AnalisiL'analisi si basa sulla cronaca e sfrutta l'esperienza e la competenza dell'autore per spiegare i fatti, a volte interpretando e traendo conclusioni. Scopri di piùOltre 75 euro/MWh

Gas, nuova impennata: l’offerta dalla Russia si riduce ancora

Gazprom ha prenotato capacità ridotte sui gasdotti a ottobre. La Norvegia in compenso ha deciso di aumentare la produzione, ma difficilmente basterà

di Sissi Bellomo

Clima, Onu avverte: azioni immediate o conseguenze catastrofiche

3' di lettura

La Russia non ci fornirà più gas con l’arrivo dell’autunno. Al contrario. I flussi via gasdotto diventeranno ancora più scarsi a ottobre, quando in Europa inizierà l’anno termico e si accenderanno i termosifoni. In due diverse aste che si sono tenute lunedì 20 Gazprom ha prenotato capacità di trasporto in misura addirittura inferiore al temuto: appena un terzo rispetto alla disponibilità per l’accesso via Germania e – come accade ormai da mesi – zero assoluto, al di là dei volumi “obbligati”, sulla rotta che attraversa l’Ucraina.

Per il mercato, che si era appeso (sia pure debolmente) alla speranza di una svolta, è stato l’ennesimo shock. Il prezzo del gas – già su valori record, più che triplicati da inizio anno – si è impennato fino a superare 75 euro per Megawattora al principale hub del Vecchio continente, il Ttf olandese, con punte di rialzo oltre il 15% sul mercato del giorno prima.

Loading...

A temperare il rally è intervenuta la Norvegia, secondo fornitore europeo alle spalle della Russia, che si è finalmente decisa ad aprire i rubinetti per contrastare quella che si sta configurando come una gravissima crisi energetica.

Equinor ha comunicato di aver ottenuto via libera dal Governo per incrementare la produzione e l’export di gas di 2 miliardi di metri cubi all’anno (ossia il 2% scarso) a partire da ottobre. L’aumento, precisa la compagnia, sarà equamente distribuito nei giacimenti Troll, che salirà così a ben 37 Bcm l’anno, e Oseberg, che raggiungerà 6 Bcm.

Le forniture norvegesi non bastano tuttavia a soddisfare la sete di gas dell’Europa, che con l’inverno non potrà che aumentare, mentre le scorte sono ai minimi da un decennio (al 72% in media secondo il Gie, all’84% in Italia)

Se la Russia è avara di gas, l’offerta è scarsa anche da altre origini. E il Gn in particolare – tolti i volumi contrattualizzati – si dirige soprattutto in Asia, dove i prezzi sono ancora più alti che da noi: il Jkm, impiegato come riferimento per questo mercato, ha superato 25 $/MMBtu mentre il Ttf fino a venerdì 17 non superava 23 $/MMBtu secondo le rilevazioni di S&P Global Platts.

Intanto gli Stati Uniti sembrano aver dimenticato l’aspirazione a esportare «molecole di libertà»: con le bollette più salate aumenta la voglia di protezionismo e l’Industrial Energy Consumers of America (IECA) ha chiesto al dipartimento dell’Energia di imporre limiti all’export per tutelare l’interesse delle imprese locali, comprese quelle che usano il gas come feedstock per ricavare materiali plastici.

Anche oltre Oceano – come ovunque nel mondo – il prezzo del combustibile è alle stelle, raddoppiato da gennaio (benché intorno a 5 $/MMBtu valga meno di un quarto che in Europa)

La Russia in altri tempi avrebbe approfittato del vantaggio. Ma ormai da mesi non si lascia tentare dai prezzi record e a ottobre restringerà ulteriormente le forniture. A conti fatti da Gazprom arriveranno 50 milioni di metri cubi al giorno in meno rispetto a oggi, stima Tom Marzec Manser di Icis: a parte Nord Stream 1 (usato a pieno regime, con flussi intorno a 150 mcm al giorno) da altre rotte si scenderà intorno a 100 mcm. Il tutto in una fase sempre più difficile per l’Europa.

Il caro energia, prima ancora che il freddo si faccia sentire, ha già iniziato a frenare le attività industriali: Yara e altri hanno tagliato la produzione di fertilizzanti, sollevando il timore di rincari anche per i generi alimentari (la società ha comunque rassicurato che continuerà a garantire i rifornimenti all’Europa grazie a fabbriche in altre aree del mondo). Si teme inoltre per le società energetiche, dopo che in Gran Bretagna cinque rivenditori sono già falliti, strangolati dalle offerte a prezzo fisso nel mercato libero.

Il ceo di Gazprom, Alexei Miller, di recente è tornato a difendere la reputazione del colosso russo come fornitore affidabile, che «rispetta sempre in pieno gli obblighi contrattuali, non importa quanto faccia freddo o quanto le condizioni siano difficili». Tutto vero. Ma non basta a cancellare i dubbi sul comportamento anomalo di Mosca, che mentre spinge per l’avvio del Nord Stream 2 non vuole – o per coincidenza non può e in tal caso sarebbe ancora più allarmante – offrirci più gas come ha sempre fatto in passato.

Riproduzione riservata ©
Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti