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Mediaset, titolo in corsa su target pubblicità ed espansione all’estero

di Andrea Biondi

(ANSA)

2' di lettura

«Ci stiamo lavorando, siamo fiduciosi. Sapete che il 25 (luglio, ndr.) c’è un Cda che deciderà sulla destinazione dell’utile. Quella in qualche modo è una scadenza». Pier Silvio Berlusconi torna sul tema delle alleanze internazionali di Mediaset, parlando con i giornalisti al termine di un’assemblea rapida, durata poco più di un’ora, cui ha partecipato il 50,43% del capitale e che, come da previsione della vigilia, ha avuto come preludio il niet alla partecipazione di Simon Fiduciaria (19,19% di quote girate da Vivendi) e la rinuncia di Vivendi (9,16%) alla partecipazione per la prima volta all’assemblea degli azionisti Mediaset.

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Ai francesi la partecipazione era stata consentita, ma senza diritti di voto. «Illegale» hanno commentato da Parigi optando quindi per non prendere parte all’assemblea, riservandosi azioni legali. Gli screzi fra Mediaset e Vivendi – che, è stato precisato, non avrà un ruolo in questo progetto che «è solo di Mediaset» – non hanno però frenato il titolo che in Borsa ha accelerato e a tre ore dalla chiusura sta guadagnando il 3,21 per cento.

Il mercato ha evidentemente valutato positivamente le dichiarazioni di Pier Silvio Berlusconi durante l'assemblea dei soci, in cui il vicepresidente e amministratore delegato ha parlato del progetto di consolidamento internazionale e fissato gli obiettivi in termini di raccolta pubblicitaria. In particolare, il gruppo - ha affermato - punta a realizzare ricavi da advertising nel primo semestre dell’anno «pari» a quelli dello stesso periodo del 2018, tolto il perimetro del calcio. «Partiamo con un perimetro diverso dallo scorso anno – ha detto l'ad – e in più pesa la scadenza elettorale di maggio, siamo senza calcio pay, senza Champions e Mondiali, vediamo. È un mercato tosto tosto, facciamo del nostro meglio».

Intanto l’assemblea ha approvato a larghissima maggioranza l'introduzione del “voto maggiorato” in statuto, che varrà dalla prossima assise e di fatto “blinda” ulteriormente il controllo di Fininvest sul gruppo televisivo. Ha votato a favore il 93,5% dei presenti pari al 47,1% del capitale sociale con la contrarietà di solo il 6,4% dei presenti pari al 3,2% del capitale.

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