Ravenna, sequestrate 57mila catenelle porta ciuccio provienenti dalla Cina

Non rispettavano le norme di sicurezza. Controllo della Finanza al porto di Ravenna

Il materiale sequestrato dalla Finanza e dai funzionari della locale Agenzia delle Dogane

Il materiale sequestrato dalla Finanza e dai funzionari della locale Agenzia delle Dogane

Ravenna, 5 ottobre 2018 – I Finanzieri del Comando Provinciale di Ravenna ed i funzionari della locale Agenzia delle Dogane hanno sequestrato presso il porto di Ravenna una spedizione di oltre 57 mila catenelle porta ciuccio per neonati provenienti dalla Cina, prive degli standard minimi di sicurezza imposti dalle normative europee. La tentata importazione è stata intercettata grazie ad una mirata attività di analisi dei traffici portuali condotta dalle Fiamme Gialle e dall’Ufficio delle Dogane, che ha consentito di selezionare con successo, in uscita dal varco doganale, la spedizione internazionale poi finita sotto sequestro.

Infatti, considerata la particolare categoria di consumatori ai quali i beni importati dalla Cina erano destinati, cioè bambini in primissima fascia di età, i Finanzieri ed i funzionari doganali hanno approfondito i controlli, accertando che tutte le catenelle porta ciuccio non rispettavano le norme comunitarie in materia di sicurezza, le quali impongono specifiche certificazioni volte a garantire la qualità dei materiali sia per escludere la presenza di sostanze tossiche sia per evitare il pericolo di possibili distacchi di piccole parti con conseguente rischio di ingestione. Nel medesimo container sono risultati trasportati anche circa 25 mila tra carillon e scatoline di metallo porta dentini, prodotti che, seppur regolari dal punto di vista della sicurezza, non recavano le indicazioni minime richieste dal Codice del Consumo circa la provenienza e la conformità dei materiali. Pertanto le Fiamme Gialle ed i funzionari dell’Agenzia delle Dogane, oltre ad aver sequestrato le catenelle porta ciuccio, hanno contestato al destinatario del carico, un imprenditore cinese residente in Italia e titolare di una ditta con sede nelle Marche, anche la violazione delle disposizioni del Codice del consumo, le quali prevedono una sanzione che va da un minimo di 516 ad un massimo di 25.823 euro. Non solo. Dall’analisi dei documenti di accompagnamento della merce è emerso anche un evidente tentativo di sottofatturazione dell’importazione, il cui valore dichiarato è risultato inferiore a quello effettivo, allo scopo di pagare meno imposte all’Erario. Sulla base degli accertamenti esperiti, l’importatore dovrà quindi corrispondere anche una sanzione minima di 30 mila euro.