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Nasce il gigante Disney-Fox, completato il deal da 71 miliardi di dollari

di Andrea Biondi

3' di lettura

È arrivato il The End. Adesso però si alza il sipario sulla nuova vita di un colosso media che da oggi è diventato realtà. Nella notte infatti, dopo aver acquisito nei giorni scorsi gli ultimi pareri regolamentari da Brasile e Messico nei giorni scorsi, Disney ha concluso l’accordo per acquisire la 21st Century Fox per 71 miliardi di dollari, oltre 62 miliardi di euro. Disney controllerà ora gli studi di produzione cinematografica e televisiva della Fox, i canali via cavo FX, Fox Searchlight, National Geographic e la tv indiana Star India.

Si conclude così un deal avviato 18 mesi fa all’interno di una spinta al consolidamento globale nel settore dei media, delle tlc e dell’hi-tech che ha visto la nascita di giganti in grado di unire produzione di contenuto e piattaforme di distribuzione vecchie e nuove. Tutto negli Usa dove AT&T ha rilevato Time Warner per 85 miliardi di dollari: matrimonio che ha unito un gruppo leader nella pay Tv americana (Direct Tv ) e nei servizi «mobili» con un prestigioso marchio del content che possiede gli studi cinematografici Warner Bros e canali del calibro di Hbo e Cnn. Poi sull’asse Stati Uniti-Europa è andato in porto l’acquisto di Sky da parte dell’americana Comcast (che ha Nbc Universal e Universal Pictures) per 65 miliardi di dollari. Occorrerà poi vedere se qualcosa succederà su Cbs-Viacom.

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Insomma, una battaglia che per posizionarsi sullo scacchiere mondiale dove ai tradizionali gruppi mediatici si sono uniti colossi dei sistemi di telecomunicazione e Internet e leader digitali e dello streaming quali Netflix e Amazon. Tutti sullo stesso tavolo da gioco. Già prima di questa maxi acquisizione, la Disney era il più grande conglomerato globale nei media. Con asset in cinema, televisione, editoria, merchandising, parchi a tema. Gli Studios producono film con i marchi Walt Disney Pictures, Disney Animation e Pixar. Pixar, la società di animazione fondata da Steve Jobs, la prima a realizzare film interamente in digitale, è stata comprata da Disney, sotto la gestione Iger, nel 2006 per 7,4 miliardi di dollari. Nel 2009 Disney poi ha acquisito Marvel per 4,3 miliardi (con in cataloghi i film dell’Uomo Ragno, Captain America, Ironman). Nel 2012 ha aggiunto al ricco catalogo anche Lucasfilm per 4 miliardi (Indiana Jones e la saga di Guerre Stellari).

Certo, ora si porrà il tema delle sinergie. Secondo Variety questa riorganizzazione comporterà il taglio di 4mila dipendenti. Hollywood Reporter si spinge a considerarne fino a 10mila. A ogni modo, quella conclusa nella notte è forse la più strategica delle scommesse per Disney, in un quadro in cui, come detto, l’avvento dei giganti dello streaming ha richiesto di non rimanere passivi ad aspettare gli eventi. Non a caso Disney ha lanciato un servizio di streaming, legato alla sua programmazione Espn, e sta pianificando il lancio di Disney +, servizio di videostreaming ad abbonamento, entro la fine del 2019 . Per prepararsi a quel lancio, ha già iniziato a rimuovere i suoi film e programmi televisivi dalla libreria di Netflix. A questo va aggiunto poi che la società di Topolino, guidata da Bob Iger, ha assorbito il 30% delle quote Hulu, che sommate alle azioni già in possesso fa di Disney l’azionista di maggioranza della piattaforma streaming con una fetta pari al 60 per cento.

L'acquisizione del 20th Century Fox Television Studio di Fox dà così a Disney uno dei produttori di contenuti più prolifici del settore e una vasta libreria che va dai “Simpsons”, a “X-Files” e “Modern Family”. Ora resta da vedere cosa succederà alla fine anche agli studi cinematografici di Fox (diminuiranno la loro attività?) e all’etichetta Fox Searchlight che ha avuto successo negli ultimi anni con – solo per fare un esempio – “La forma dell’acqua” (Oscar come miglior film nel 2018) . Ovviamente, anche per questo il settore del cinema guarda ai prossimi mesi con grande attenzione a un cambio epocale: le 6 grandi major cinematografiche (Disney, Fox, Warner, Universal, Sony, Paramount), da oggi diventano cinque.

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