Torino

L’ombra lunga dell’apologia di fascismo sul Salone del Libro

di Stefano Biolchini

(Ansa)

3' di lettura

Non si placano le polemiche per la partecipazione dell’editore “sovranista” Altaforte al Salone del Libro di Torino, anzi acuite dalle dichiarazioni sul fascismo rilasciate da Francesco Polacchi, esponente della casa editrice . Regione Piemonte e Città di Torino hanno deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica, affinché i magistrati possano valutare se sussistano i presupposti per il reato di apologia di fascismo.
Nelle sue dichiarazioni, le due istituzioni intravvedono “una possibile violazione delle leggi dello Stato” e considerano la sua attività “estranea allo spirito del Salone del libro”. “Anche la forma più radicale dell'intolleranza va contrastata con le armi della democrazia e dello stato di diritto”, sostengono Città di Torino e Regione Piemonte, che nell'esposto contro Altaforte invitano i magistrati anche a valutare se sussista la violazione “di quanto disposto dalla legge Mancino 305 del 1993”. L'articolo 4 di questa legge, in particolare, prevede che venga punito chi “(…) pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”.

Io sono fascista. L'antifascismo è il vero male di questo Paese”, ha sostenuto Francesco Polacchi, che di Altaforte è l'editore. “Eravamo pronti alle polemiche - aggiunge - ma non a questo livello allucinante di cattiverie. C'è addirittura chi sui social ha scritto che verrà a Torino per tirarci le molotov... Noi ci saremo perché ora è anche una questione di principio”.

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Dura la presa di posizione della sindaca Chiara Appendino, che definisce la cultura unico “argine a ogni possibile degenerazione”. E invita a partecipare numerosi alla 32/a edizione della manifestazione. Perché solo così, sostiene la prima cittadina, “si vince”.

“Ora basta. Quelle parole sulla dittatura non le ho mai dette per come sono state riportate dalla Stampa e sono state travisate. La questione è che pur di
censurare Matteo Salvini, coinvolto suo malgrado in questa bagarre per la scelta di Chiara Giannini di pubblicare con noi il suo libro intervista, ogni giorno mi vengono messe in bocca parole che non ho mai pronunciato e si tira in ballo la casa editrice in vicende con cui nulla ha a che fare”.

Il Salone del Libro di Torino è un luogo di scambio, di confronto, di condivisione, di festa. Coinvolge centinaia di migliaia di persone. È un esempio
virtuoso per tutto il paese. Questa esperienza deve unirci, non dividerci
” affermano gli organizzatori della buchmesse torinese, “una grande manifestazione popolare - dicono dopo le polemiche per la presenza di Altoforte - un luogo che è diventato uno dei simboli della democrazia e della civile
convivenza”. “Questa esperienza deve unirci, non dividerci. Deve farlo in nome di un bene superiore, e deve invitarci a tirare fuori - nei toni, nelle prese di posizione - la nostra parte migliore - aggiungono gli organizzatori della
manifestazione -. Rispettiamo chi per evidenziare i problemi di cui sopra si è allontanato temporaneamente da quella che com'è ovvio è casa sua, e abbracciamo chi ha deciso, com'è più che mai ora necessario, di abitare con convinzione adesso quella stessa casa per farla durare, e darle spazio e vita”.

“Le polemiche che si sono accese per la presenza di una casa editrice i cui animatori, in nome del fascismo, hanno rilasciato dichiarazioni che si commentano da sole, pongono un tema - si legge ancora -. Lo abbiamo già detto, lo ripetiamo. Pongono questo tema al mondo dell'editoria, della cultura, della
politica. È un tema che al Salone verrà affrontato in tanti incontri programmati da tempo. Il problema ovviamente non è la libertà d'espressione ma cosa si può muovere intorno a certe idee che non sono solo agli antipodi dell'impostazione culturale del Salone di quest'anno (non è mai stato un problema: il Salone
accoglie tutte le opinioni) ma la cui messa in pratica turberebbe l'ordine democratico offendendo la Costituzione. Se il Salone è diventato l'occasione per affrontare questo tema, rilanciandolo oltre che al mondo della cultura a quello della politica, allora la cultura sarà davvero servita a qualcosa”

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