Sala vietata ai minori: Palazzo Magnani s’infiamma col porno

Fotografia Europea presenterà una sezione dedicata alle immagini osé al piano terra dell’edificio. Zanichelli: «Si approfondirà il tema della mercificazione del sesso»

Marlon Brando e Maria Schneider in ‘Ultimo tango a Parigi’

Marlon Brando e Maria Schneider in ‘Ultimo tango a Parigi’

Reggio Emilia, 29 marzo 2018 -

VIETATO ai minori di 18 anni. Il porno entra a Palazzo Magnani e lo fa dalla porta principale. Nell’ambito della prossima edizione di Fotografia Europea, che aprirà il 20 aprile con il titolo Rivoluzioni. Ribellioni, cambiamenti, utopie, prepariamoci a vivere una totale rivoluzione dello sguardo, che investirà la nostra mente, ma soprattuto i nostri sensi e il nostro corpo. Il divieto ai minori è stato deciso nelle scorse ore. Ne parliamo con Davide Zanichelli, nuovo presidente della Fondazione.

Quindi, luci rosse in un settore di palazzo Magnani. In che modo e e perché questa scelta destinata a far discutere se non scandalizzare?

«Sì, ci sarà una sezione proprio su questo tema. Naturalmente l’abbiamo inserita nel contesto del leit motiv principale, esteso nel concetto di ‘Sex and revolution’. Tutto il progetto espositivo si inserisce nella riflessione che Fotografia Europea 2018 farà attorno al ruolo nell’immagine: un’analisi ad ampio spettro, che inizierà subito, il 20 aprile, prima giornata inaugurale, parlando di rivoluzione tecnologica, d’immagine e sessuale. Sono cinque le sezioni della mostra e non comprendono solo le fotografie, ma anche dei pezzi appartenenti alla collezione di Angelo Frontoni, il fotografo delle dive, e scatti di The Cal, il mitico calendario Pirelli, che che andranno a fare da contrappunto a oggetti documentali e non solo».

Venga al porno.

«Certo. Sarà indagato innanzitutto il nostro rapporto con il sesso, ma anche tra i sessi, e l’impatto che ha avuto la liberazione sui costumi, l’economia, il lavoro, la legge, il diritto e le relazioni fra le persone. Per arrivare all’ultima sezione, la quinta, dedicata alla pornografia. Che si pone come uno degli elementi che non possono essere tralasciati se si vuole fare un’analisi accurata del fenomeno. Si parlerà delle derive dei consumi e del capitalismo di quell’epoca, che mercificando tutto ha mercificato anche l’aspetto legato alla nostra sessualità».

Il porno è vissuto in un’accezione positiva o negativa?

«Se lo guardiamo dalla prospettiva del capitalismo, esso è stato interpretato come una sconfitta. Una sconfitta del movimento di liberazione sessuale, perché il sesso diventa merce».

La mostra avrà un divieto di accesso ai minori di 18 anni.

«Sì, è corretto. L’esposizione sarà aperta a tutti, con l’esclusione dell’ultimo segmento, vietato ai minori. Ci sarà un cartello che lo segnalerà all’entrata».

Dove avete collocato la sezione?

«A piano terra, entrando subito a sinistra».

Quali saranno i pezzi forti?

«Stiamo chiudendo la parte pornografica proprio in questo momento. Posso dire che ci sarà tutta una serie di materiali legati all’editoria e al cinema e, in questo ambito, una serie di registi che hanno creato una osmosi tra il mondo del porno e dell’autorialità. Esporremo manifesti di film, volumi, un focus sulla pellicola «Salò o le 120 giornate di Sodoma» di Pier Paolo Pasolini, «Ultimo tango a Parigi» di Bernardo Bertolucci, i libri di Erica Jong, naturalmente, quindi di Alberto Moravia, Jorge Amado, Philip Roth, e tanti autori che si sono scontrati direttamente con la censura, come appunto Bertolucci, che per «Ultimo tango» subì la condanna delle pellicole al rogo nel 1974».

Avete in programma dibattiti sul tema?

«Sì, ci sarà un incontro importante, il 19 maggio alle 11, al cinema Al Corso, a cui parteciperanno Pietro Adamo, direttore scientifico della mostra, che dialogherà con Matteo Lancini, psicoterapeuta di Milano, sul tema ‘pornografia e adolescenza’. Al di là infatti del valore in sé del progetto, vogliamo portare in attualità i temi trattati, che stanno avendo ricadute pesanti, interessanti ma anche angoscianti, sulla facilità di dell’accesso, oggi, e del consumo di certi materiali, soprattutto attraverso la Rete. Mentre una volta questi video non erano immediatamente accessibili e quindi fruibili dal pubblico, oggi il tutto avviene senza mediazione e controllo. Questo è un aspetto che vogliamo portare all’attenzione dell’opinione pubblica».

Lara Maria Ferrari