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Meno alunni nelle scuole e più opportunità per chi lavora: la fotografia degli stranieri in Italia

Si contano 136.312 imprese a conduzione femminile straniera, pari all’11,6% delle attività guidate da donne e al 23,8% delle imprese fondate da immigrati. Negli ultimi dieci anni sono aumentate del 42,7% e sono cresciute con un ritmo maggiore rispetto a quelle a conduzione maschile

di Andrea Carli

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6' di lettura

Diminuiscono gli alunni stranieri, aumentano i nati in Italia. Più in generale, per gli stranieri aumentano le opportunità di lavoro, ma non la stabilità. A scattare una fotografia su questa fascia della popolazione è il nuovo XXXI Rapporto Immigrazione 2022 di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, presentato oggi, venerdì 7 ottobre, a Roma.

In generale, la popolazione straniera residente in Italia è tornata a crescere: i dati al 1° gennaio 2022 parlano di 5.193.669 cittadini stranieri regolarmente residenti, cifra che segna una ripresa dallo scorso anno. Nel quadro delle prime 5 regioni di residenza, si conferma il primato della Lombardia, seguita da Lazio, Emilia-Romagna e Veneto, mentre la Toscana sopravanza il Piemonte al 5° posto. Il quadro delle nazionalità rimane sostanzialmente inalterato: fra i residenti prevalgono i rumeni (circa 1.080.000 cittadini, il 20,8% del totale), seguiti, nell'ordine, da albanesi (8,4%), marocchini (8,3%), cinesi (6,4%) e ucraini (4,6%).

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Più titolari di permessi di soggiorno

Sono aumentati anche i cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno (al 1° gennaio 2022 sono 3.921.125, mentre nel 2021 erano attestati sui 3,3 milioni), così come i nuovi permessi di soggiorno rilasciati nell'anno: nel corso del 2021 sono stati 275 mila, +159% rispetto al 2020 (105.700); in particolare si è registrata un'impennata dei motivi di lavoro, certamente come esito della procedura di sanatoria varata dal governo nel 2020. Anche i provvedimenti di cittadinanza hanno segnato una certa crescita: sono stati 118 mila nel 2020, ovvero un +4% dall'anno precedente

Istruzione: diminuiscono gli alunni stranieri

Una novità dell'anno scolastico 2020/2021 è la diminuzione del numero degli alunni con cittadinanza non italiana: 865.388 in totale, con un calo di oltre 11 mila unità rispetto all'anno precedente (-1,3%). È la prima volta che accade dal 1983/1984, anno scolastico a partire dal quale sono state fatte rilevazioni statistiche attendibili. L'incidenza percentuale degli alunni con cittadinanza non italiana sul totale della popolazione scolastica rimane inalterata (10,3%) perché è diminuito il numero totale degli alunni, ovvero sono diminuiti anche gli alunni di cittadinanza italiana. La Lombardia si conferma la regione con il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana (220.771), mentre l'Emilia-Romagna quella con l'incidenza percentuale più alta (17,1% sul totale della popolazione scolastica regionale). Si confermano ai primi posti le province di Prato (28,0% del totale), Piacenza (23,8%), Parma (19,7%), Cremona (19,3%), Mantova (19,1%) e Asti (18,8%).

Aumentano i nati in Italia

I dati riportati nel report mettono in evidenza la costante crescita delle nuove generazioni, ovvero degli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia: si tratta del 66,7% degli studenti provenienti da contesti migratori, un punto percentuale in più rispetto al 2019/2020. Sebbene in miglioramento rispetto al passato, il ritardo scolastico è ancora un grande ostacolo per l'integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema educativo italiano, tanto più che gli alunni con cittadinanza non italiana continuano a rimanere quelli a più alto rischio di abbandono.Se si guarda alla serie storica 2010/2011-2020/2021, si rileva una crescita degli studenti stranieri iscritti negli atenei italiani del 62%. In prevalenza di genere femminile, hanno seguito nel decennio di riferimento un andamento di crescita, seppur lieve, a fronte di una diminuzione del numero di iscritti totali registrata negli anni accademici tra il 2011/2012 e il 2015/2016. Le regioni con il più alto numero di iscritti stranieri nell'anno accademico 2020/2021 sono Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte, mentre i principali Paesi di origine sono Romania (11,0%), Albania (8,7%) e Cina (8,1%). Questi dati dimostrano che le provenienze e la distribuzione regionale degli studenti universitari stranieri sono strettamente collegate alle statistiche relative alla presenza dei cittadini stranieri residenti in Italia. Si deduce, quindi, che si tratti di una parte importante di “studenti stranieri” che vivono sul territorio nazionale già da tempo, dove hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado, e non veri e propri foreign students.

Lavoro: più opportunità per gli stranieri

Al I° trimestre 2022 i dati Istat relativi alla Rilevazione sulle forze di lavoro registrano, dopo un forte calo dell'anno precedente, una crescita del tasso di occupazione dei lavoratori stranieri tra i 20 e i 64 anni, più significativo rispetto a quello registrato tra i lavoratori italiani (+1,5 contro +0,8). Se questa è la media nazionale, molto diverse sono le situazioni a livello di aree: tutte quelle del Nord Italia crescono, il Centro rimane sostanzialmente stabile, il Sud cresce solo debolmente. In generale, poi, il tasso di occupazione per la componente straniera è ancora al di sotto di quello registrato per i lavoratori italiani (61,4% contro 62,9%), mentre quello di disoccupazione presenta tra gli stranieri un valore ancora particolarmente elevato, pari al 14,4%, ovvero 5,4 punti percentuali in più rispetto a quello registrato tra gli autoctoni (9,0%).

Il nodo della stabilità dei rapporti di lavoro

Permangono diverse criticità: gli incrementi più significativi nelle tipologie di ingaggio sono l'apprendistato e le collaborazioni; rispetto agli italiani è stata molto più modesta la crescita dei contratti a tempo indeterminato (circa l'11% contro oltre il 40%), a dimostrazione del fatto che i lavoratori stranieri vivono una maggiore precarietà sul lavoro: 7 contratti su 10 sono a termine; inoltre, ad un aumento delle assunzioni ha fatto da contraltare un incremento delle cessazioni dei rapporti di lavoro (+ 9,9% tra i lavoratori Ue e 28,0% tra quelli extra-Ue).

Oltre 136mila imprese a conduzione femminile straniera

In Italia si contano 136.312 imprese a conduzione femminile straniera, pari all’11,6% delle attività guidate da donne e al 23,8% delle imprese fondate da immigrati. Negli ultimi dieci anni sono aumentate del 42,7% e sono cresciute con un ritmo maggiore rispetto a quelle a conduzione maschile. Le titolari sono nate all'estero, soprattutto in Cina (34 mila), Germania (10 mila) e Albania (8 mila) e le loro aziende crescono a un tasso più elevato di quelle a guida maschile. Le donne con background migratorio che fanno impresa in Italia rappresentano circa il 10% di tutte le imprenditrici attive nel Paese. In Italia le imprenditrici immigrate, a fine 2021, sono 205.951, pari al 27,3% degli imprenditori nati all’estero, l’80% delle quali possiede imprese individuali. Indubbiamente il processo di crescita di queste aziende si inserisce in un percorso di integrazione positiva, che però non deve fare dimenticare che ci sono situazioni di famiglie immigrate – provenienti soprattutto da India, Bangladesh, Egitto e Marocco – dove la maggioranza delle donne è ancora esclusa dal mercato del lavoro.

I cittadini stranieri sono l'utenza prevalente dei Centri d’ascolto Caritas

L’indagine mette inoltre in evidenza che le persone di origine straniera che sono transitate nel corso del 2021 nei centri di ascolto della Caritas sono state 120.536. Sul totale, gli stranieri incidono per il 55% e rispetto allo scorso anno aumentano di tre punti percentuali sul totale dell’utenza (nel corso del 2020 erano stati pari al 52%) e del +13,3% in termini di valori assoluti. Si conferma dunque, il loro prevalente protagonismo fra le persone che si rivolgono ai Centri.

Nelle regioni del Nord e del Centro Italia il volto delle persone prese in carico dalla Caritas coincide per lo più con quello degli stranieri (in queste macro-aree gli immigrati rappresentano rispettivamente il 64,1% e il 56,8%); nel Mezzogiorno, invece, dove si registrano più alti livelli di povertà e di disoccupazione e, al contempo, un minore peso della componente straniera residente, le storie intercettate sono per lo più di italiani e gli stranieri costituiscono una quota ridotta, pari al 28,5%.

Gli utenti stranieri della Caritas appartengono a 189 diverse nazionalità, ma, come per l'anno precedente, il podio spetta a tre nazionalità: Marocco (21.177 persone, pari al 18,1%), Romania (9.450, 7,8%) e Nigeria (8.844, 7,3%). Si conferma una diminuzione degli stranieri provenienti dall’Europa dell’Est, a fronte di un incremento degli africani: il 48,8% delle presenze (sopra il migliaio di unità) proviene dal continente africano, con una forte incidenza delle nazioni maghrebine e nordafricane, che raggiungono da sole il 25,6% delle presenze.

Meno detenuti stranieri nelle carceri

Analizzando infine i dati della realtà carceraria emerge che l'incidenza della componente straniera è in controtendenza: a fronte dell'aumento generale del numero dei detenuti (+1,4), infatti, la presenza straniera, a distanza di un anno, è sostanzialmente diminuita (-1%). Il dato è in linea con il trend dell'ultimo decennio, nel corso del quale le cifre dei detenuti di cittadinanza straniera si sono notevolmente contratte. Dall'Africa proviene più della metà dei detenuti stranieri (53,3%) e il Marocco è in assoluto la nazione straniera più rappresentata (19,6%). Seguono Romania (12,1%), Albania (10,8%), Tunisia (10,2%) e Nigeria (7,8%). Le statistiche relative alle tipologie di reato confermano il dato generale che vede i reati contro il patrimonio come la voce con il maggior numero di ristretti (8.510 stranieri imputati o condannati per tale fattispecie di reato, ovvero il 27% dei ristretti per il reato in questione e il 49,9% dei detenuti stranieri). Seguono i reati contro la persona (7.285) e quelli in materia di stupefacenti (5.958).

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