subbuglio della Chiesa stessa, chiamata forse mai come prima a guardare dentro sé stessa. Accade così che, sui lavori del meeting, piombi la rivelazione choc di padre Vinicio Albanesi. «Ho subìto abusi quando ero in seminario». L’ammissione choc è di don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, che durante la trasmissione ‘Diario di Papa Francesco’ su Tv2000, ha rilevato un segreto tenuto dentro di sé per 50 anni.

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Don Vinicio, che ricordi ha di quella sofferenza? «Ero un bambino delle medie, sono stati alcuni educatori. Avevamo davanti degli orchi, delle persone viscide. Oggi sono tutti morti e sono sicuro che il Cielo avrà fatto giustizia. Ho sofferto molto, ma ho capito che i vigliacchi erano loro, non io. Non mi sono mai sentito vittima perché chi era malevolo, subdolo, delittuoso erano loro, adulti, presunti o veri educatori. Ma in quegli anni non potevo certo denunciare, eravamo nelle loro mani, piccoli e soli».

Accadeva ad altri? «Accadeva spesso, sì, e non se ne poteva parlare, erano i nostri educatori, che potevamo fare? Vivevamo in un clima di dominio, erano i padroni del nostro universo, non c’era modo di reagire. Per me è stato un peso che ho portato dentro, un lutto con cui si convive».

Ma ha deciso lo stesso di farsi prete. «È stato un vissuto che non ha influito sulle scelte da fare, le ha rafforzate, semmai».

Non ha mai avuto la tentazione di abbandonare quella Chiesa che le stava facendo del male? «Alcuni lo hanno fatto, si sono persi. Io ho sofferto meno proprio perché ho capito che la colpa era solo di quelle persone. Semmai mi è venuto di occuparmi degli ultimi, degli esclusi e di costruire un modello di sacerdozio bello, solare, che custodisse la tendenza a curare chi ha bisogno. A quel punto la mia sofferenza è andata in secondo piano, il dolore degli altri era più forte, erano altri a intristire il sacerdozio».

È un caso che ne abbia parlato proprio mentre Papa Francesco propone una nuova forte riflessione sull’argomento? «Non era programmata questa uscita, ho risposto a una domanda ed è quanto mai opportuno parlarne. Si prendono tante posizioni, si fanno tante dichiarazioni ma è tempo di fare qualcosa, per esempio limitare il potere di alcuni sacerdoti che sono anche educatori e diventano quasi padroni dei giovanissimi, senza controllo. Spero tanto che si prendano delle decisioni forti e certe».