Reggio Emilia, svolta nel caso dei 3 richiedenti asilo supportati da Arcigay

Ecco cosa è stato deciso nell'incontro in prefettura

La delegazione guidata da Arcigay Gioconda ieri in Prefettura

La delegazione guidata da Arcigay Gioconda ieri in Prefettura

Reggio Emilia, 18 giugno 2018 -  “E' andata bene. Ora sappiamo che verrà trovata una collocazione per le due donne nigeriane, vittime della tratta, di cui ci stiamo occupando”. E' il commento a caldo dell'avvocato Valeria Munari, subito dopo l'incontro organizzato da Arcigay Gioconda di Reggio in Prefettura per sostenere la causa di due ragazze entrate nel giro della prostituzione, che hanno avuto il coraggio di ribellarsi alla loro madame, e sono in attesa da oltre due mesi di entrare nel programma di assistenza.

Non è finita, nel primo pomeriggio arriva una nuova, positiva notifica: "Poco dopo la conclusione dell'incontro in Prefettura siamo stati informati che l'appuntamento delle due ragazze da noi supportate è stato anticipato da fine settembre a inizio luglio, e che saranno ascoltate da un ufficiale preposto alla lotta allo sfuttamento delle donne. Ne siamo sinceramente grati alla Prefettura e alle forze dell'ordine".

E' il presidente Arcigay Alberto Nicolini a renderlo noto, fiducioso riguardo anche il destino di un'altra persona, volontario dell'associazione, un migrante gay buttato fuori dall’appartamento in cui era ospitato, nella nostra provincia, a causa di presunte attività di cessione di droghe leggere a settembre 2017, nonostante nella perquisizione di maggio 2018 svolta con ausilio di cani nel suo appartamento non sia stata trovata traccia di stupefacenti. “Faremo istanza di richiesta di revoca del provvedimento – continua avvocato Munari - Siamo soddisfatti per l'atteggiamento positivo mostrato dal funzionario prefettizio, con il quale ci si è inoltre trovati d'accordo sull'idea di stilare un vademecum di regole da seguire per evitare casi come questo, in cui sulla base di un sospetto un richiedente asilo può essere cacciato, rischiando pene altissime nel paese di provenienza. Nella vicenda in questione, non è stato trovato nulla nella residenza provvisoria del giovane, quindi si terrà conto del suo status di rifugiato, in base all'articolo 10 della Costituzione”.