Interventi

Montecitorio, cent'anni d'Italia in un'aula

di Elisabetta Fiorito

4' di lettura

L'emiciclo di Montecitorio fu inaugurato il 20 novembre 1918, il paese era appena uscito dalla Grande Guerra. Ma dopo appena sei anni piombò nella dittatura. Il 25 giugno del 1946 la riscossa con l'inizio dei lavori dell'assemblea costituente. Molti i personaggi passati nell'aula costruita dall'architetto Ernesto Basile che realizzò anche il Transatlantico, dalla prima donna eletta come presidente, Nilde Iotti, a papa Giovanni Paolo II. Ma anche scontri aspri e sedute fiume, bagarre che terminano sempre con l'immancabile “la seduta è sospesa”.

Un'aula parlamentare, ma non soltanto, il centro del paese che racconta la storia d'Italia tra momenti solenni, anni bui, scontri, cerimonie ufficiali ma anche bagarre e gag. Tutto questo è l'emiciclo di Montecitorio, inaugurato 100 anni fa, il 20 novembre 1928, disegnato dall'architetto Ernesto Basile ricordato adesso in una mostra nella sala della Regina. L'Italia era appena uscita dalla grande guerra, nel resoconto stenografico si legge di tribune affollatissime, presenti anche i reduci e i rappresentanti delle terre redente. Interviene il presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando, un lungo discorso sulla guerra appena terminata il 4 ottobre nella battaglia di Vittorio Veneto ad un anno dalla disfatta di Caporetto. “Abbiamo la vittoria – dice Orlando – ed è cessato il flagello delle distruzioni e delle morti”. L'emiciclo risplende con la vetrata e con gli arredi sfarzosi, mentre in quella seduta si inaugura anche il Transatlantico. “Viene nominato così il corridoio che costeggia l'aula – spiega il giornalista parlamentare Alberto Ciapparoni, autore di “A spasso per Montecitorio”, un ambiente ampio con l'arredamento e l'architettura che richiamava i grandi saloni delle navi che attraversavano l'oceano di inizio secolo. Ma viene anche detto corridoio dei passi perduti, in omaggio alla massoneria, preponderante durante il regno sabaudo. Stanza o camera dei passi perduti definisce l'anticamera della sala della loggia, passi perduti perché sono gli ultimi che si compiono in un territorio laico”. L'aula e il transatlantico sono aggiunti ad un altro edificio, quello del vecchio tribunale pontificio e vengono collegati dai due corridoi. Attualmente la parte più antica del palazzo è occupata dalla sala stampa divisa dall'entrata principale.

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Ma a soli sei anni dall'inaugurazione, l'aula assiste ad una delle più focose sedute della sua storia, è il 30 maggio 1924 quando il deputato socialista Giacomo Matteotti si alza per denunciare i brogli delle elezioni vinte dai fascisti con la violenza. “L'elezione, secondo noi, è essenzialmente non valida in tutte le circoscrizioni. Nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà, esiste una milizia armata”. Ne segue il delitto, il 10 giugno il delitto e l'Aventino, i deputati d'opposizione si riuniscono nella sala della Lupa. Ma è sempre l'aula a testimoniare il passaggio alla dittatura, il 3 gennaio 1925 Benito Mussolini si assume la responsabilità del delitto Matteotti. “Io dichiaro – dice il Duce – che assumo io solo la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! A me la colpa”. Segue la dittatura, la Camera dei deputati viene sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni, l'emiciclo è di un solo colore, il nero, non c'è opposizione, ma soltanto applausi. Lo scempio maggiore, l'approvazione delle leggi razziali, il 5 settembre 1938.

Nel dopoguerra la grande rinascita, iniziano nell'aula il 25 giugno del 1946 i lavori dell'assemblea costituente, 21 le donne elette mentre bisogna attendere ancora affinché una donna segga nello scranno più alto di Montecitorio, il 20 giugno 1979 viene proclamata presidente Nilde Iotti. Ma non mancano anni bui anche nel dopoguerra, l'attacco al cuore dello stato con il rapimento di Aldo Moro, porta il 16 marzo 1978, una seduta tra le più tristi dell'aula presieduta all'epoca da Pietro Ingrao. Ci sono poi gli anni di tangentopoli e il famoso il discorso di Bettino Craxi il 3 luglio 1992 sul finanziamento illecito ai partiti. “Ciò che bisogna dire, e che tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale. I partiti, specie quelli che contano su apparati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all'uso di risorse aggiuntive in forma irregolare od illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest'Aula, responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro.”

C'è poi la visita di Giovanni Paolo II, il 14 novembre del 2002, la prima dopo l'unità d'Italia e la fine del regno pontificio, ma più di un secolo è passato da quando Pio IX si rifugiò in Vaticano ed emise il non expedit del 1974 quando dichiarava inaccettabile per i cattolici partecipare alla vita politica del nuovo stato. E poi c'è il parlamento riunito in seduta comune per eleggere i giudici della corte costituzionale, un terzo del Csm e il capo dello stato. Il presidente della repubblica giura nell'aula di Montecitorio come ha fatto Sergio Mattarella il 3 febbraio 2015. Ma l'aula è anche scontro politico, bagarre e gag. Quella più famosa è dello scomparso deputato Gianluca Buonanno della lega nord, il primo aprile del 2014 quando per protestare contro la presidente Laura Boldrini, a suo dire una radical chic che non si occupa dei pensionati italiani, tira fuori una spigola e la espone in aula, l'espulsione segue immediata, come tante volte in cui si mostrano cartelli per protesta, il lancio delle banconote da parte del movimento cinque stelle per il rendiconto dei partiti nel settembre 2015, ma anche il cappio della lega il 16 marzo del 93 durante tangentopoli. A queste e altre proteste, il presidente di turno richiama i deputati e poi, se bagarre continua, pronuncia la frase di rito suonando la campanella: “sospendo la seduta”.

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