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Settimana in rosso per le Borse. A Piazza Affari banche ko, ma cala lo spread

di Andrea Fontana e Stefania Arcudi

7' di lettura

La settimana delle Borse europee si è chiusa su toni negativi (Parigi -0,65% nell'ottava, Francoforte -1,24%, Madrid -1,49% e Londra -0,03%), sulla scia dell'incertezza sulla crescita globale, europea e italiana, e del cattivo andamento di quasi tutti i comparti (male soprattutto auto, banche, servizi finanziari e assicurazioni). Piazza Affari non ha fatto eccezione, nonostante il calo dello spread tra i rendimenti di BTp decennali e Bund di pari scadenza, che è sceso nell'ottava a 244,7 punti, contro i 245,6 di una settimana fa, mentre il rendimento dei titoli decennali italiani è calato al 2,515%, contro il 2,773% di fine 2018.
Il FTSE MIB, che ha terminato la seduta di venerdì in ribasso dell'1,03%, ha archiviato la settimana con un -1,02% (questo ha portato il calo da inizio anno all'11,79%). A gravare sui listini sono stati un po' tutti i principali comparti, con le auto (-4,75% nell'ottava lo Stoxx Europe 600 Automobiles & Parts), banche (-3,55%), servizi finanziari (-2,1%), assicurazioni (-2,19%) e risorse di base (-2,66%) a pagare il conto maggiore. In Italia le small cap (-0,73% il Ftse Italia Small Cap Index) e il comparto bancario (-3,49%) hanno segnato la performance peggiore, mentre le utility hanno segnato buoni rialzi (+2,78% nella settimana il Ftse Italia All Share Utilities). Sul Ftse Mib, su base settimanale i rialzi maggiori sono stati quelli di Azimut (+8,95%), Telecom Italia (+4,62%) e Saipem (+3,35%), mentre i ribassi più sostenuti sono stati quelli di Unicredit (-6,61%), Brembo (-6,17%) e Prysmian(-6,09%).

Venerdì seduta in generale ribasso per l'Europa e Milano
Cali generalizzati per le Borse europee (Parigi -0,7%, Madrid -1,25%, Francoforte -0,52% e Londra -0,6% circa), con Milano (-1,03%) che è riuscita a ridurre le perdite nel finale. La delusione per l'occupazione americana (in febbraio +20.000 posti di lavoro contro i +180.000 attesi), le rinnovate preoccupazioni sui negoziati commerciali Usa-Cina, il crollo del surplus commerciale cinese e il taglio delle stime da parte della Bce, con il governatore Mario Draghi che ha parlato di «un periodo di continua debolezza e incertezza pervasiva», hanno pesato sui mercati finanziari.

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Usa: solo 20mila posti di lavoro creati a febbraio , giù Wall Street
A febbraio le aziende hanno praticamente fermato le assunzioni ma i salari sono continuati a salire e il tasso di disoccupazione è sceso più del previsto, al 3,8% dal 4% contro stime per un 3,9%. Negli Stati Uniti il mese scorso sono stati creati solo 20.000 posti di lavoro mentre gli analisti attendevano un aumento di 180.000 unità. «Forte delusione per le cifre sul mondo del lavoro di febbraio - è il commento di IG - Per quanto concerne la crescita dei nuovi impieghi è il peggior dato da febbraio 2017. La reazione sui mercati è stata immediata alla pubblicazione del dato con un forte calo del dollaro sui mercati valutari. Tuttavia il dollaro ha recuperato poi terreno sulla scia del buon dato sulla crescita dei salari che ha limitato le preoccupazioni sul deludente dato sui non farm payrolls».

Cina e Bce alimentano preoccupazioni su economia
«Durante la notte, la Cina ha rilasciato gli ultimi dati commerciali. Le esportazioni denominate in dollari USA sono diminuite del 20,7% e gli economisti si aspettavano un calo del 4,8%, rispetto a un aumento del 9,1% a gennaio. La componente delle importazioni denominate in dollari Usa è diminuita del 5,2% e la stima di consenso è stata del -1,4% e la lettura precedente era in calo dell'1,5%. La Cina ha celebrato il nuovo anno lunare lo scorso mese, quindi i numeri potrebbero non essere un riflesso accurato del commercio».
Ieri le indicazioni arrivate dalla Bce hanno finito per incidere in negativo sull'andamento del settore bancario che «è stato penalizzato anche dalle condizioni meno favorevoli delle nuove TLTRO III rispetto alle precedenti - spiegano gli analisti di Mps Capital Services - Su questo fronte rimaniamo in attesa delle specifiche tecniche che la BCE, secondo Nowotny, dovrebbe rendere pubbliche a giugno. In effetti il sostanziale taglio delle stime sulla crescita riporta in auge lo spettro di una recessione e le preoccupazioni per il rallentamento economico, sempre più pronunciato, che sta interessando l’intero globo (ne sono testimoni gli ultimi dati macro Usa e cinesi). Tuttavia i bond governativi hanno festeggiato la notizia che i «tassi resteranno fermi almeno per tutto il 2019» in Area euro, mentre ne ha ovviamente risentito negativamente l’euro che ieri ha registrato il deprezzamento più marcato verso dollaro da inizio anno.

A Milano, vendite su auto e banche. Ko Fiat Chrysler
A Piazza affari, come nel resto d'Europa, male l'automotive (Fiat Chrysler Automobiles -2,63%, Pirelli & C -2,39%) e gli industriali (Prysmian-2,17%, Leonardo - Finmeccanica -1,71% e Cnh Industrial -2,38%). Le banche, sotto pressione già da ieri dopo le decisioni della Bce sul terzo round di Tltro, hanno risentito del rialzo, comunque modesto, dello spread (243 punti alla chiusura dai 242 di ieri). Bene Azimut (+3,21%), piace il rialzo del dividendo, e Banca Generali (+1,1%). Si sono distinti Campari (+1,01%), che risale dai cali dei giorni precedenti innescati dal ribasso di utile e ricavi, e Amplifon (+0,68%), che rimbalza dopo la discesa seguita a conti e piano.Il brusco calo del petrolio (-2,37% il Wti a maggio e -2,2% il Brent), innescato dai timori sulla crescita, che potrebbero mettere sotto pressione la domanda di greggio, mette il freno ai titoli del comparto (a Milano Saipem, -1,99%, tra le peggiori).

Fuori dal Ftse Mib vola Il Sole 24 Ore, bene Cattolica
Tra i titoli a minore capitalizzazione, balzo de Il Sole 24 Ore (+23,28%, dopo essere stato in volatilità per ampia parte della seduta) grazie al netto miglioramento del margine operativo lordo nell'esercizio 2018. Si spegne il rialzo iniziale di Cattolica Ass icurazioni i grazie ai conti migliori delle previsioni diffusi questa mattina che mostrano un utile netto di 107 milioni nel 2018 con la proposta di distribuzione di un dividendo per azione di 40 centesimi. Nessuna scossa perBanca Mediolanum dopo le indiscrezioni su Silvio Berlusconi indagato dalla Procura di Roma per la sentenza del 2016 del Consiglio di Stato relativa all'obbligo di vendita di parte delle quote Fininvest nel gruppo del risparmio gestito. Bene Cementir dopo i risultati 2018 e la guidance sull'esercizio in corso. Ancora denaro su Cerved nel mirino del fondo Advent.

In Europa giù banche, automotive ed energetici
Le piazze europee hanno terminato in calo, penalizzate soprattutto da banche (-1,37% l'Euro Stoxx 600 di settore), energetici (-1,6%) e auto (-1,32%), per altro già in tensione da varie sedute. Per quanto riguarda i titoli, a Parigi doccia fredda per EssilorLuxottica (-6,3%) dopo i conti 2018, i primi numeri aggregati dell'azienda italiana Luxottica e della francese Essilor, che si sono fuse lo scorso primo ottobre. Tra le banche, nuova giornata da dimenticare per Bnp Paribas (-1,93%) e Societe Generale (-2,47%) a Parigi, per Commerzbank (-1,75%) e Deutsche Bank (-0,95%) a Francoforte, per Barclays (-2,16%) a Londra e per Bankia (-4,76%), CaixaBank (-2,68%) e Banco de Sabadell (-3,19%) a Madrid. Molto negative le performance dei titoli del settore auto: Peugeot, Renault e Michelin hanno perso tra l'1 e l'1,5% a Parigi, ma è andata peggio alle rivali tedesche, con Continental (-1,8%) e Volkswagen (-1,92%) in deciso ribasso a Francoforte. Tra gli energetici, Royal Dutch Shell ha perso più del 2% ad Amsterdam e Bp l'1,1% a Londra.

Euro tocca i minimi da giugno 2017
Sul mercato valutario, l'euro ha toccato minimi da giugno 2017 sul dollaro: il cambio si è attestato a 1,1212 (1,1193 ieri sera e 1,117 il minimo toccato ieri), salvo recuperare leggermente terreno nel finale, pur restando sotto 1,13 dollari. L'euro arretra sulla moneta giapponese trattando a 124,68 yen (da 124,90 di ieri sera). Dollaro/yen a 111,17 da 111,58.

BTp, spread chiude poco mosso 243 punti
Chiude la seduta sostanzialmente sui livelli della vigilia lo spread BTp/Bund in una giornata contrassegnata dagli acquisti su gran parte dei bond dell'Eurozona. Il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005340929) e il pari scadenza tedesco ha infatti chiuso a 243 punti base in lievissimo rialzo dai 242 punti del finale di ieri. Torna appena sopra quota 2,50% il rendimento del BTp decennale benchmark, indicato al 2,51% dal 2,49% del closing della vigilia.

Andamento dello spread Btp / Bund
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Tonfo petrolio, da allarme crescita rischi per la domanda
Brusco ribasso del petrolio, sulla scia del peggioramento delle prospettive di crescita globali. Il dato sull'occupazione americana(in febbraio +20.000 posti di lavoro contro i +180.000 attesi), le rinnovate preoccupazioni circa i negoziati commerciali tra Usa e Cina, il crollo delle importazioni e delle esportazioni e il taglio delle stime da parte della Bce, pesano sui mercati finanziari in generali e anche sulle commodity. Il timore è che si registri un calo della domanda di greggio, in particolare da parte della Cina: per ora Pechino continua a importare greggio per più di 10 milioni di barili al giorno, ma un rallentamento della crescita economica potrebbe avere un impatto negativo sulla domanda di carburante, finendo per mettere sotto i prezzi. Nel frattempo, i future del Wti ad aprile calano del 3,30% a 54,78 dollari a barile, mentre quelli a maggio del 3,31% a 55,14 dollari. Ribassi analoghi per il Brent: i future a maggio scendono del 3,09% a 64,25 dollari al barile.

Cina: giù export e import a febbraio
Le esportazioni e le importazioni cinesi sono crollate molto più del previsto a febbraio, secondo i dati ufficiali diffusi dalle Dogane alimentando le preoccupazioni per il rallentamento economico del Paese. Cosi' la Cina ha registrato un surplus commerciale mensile insolitamente basso a febbraio, a soli 4,12 miliardi di dollari, precipitato dai 39,2 miliardi di gennaio. In dollari, le esportazioni cinesi sono crollate del 20,7% su base annua a febbraio, mentre
erano aumentate il mese precedente e le importazioni hanno proseguito il loro calo (-5,2%) ma più ampio di quello registrato a gennaio. Si tratta di cali molto più consistenti delle attese.

Germania: ordini all'industria in calo a gennaio
Gli ordini dell'industria tedesca sono calati bruscamente a gennaio, registrando una contrazione del 2,6% del dato destagionalizzato dopo l'aumento di dicembre con il dato rivisto. Lo ha reso noto l'ufficio federale di statistica Destatis che per la variazione annua rileva un calo del 3,9 per cento. Destatis ha dovuto rivedere al rialzo l'indicatore provvisorio di dicembre, originariamente annunciato in calo dell'1,6%, e che e' stato infine rivisto in positivo dello 0,9%, a causa del tardivo ingresso di grossi contratti.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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