ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùi verbali dei tre sopravvissuti

Il massacro dei 117 migranti: «Lasciati a 15 miglia dalla Libia solo con bussola e telefono»

di Ivan Cimmarusti

3' di lettura

Abbandonati a «15 minuti dalla costa libica, con una bussola e un telefono satellitare». I trafficanti di esseri umani avevano messo la vita di 120 migranti - 117 dei quali morti annegati nel Mediterraneo lo scorso 18 gennaio - nelle mani di un giovane del Sud Sudan, anch’esso morto. È l’agghiacciante storia di come un viaggio della speranza, «costato tra le 600 e 800 euro», si sia trasformato in un massacro. Il retroscena è negli atti dei pm di Roma, che hanno chiesto l’archiviazione non ritenendo responsabilità dell’Italia. L’incidente è avvenuto in zona Sar di competenza libica, primo paese ad avere notizia del naufragio.

Il trafficante col Kalashnikov e i due neonati
L’indagine è stata ricostruita grazie al racconto fatto dagli unici tre sopravvissuti di quel tragico viaggio, terminato alle 18:30 del 18 gennaio con una strage . Già dalle ore 13 «la parte anteriore del gommone risultava in acqua - si legge nei verbali - e ciò comportava il completo spostamento di una massa di persone verso la parte anteriore» dell’imbarcazione. È il momento del massacro: «iniziavano ad annegare le prime persone, in particolare alcune donne cadevano in acqua e non riuscivano più a salire». Ma andiamo con ordine: «la sera del 17 gennaio, 127 persone, tra uomini, donne e due bambini (uno di due mesi e l’altro di un anno), venivano fatti uscire dalla “Safe House” in località Gas Garbulli a sud-est di Tripoli. Gli stessi avevano dovuto subire circa un mese di detenzione in attesa che si determinassero le condizioni per la partenza verso l’Europa; ognuno aveva dovuto versare, anticipatamente, una somma in denaro oscillante tra i 600 e gli 800 euro per il viaggio in mare». Negli atti si legge che a tarda sere del 17 gennaio i 127 migranti «vengono fatti uscire dalla “Safe House” ed in fila, al buio, vengono condotti, da due uomini armati di Kalashnikov, verso la spiaggia attraverso un percorso che durerà poco meno di due ore».

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Pagati tra 600 e 800 euro per migrante
Nel riassunto dei verbali dei tre sopravvissuti, si legge che «a circa metà strada ad alcuni degli uomini (migranti, ndr) è richiesto di trasportare, di lì in poi, il gommone, lungo 12 metri, 19 taniche di benzina, il pane e l’acqua che servivano per la traversata verso l’Europa. Una volta giunti alla spiaggia, alle 23 circa, sette donne non trovarono posto sul gommone e verranno lasciate a terra, mentre circa 120 persone, tutte prive di salvagente, trovavano posto sul gommone. Una volta partiti, a 15 minuti dalla costa, l’uomo che conduceva il gommone consegnava a un migrante del Sud Sudan, che aveva anch’egli pagato 600 euro per il viaggio, una bussola e un telefono satellitare dopodiché abbandonava il gommone».

In dieci ore percorse appena 48 miglia
Stando al verbale dopo ben 10 ore di viaggio, il gommone aveva percorso appena 48 miglia marine. I tre superstiti hanno raccontato che, da buone, le condizioni metereologiche sono cambiate: onde alte e lunghe si infrangevano sull’imbarcazione di appena 12 metri su cui si trovavano in 120. Al punto che nel giro di poco i tubolari laterali hanno cominciato a sgonfiarsi.

Ore 13: inizia il massacro
Intorno alle 13 «la parte anteriore del gommone risultava in acqua e ciò comportava il completo spostamento di una massa di persone verso la parte anteriore» dell’imbarcazione. È il momento del massacro: «Iniziavano ad annegare le prime persone, in particolare alcune donne cadevano in acqua e non riuscivano più a salire. Mentre accadevano questi fatti i migranti avvistavano un aereo militare (italiano, ndr) che provvedeva a lanciare due zattere gialle in soccorso; zattere che però cadevano lontane dal gommone». Dopo circa mezz’ora, alle 13:39, erano già affogate 70 persone. Sul «gommone semiaffondato» erano attaccate 50 persone. Cinque ore dopo non era ancora partito alcun salvataggio. Alle 18:30 un elicottero partito dalla nave militare Duilio salva gli ultimi due naufraghi. In 117 muoiono affogati.

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