Ndrangheta, Aemilia. "A rischio un anno di udienze"

Una sentenza della Cassazione potrebbe far retrocedere il dibattimento a maggio 2017, quando i giudici decisero di impedire due giorni di sciopero agli avvocati

Processo Aemilia (foto Artioli)

Processo Aemilia (foto Artioli)

Reggio Emilia, 7 giugno 2018 – Colpo di scena nell'aula di Aemilia a Reggio Emilia, dove si sta celebrando il più grande processo sulle infiltrazioni di ndrangheta mai celebrato al nord. Una recente sentenza della Cassazione, secondo gli avvocati difensori, potrebbe rendere nullo un anno di udienze, facendo retrocedere il dibattimento a maggio 2017, quando i giudici decisero di impedire due giorni di sciopero agli avvocati. La Suprema Corte ha giudicato "abnorme" la decisione del Collegio reggiano, in "violazione del diritto costituzionale della difesa".

La richiesta odierna dei legali era dunque di "sospendere le udienze almeno fino al 4 luglio, giorno in cui la Corte Costituzionale si pronuncerà nel merito". Ma i giudici hanno deciso di proseguire.

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L'astensione era stata proclamata a maggio 2017 nell’ambito delle proteste per la riforma della giustizia Orlando. Il Collegio  aveva motivato la sua decisione sulla base dell’interesse per il detenuto (che avrebbe visto così allungare il suo periodo di detenzione) e dell’interesse sociale del processo. Nello stesso tempo, il presidente dei giudici, Francesco Maria Caruso, aveva investito la Corte Costituzione della questione sull’interpretazione della norma, non sospendendo però il processo e proseguendo con i lavori di aula fino a oggi.

L’avvocato Luca Andrea Brezigar del foro di Modena (difensore degli imputati Paquale Riillo e Antonio Muto classe 1971) ha però impugnato la decisione dei giudici di Aemilia davanti alla Cassazione. La sentenza della Suprema Corte è arrivata un anno dopo, il 5 giugno 2018: i giudici con “un provvedimento abnorme” hanno impedito di aderire all’astensione, che “costituisce un diritto di rilievo costituzionale” di fatto nella “violazione del diritto di difesa”, si legge nel dispositivo.

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La decisione dei giudici di Aemilia (e il loro appellarsi alla Corte Costituzionale nell’interpretazione della norma) avrebbe di fatto "sospeso il loro potere decisionale" per tutti gli atti successivi a maggio 2017, dicono i legali interpretando la sentenza. E, per un effetto ‘domino’ previsto dalla norma, tutte le udienze che sono state celebrate da maggio 2017 in poi potrebbero essere nulle; con la conseguenza di dover rifare un anno di processo e la possibilità che i detenuti vengano scarcerati prima della sentenza. 

Dopo una camera di consiglio di due ore, però, il Collegio di Aemilia ha deciso di procedere con le udienze: la Cassazione avrebbe annullato solo l'ordinanza contro gli scioperi - dice il giudice - "mentre la sentenza indicata che fa riferimento alla potestà decisionale sarebbe basata su fattispecie diversa dalla nostra". 

Il pm Beatrice Ronchi della Dda di Bologna si era rimessa alle decisioni del Tribunale, interpretando però come "incoraggiante" l'ultima parte della sentenza della Cassazione.

L’udienza della Corte Costituzionale, che si pronuncerà nel merito sulla prima decisone di Caruso, è stata fissata per il 4 luglio.