mosca minaccia lo scisma

Terremoto nella Chiesa ortodossa: riconosciuta l’indipendenza del patriarcato di Kiev

di Antonella Scott

Il patriarca Filarete, capo della Chiesa ortodossa ucraina che cerca l’indipendenza dal patriarcato di Mosca

2' di lettura

Il baratro scavato tra Russia e Ucraina, culminato nel 2014 con l’annessione della Crimea, è arrivato a toccare le comuni radici più sacre tra i due Paesi, la Chiesa ortodossa, scossa ora da un terremoto dalle ripercussioni imprevedibili. Con una decisione attesa, e temuta, il Sinodo di Istanbul presieduto dal patriarca ecumenico, Bartolomeo I, si è schierato con Kiev: accogliendo la richiesta della Chiesa ortodossa ucraina di diventare “autocefala”, indipendente dal Patriarcato russo. Mosca ha reagito violentemente, evocando il rischio di uno scisma che tornerebbe a dividere il mondo cristiano dopo quasi un millennio: la Chiesa ortodossa russa sarà costretta a rompere le relazioni eucaristiche con Costantinopoli. È l’avvertimento di Aleksandr Volkov, portavoce del patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Mentre il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitrij Peskov, fa sapere che condivide le preoccupazioni del Patriarcato, ma sottolinea che «il potere temporale non può interferire nel dialogo interreligioso. Non lo ha mai fatto e mai lo farà».

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Tra i passi intrapresi per portare la Chiesa di Kiev all’indipendenza, il Sinodo di Istanbul ha riabilitato Filarete, il patriarca ucraino scomunicato dalla Chiesa ortodossa russa per aver distaccato il “ramo” ucraino nei primi anni ’90, dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica. Questa decisione «catastrofica», avverte Mosca, è «una legalizzazione dello scisma», «infrange l’unità dell’ortodossia mondiale»: per Mosca la riabilitazione di Filarete, che aspira alla guida della “nuova” Chiesa ucraina, significa che Costantinopoli ha oltrepassato una linea rossa.

Esulta invece Petro Poroshenko, il presidente ucraino che conta sul rilancio della Chiesa ucraina per rafforzare le proprie credenziali in vista delle elezioni presidenziali del marzo prossimo, che gli porranno di fronte Yulia Tymoshenko. «Le decisioni del patriarca ecumenico e del Sinodo - ha detto Poroshenko in tv - hanno finalmente azzerato le illusioni imperiali e le fantasie scioviniste di Mosca. Qui è in gioco la nostra indipendenza, la sicurezza nazionale, la sovranità, la geopolitica mondiale». Le tre diverse anime dell’ortodossia ucraina e la Chiesa russa riconoscono le radici comuni nella Rus’ di Kiev, lo stato medievale condotto alla cristianità dal principe Vladimir/Volodymyr il Grande, battezzato nel 988 a Kiev.

Nei giorni scorsi, prevedendo la decisione del Sinodo di Istanbul, alcuni osservatori avevano evocato la possibilità che il confronto possa ora sfociare nella violenza. Di sicuro si aprirà una lunga battaglia sulla divisione delle proprietà, a partire dal meraviglioso Monastero delle grotte a Kiev in mano al “ramo” ucraino rimasto fedele alla Russia. Per ora il Patriarcato di Mosca avverte che risponderà alla scelta di Bartolomeo interrompendo la partecipazione alle strutture presiedute dal Patriarca ecumenico: che potrebbe non essere più riconosciuto da Mosca come “primo tra eguali” nelle Chiese ortodosse, il leader di 300 milioni di ortodossi nel mondo. Mettendo le mani avanti, Bartolomeo ha invitato «a evitare l’appropriazione di chiese, monasteri e altre proprietà, così come ogni altro atto di violenza e ritorsioni, perché prevalgano la pace e l’amore per Cristo».






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