ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùil confronto con gli usa

Dazi, la Cina: «Azzeriamo il surplus» Segnali di pace da Washington

di Riccardo Barlaam

Usa indagano Huawei, stop furti segreti commerciali

3' di lettura

La Casa Bianca starebbe valutando la possibilità di eliminare i dazi contro la Cina per facilitare un accordo tra i due paesi. Una mano tesa dopo le accuse di spionaggio alla seconda potenza economica mondiale. Il fronte aperturista è guidato dal segretario al Tesoro Steven Mnuchin, da cui parte l’idea di togliere tutte le tariffe. Il rappresentante speciale al Commercio Robert Lighthizer, piuttosto critico sull’andamento delle trattative non sembra però dello stesso avviso. Al punto che i negoziatori Usa stanno valutando l’idea di introdurre verifiche trimestrali del futuro accordo con la previsioni di sanzioni, sotto forma di nuove tariffe, in caso di inadempienza da parte cinese.

La proposta di Mnuchin non è ancora arrivata sul tavolo di Donald Trump. E l’indiscrezione, pubblicata dal Wall Street Journal, è stata in realtà smentita dal portavoce del Tesoro. Ma è bastata per intonare positivamente i mercati finanziari, sull’onda di questo ritrovato ottimismo. A partire da quelli asiatici, passando per l’Europa fino a Wall Street, con il Dow schizzato di oltre 350 punti a metà giornata. Il rendimento dei T-Bond ai massimi da tre settimane mentre i future sulla soia saliti dell’1% alla Borsa merci di Chicago per l’acquisto dei cinesi di una nuova partita di soia Usa in settimana: notizia non confermata da parte americana perché a causa dello shutdown i tecnici del Dipartimento all’Agricoltura non sono al lavoro e non producono le abituali statistiche.

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Il vice premier Liu He, capo negoziatore cinese, ha confermato che arriverà a Washington il 30 gennaio per il secondo round negoziale tra le due delegazioni. Se non si arriverà a un accordo più ampio entro il primo marzo, l’amministrazione Trump dovrebbe far salire i dazi su 200 miliardi di import cinese portandosi dal 10 al 25%. Almeno finora questa è stata l’indicazione.

Ha aggiunto ottimismo sui mercati anche un’altra indiscrezione riportata da Bloomberg secondo la quale la Cina si è detta disponibile ad aumentare enormemente le importazioni di prodotti americani per diminuire il deficit commerciale lamentato dagli americani e pari l’anno scorso a 323 miliardi di dollari: Pechino starebbe valutando la possibilità di alzare il valore dell’import dagli Stati Uniti di oltre mille miliardi di dollari in maniera progressiva fino ad azzerare l’avanzo con gli Usa a partire dal 2024. Avrebbe avanzato questa proposta durante i colloqui che si sono tenuti a Pechino a inizio mese. I negoziatori americani avrebbero invece controproposto - secondo le indiscrezioni - di raggiungere il pareggio entro soli due anni, malgrado le enormi difficoltà che la chiusura del disavanzo comporterebbe in ogni scenario.

Sul fronte dello spionaggio, Ren Zhengfei, il patron di Huawei, è intervenuto ancora a difesa della società, per la seconda volta in pochi giorni, respingendo le accuse sul furto di segreti industriali. Una risposta all’incriminazione in arrivo dalle autorità Usa per il furto di tecnologie lamentato da T-Mobile e per il progetto di legge bipartisan presentato mercoledì al Congresso che vuole introdurre il bando alla vendita di microchip e altre componenti hi-tech made in Usa alle aziende cinesi. «I pochi politici americani che protestano - ha detto il fondatore di Huawei - non rappresentano la società. Credo che l’industria americana e il settore hi-tech ci sostengano con decisione e vogliano una maggiore cooperazione». Anche il Canada, come la Germania, starebbe valutando il divieto alle reti 5G Huawei, dopo lo stop già deciso da Australia, Nuova Zelanda e Giappone.

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