Ravenna Jazz 2019, il festival torna dal 3 al 12 maggio. Il programma

Diverse le sedi; dal Cisim di Lido Adriano al Teatro Alighieri Tra gli ospiti, Massimo Ranieri, Rava e Di Battista, Rita Marcotulli fino a Paolo Fresu con Richard Galliano

Rebekka Bakken, chanteuse di seducenti atmosfere retrò, “una sensazione che canta” in quintetto  il 7 maggio

Rebekka Bakken, chanteuse di seducenti atmosfere retrò, “una sensazione che canta” in quintetto il 7 maggio

Ravenna, 23 qprile 2019 - Alla ricerca del suono ancestrale dell’Africa, con lo sguardo rivolto a Chicago, a New Orleans, a Cuba e al Brasile, ma anche agli umori più estatici e convincenti di matrice europea, si accendono i riflettori sulla quarantaseiesima edizione di Ravenna Jazz co-firmata Crossroads, spaccato di sonorità contemporanee e di accattivanti progetti interdisciplinari spalmati in dieci giorni. Un traguardo celebrato sotto il logo “Ravenna 46° Jazz Club” dal 3 al 12 maggio nel Teatro Alighieri, nel Cisim di Lido Adriano, nel Teatro Socjale di Piangipane e nei club. Considerateli, se volete, i molti mondi che il jazz è in grado di attraversare, pot pourri di suoni popolari e musiche commerciali che spazierà dai concerti in solo a una mega orchestra. Il Teatro Alighieri, ribalta per sublimi rendez-vous, ci regala immagini in musica della Napoli by nigt del secondo dopoguerra nell’interpetazione di Massimo Ranieri con “Malìa Napoletana” (5 maggio), sul palco con il meglio della jazzeria, da Enrico Rava (tromba e filicorno) e Stefano Di Battista (sax soprano e sax tenore) a Rita Marcotulli (pianoforte), Riccardo Fioravanti (contrabbasso) e Stefano Bagnoli (batteria).

E nulla cambia se il background di Tammurriata nera ricorda Night in Tunisia e Doce doce accarezza il finale di Summertime. Jazz al passo con i tempi addolcito da cellule melodiche lo esprimono Paolo Fresu con Richard Galliano e Jan Lundgren (11 maggio), echi veicolati dal “vate di Berchidda”, dii Francia e Svezia fluttuanti in “Mare Nostrum”. Da brividi il progetto dei New York Voices, tra i gruppi vocali più famosi al mondo: pezzi bop in vocalese, classici della canzone pop, brasiliana e R&B n (12 maggio). Stupefacente la massa coral-orchestrale di “Pazzi di Jazz” Young Project (6 maggio): 250 “poulain” allevati nelle scuole muscali ravennati che omaggiano Duke Ellington per la direzione di Tommaso Vittorini, la tromba di Rava, il trombone di Ottolini e i gorgheggi del beatboxer Alien Dee.

Di pari elevatezza l’ascolto nelle “venue” extracittadine a partire da due delle cose più sensuali che il jazz femminile abbia da offrire sul palco del Socjale di Piangipane: il concerto della scandinava Rebekka Bakken, chanteuse di seducenti atmosfere retrò, “una sensazione che canta” in quintetto (7 maggio), e quello di Yilian Cañizare in quartetto, cubano-venezuelana che dimora in Svizzera, violino alla Grappelli, voce all’ Edith Piaf (10 maggio). L’omaggio ai chitararristi spetta al guru degli avanguardisti newyorkesi Marc Ribot al Bronson di Madonna dell’Albero (3 maggio) e a Mark Lettieri in trio al Lido Adriano (4 maggio). Del tributo ai pianisti, tra Novecento e futurismo, si occupa la triade del telaviviano Yaron Herman.