Porto San Giorgio, offerte sparite al cimitero. Condannato

Ex dipendente comunale si appropriava delle elemosine nella cappellina

Il cimitero di Porto San Giorgio (foto d'archivio)

Il cimitero di Porto San Giorgio (foto d'archivio)

Porto San Giorgio (Fermo), 12 aprile 2019 - La corte di appello di Ancona ha condannato a 10 mesi e 20 giorni di reclusione il dipendente comunale, ora in pensione, accusato di appropriarsi delle elemosine nel civico cimitero di Porto San Giorgio.

La sentenza emessa dalla Corte lo scorso 11 marzo ridetermina la pena di 1° grado che era stata di un anno e 4 mesi. L’imputato è stato condannato altresì al risarcimento danni di 1.000 euro al Comune che si era costituito parte civile, nonché al pagamento di 5.700 euro a titolo di spese legali.

Il dipendente è stato chiamato a rispondere del reato di cui all’articolo 314 del codice penale, cioè peculato. Ma, al di là di questo, a creare sconcerto è stata l’odiosità del fatto in sé, compiuto senza il rispetto per il luogo né per le persone che elargivano l’offerta. Presumibilmente senza cospicui bottini, anche se il reato reiterato potrebbe averli garantiti di una certa entità.

Pare infatti che il dipendente in questione fosse solito svuotare la cassettina che si trova nella cappellina del cimitero con le oblazioni dei fedeli per l’accensione delle lampade votive. Persone offese il Comune e il sacerdote a cui era affidata la cura della cappellina.

Lo stesso sacerdote si sarebbe rivolto al dirigente comunale competente lamentando la mancanza delle offerte e lo stesso dirigente avrebbe provveduto ad inoltrare un esposto all’autorità giudiziaria. Il dipendente è stato difeso dall’avvocato Andrea Agostini.

La Giunta municipale ha deliberato di costituirsi con la seguente motivazione: «La gravità del reato e dei fatti contestati impone all’Amministrazione comunale di costituirsi parte civile al fine di richiedere ed ottenere il risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali, ivi compresi quelli dell’immagine, eziologicamente riconducibili alla condotta illecita attribuita all’imputato». La difesa del Comune affidata all’avvocato Michelangelo Giugni del foro di Fermo. In sede di udienza preliminare il legale dell’imputato si oppose alla costituzione del Comune, ma il giudice l’ammise.