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L’arte della politica

di Armando Torno

2' di lettura

Tra le molte definizioni di politica, ce n'è una di Bismarck, il cancelliere di ferro e primo ministro della Prussia dal 1862 al 1890. In un discorso al Reichstag, pronunciato il 15 marzo 1884, affermò: “La politica non è una scienza, come molti signori professori s'immaginano, ma un'arte”. Parole che forse ci siamo dimenticati.

Ce le siamo scordate perché in tale ambito la cultura e la preparazione hanno lasciato il posto ad altro, e il problema non si creda soltanto italiano.

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Nella prima metà del ‘900, quando nessuno avrebbe creduto che l'erede di Churchill fosse Theresa May, si potevano incontrare ancora dei personaggi di alto profilo che gestivano le sorti dell'umanità e scrittori che riuscivano a descriverne le mosse. Per esempio, André Suarès, pilastro della rivista letteraria “Nouvelle Revue Française”, completò la frase di Bismarck in “Voici l'homme”: “In politica, la saggezza è non rispondere alle domande; l'arte, non lasciarsele fare”.

Certo, si potrebbe continuare sino a stancarsi, ma tutto questo discorso vale la pena metterlo in margine a un piccolo e aureo libretto del patriarca bizantino Fozio che ha lasciato tra le sue opere dei “Consigli a un giovane principe” (a cura di Luca Coco, Edb, pp. 104, euro 9). In verità quest'operina fu in un primo tempo attribuita a Basilio I il Macedone, imperatore dall'867, poi entrò a far parte degli scritti del grande personaggio della cultura e della Chiesa di Bisanzio, vissuto durante il IX secolo.

Fozio non discetta direttamente di politica, ma scrive delle norme a cui dovrebbe attenersi chi un giorno dovrà gestire il potere. Vi trovate molta attenzione agli aspetti morali, patrimonio del cristianesimo, ma non mancano quelle osservazioni che nascono dalla meditazione della cultura greca.

Qualche esempio. Scrive Fozio: “Tieni per certo che il mondo è soggetto alla corruzione dal momento che è stato generato”, oppure – pensando a quel che succede da sempre – egli consiglia: “Non farti prendere dalle belle forme di un corpo dal momento che esso vale meno di poca polvere”. Anche allora non mancavano quei personaggi che attorniano i potenti: “Considera gli adulatori non tanto come potenziali soccorritori quanto come dei danneggiatori. Risultano infatti infidi nei momenti difficili”.

Fozio cerca di ricordare al futuro monarca la natura umana, con la quale si devono fare sempre i conti: “Come non si dà un corpo al quale non segua un'ombra, così non si dà un uomo al quale non segua il peccato. La nostra natura infatti è qualcosa che sdrucciola facilmente ed è incline a cadere. Sii dunque mite con chi sbaglia e mescola l'umanità alla giustizia”.

Insomma, saggezza da meditare. Di cui consigliamo la lettura ai politici d'oggidì.

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