ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùI CONTI DI CUPERTINO

La Cina fa sbandare Apple. Bruciati 320 miliardi da agosto

di Marco Valsania

Davanti al negozio Apple a Pechino (Afp)

3' di lettura

NEW YORK - È un inizio d'anno da odissea per Apple, ormai detronizzata da regina della capitalizzazione di mercato: il chief executive Tim Cook ha tagliato le previsioni trimestrali, rara ammissione di passi falsi nella crescita del colosso degli iPhone. Ora si aspetta, per la precisione, entrate da 84 miliardi di dollari nel primo trimestre fiscale terminato il 29 dicembre, contro la fascia anticipata di 89-93 miliardi. E a tradire Apple sono stati i mercati del futuro, gli emergenti, a cominciare dal più grande di tutti, la Cina. La loro frenata, soprattutto negli smartphone che rappresentano tuttora il pilastro di utili e fatturato targato Apple, è stata più brusca di quanto immaginato dall'azienda.

La prima sorpresa negativa è stata nella drasticità della revisione - dell'8% dal valore medio dei vecchi pronostici. Quanto sia rara lo rivela la storia: negli ultimi cinque anni e mezzo, da quando cioè ha adottato l'attuale politica di guidance, Apple ha mancato e di pochissimo il livello medio delle previsioni trimestrali soltanto due volte. I conti del trimestre appena concluso verranno comunicati il 29 gennaio.

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Il secondo elemento preoccupante è stata la sottovalutazione ammessa dall'azienda della frenata cinese e delle incognite globali. «Gran parte della delusione nella guidance, e più del 100% del declino anno su anno delle entrate è avvenuto nella regione della Grande Cina sia negli iPhone che nei Mac e negli iPad», ha rivelato Cook in una lettera agli investitori. L’incertezza che si è aggravata sui mercati finanziari, ha aggiunto, «è parsa contagiare i consumatori», erodendo il “traffico” nei negozi Apple e tra i partner.

La delusione è stata tale da dimostrare di poter erodere anche la fiducia nel titolo: nel dopo mercato ieri sera ha bruciato il 7,5 per cento. Apple è ormai terza per valore in Borsa alle spalle non solo di Microsoft ma di Amazon. E da quando in agosto era diventata la prima società americana a superare la vetta dei mille miliardi, Apple ha perso circa 320 miliardi di valore. La quotazione del titolo è crollata del 37,4% dai massimi storici.

Il terzo interrogativo - e il più significativo - riguarda l'esistenza di profonde ragioni di business per la frenata accanto a fattori particolari e temporanei. Questi ultimi hanno certo pesato sulla battuta d’arresto e potrebbero averla esagerata: il paragone con lo stesso trimestre dell’anno precedente ha sofferto perché i recenti modelli più cari e redditizi, gli iPhone XS e XS Max, hanno cominciato a essere consegnati in settembre, entrando in parte ancora a far parte del bilancio del quarto trimestre fiscale.

L'iPhone X, per l'anniversario decennale, aveva invece debuttato un anno fa interamente nel corso del primo trimestre fiscale. Sono affiorate difficoltà con i fornitori per la domanda creata da un particolarmente ampio ventaglio di nuovi prodotti, danneggiando la disponibilità di Apple Watch Serie 4 come degli iPad Pro, di AirPods e MacBookAir. E la forza del dollaro ha da sola limato il 2% dalle vendite.

Alle spalle di tutto ciò incombono tuttavia sfide irrisolte, che tengono sulle spine gli investitori e rischiano di premere sulla performance: anzitutto la dipendenza da un prodotto, l’iPhone, su un mercato sempre più saturo, competitivo e dove i consumatori potrebbero cambiare sempre meno frequentemente i loro gadget. Una dipendenza che può rivelarsi traditrice, nonostante la maggior diversificazione del gruppo dimostrata dall'espansione nei servizi. Nel primo trimestre fiscale, ad esempio, ha previsto nei servizi risultati migliori delle attese, entrate per 10,8 miliardi, che non sono però bastati a compensare la debolezza nei segmenti chiave. Rimane inoltre da verificare se la leggendaria capacità innovativa di Apple saprà ancora tradursi in nuovi successi.

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