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Giappone, le infezioni da “streptococco killer” salgono a livelli record

Si prevede che il numero di casi nel 2024 supererà i numeri già elevati dello scorso anno, mentre cresce la preoccupazione che la forma più grave e potenzialmente mortale continuerà a diffondersi. C’è il rischio di una nuova pandemia?

di Francesca Cerati

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3' di lettura

Un aumento dei casi di sindrome da shock tossico streptococcico (Stss), una grave infezione batterica nota per la sua rapida progressione e l’alto tasso di mortalità, ha spinto le autorità sanitarie giapponesi a stare in allerta.

Secondo un rapporto dell’Istituto nazionale delle malattie infettive (Niid), i casi registrati in Giappone di questa infezione rara ma grave hanno raggiunto un picco di 941 nel 2023, in costante aumento nel 2024, con 378 nuovi casi segnalati al 25 febbraio, ovvero il 40% di tutti i casi dell’anno precedente in meno di due mesi. Non essendo però una malattia respiratoria come la polmonite o il Covid-19, ricordano gli esperti, è improbabile che porti a una situazione di pandemia.

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La maggior parte dei casi di Stss sono causati da un batterio chiamato streptococcus pyogenes, più comunemente noto come streptococco A, che può causare mal di gola, soprattutto nei bambini, e molte persone ne sono affette senza saperlo e non si ammalano. Ma i batteri altamente contagiosi che causano l’infezione possono, in alcuni casi, causare gravi malattie, complicazioni di salute e morte, in particolare negli adulti di età superiore ai 30 anni.

La terapia prevede gli antibiotici, ma nei pazienti con la malattia streptococcica invasiva di gruppo A più grave serve una combinazione di antibiotici e altri farmaci, insieme a cure mediche intensive.

Lo streptococco del gruppo A è stato rilevato per la prima volta in Giappone oltre tre decenni fa, con una media di 100-200 casi segnalati ogni anno su una popolazione di circa 125 milioni di persone. Secondo il quotidiano The Asahi Shimbun, la prevalenza era in aumento prima della pandemia, raggiungendo un picco di 894 casi nel 2019. Dopo l’allentamento delle restrizioni pandemiche, l’infezione è riemersa e, ad oggi, i casi sono stati rilevati in 45 delle 47 prefetture del Giappone.

Effetto post-Covid

Una conseguenza indiretta delle restrizioni adottate durante il Covid? È una delle chiavi di lettura, come già era successo di fronte a un picco di un altro tipo di infezioni apparso lo scorso dicembre: dopo la Cina anche diversi Paesi europei avevano segnalato un aumento dei casi di polmonite da mycoplasma pneumoniae nei bambini.

E, secondo i funzionari sanitari dell’Ue, questo aumento dei casi poteva anche essere legata alla limitata trasmissione di virus e batteri durante la pandemia, tenuti sotto controllo grazie a distanziamento, igiene e mascherine. E prima ancora, tra gennaio e febbraio 2023, in tutta Europa si era registrato un aumento dei casi di scarlattina, malattia contagiosa causata anch’essa da un batterio, lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A.

I Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) affermano che qualsiasi infezione da streptococco di gruppo A può portare alla sindrome da shock tossico. L’infezione inizia quando i batteri entrano nel corpo attraverso una barriera compromessa, come una lesione cutanea o le mucose. Questi batteri si diffondono poi nei tessuti più profondi e alla fine entrano nel flusso sanguigno.

Qualsiasi lesione, comprese le incisioni chirurgiche, può essere un punto di ingresso per i batteri, anche se «sfortunatamente, la via di ingresso rimane sconosciuta fino al 50% dei casi», secondo i Cdc.

Sindrome da shock tossico streptococcico

La Stss, nota anche come “malattia carnivora”, nei casi più gravi può portare alla necrosi tissutale dei muscoli e il Niid indica un tasso di mortalità del 30% nelle persone colpite, ma la maggior parte non mostra sintomi o ha solo mal di gola e problemi di pelle. Le autorità giapponesi citate dal Japan Times avvertono che se il batterio si diffonde nel sangue, nei muscoli o nei polmoni, i sintomi possono peggiorare rapidamente, portando a ipertensione, insufficienza d’organo e, in casi estremi, morte.

La trasmissione avviene tramite la diffusione in aria delle goccioline infette che si diffondono quando una persona tossisce o starnutisce, così come a ferite presenti sul corpo, e l’igiene delle mani è estremamente importante per prevenire l’infezione, ricorda l’Istituto nazionale della malattie infettive (Niid). I sintomi e i segni precoci di queste condizioni includono: febbre, dolore intenso, forte gonfiore, arrossamento attorno ad eventuali ferite, capogiri, confusione, pressione bassa, rash cutaneo e dolore addominale. Takashi Nakano, professore di malattie infettive presso la Kawasaki Medical School, ha dichiarato: «Ci sono molte cose che non sappiamo, come il motivo per cui i batteri diventano così acuti. Per prevenire le malattie infettive, bisogna adottare semplici accorgimenti come lavarsi le mani e mantenere pulite le ferite». La lezione imparata durante il Covid vale sempre.

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