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L’India vuole controllare le chat e mette nei guai WhatsApp

di Biagio Simonetta

(Reuters)

3' di lettura

Prima Amazon, ora WhatsApp. Sono mesi difficili per i giganti tecnologici statunitensi, in India. In quello che è, di fatto, il mercato emergente più interessante per il business digitale, le scelte più recenti del governo di Nuova Delhi stanno nascondendo diverse trappole. Una rinnovata voglia di protezionismo si sta traducendo in vincoli sempre più stringenti.
Negli ultimi giorni del 2018, le nuove regole sull'e-commerce hanno inflitto un brutto colpo ad Amazon e Wallmart. Adesso, invece, a finire nel mirino del governo indiano è WhatsApp. E le ricadute, per la piattaforma di messaggistica istantanea di proprietà di Facebook, possono essere molto pesanti. Ma andiamo con ordine.

Le scure su WhatsApp
Per il governo indiano, WhatsApp viene utilizzato anche per diffondere messaggi violenti, pedofilia e pornografia. E il problema principale risiede nella crittografia end-to-end della piattaforma. Nelle ultime ore, da Nuova Delhi hanno avanzato richiesta alla società madre (cioè a Facebook) di poter entrare nelle chat. Un controllo dei contenuti a monte, che di fatto è impossibile proprio per la tecnologia sulla quale è strutturata WhatsApp. La crittografia end-to-end, giova ricordarlo, rende vano ogni tentativo di controllare i contenuti che vengono veicolati sulla piattaforma. Gli unici utenti in grado di leggere il contenuto di un messaggio sono chi invia e chi riceve.

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A quanto pare, la richiesta di poter controllare i messaggi non è recentissima. Ma il rifiuto di Facebook, adesso, non sarebbe più tollerato. «Per sei mesi – ha detto un alto funzionario del Ministero indiano dell'Elettronica e dell'Information Technology (Meity) - abbiamo detto loro di portare più responsabilità alla loro piattaforma, ma cosa hanno fatto? Così i pedofili possono andare su WhatsApp in completa sicurezza che non verranno catturati». Una bozza di regolamento ministeriale è stata già pubblicata sul sito del ministero, e secondo le nuove potenziali norme, le piattaforme sono ritenute responsabili dei contenuti veicolati. Se questa bozza entra in vigore (potrebbe succedere in qualche settimana), WhatsApp e altri servizi digitali dovranno rendere tracciabili i messaggi, rimuovere contenuti discutibili entro 24 ore e cooperare con le agenzie governative che indagano sui reati.

Un WhatsApp diverso è impossibile
Dal canto suo, WhatsApp, ha fatto sapere tramite un portavoce che le richieste del governo sono contrarie alle politiche sulla privacy dell'azienda: «Oggi, data la crittografia end-to-end che forniamo, dovremmo riprogettare WhatsApp, offrendo un prodotto diverso, che non sarebbe privato». Lo scontro, insomma, è acceso. Allo stesso tempo, la società di Menlo Park ha da poco diffuso un documento nel quale spiega come sta cercando di contrastare – anche grazie all'ausilio dell'intelligenza artificiale – fenomeni come fake news e spam. E in tal senso sono già stato rimossi 6 milioni di account. Un impegno concreto che riguarda proprio l'India, dove le elezioni politiche sono imminenti.

L'India e il rischio di una nuova Cina
Il vero problema, per WhatsApp, è che a muovere queste critiche (ed annesse minacce di blocco) non è uno Stato come tanti, ma l’India. Il Paese asiatico è in una fase di autentica esplosione digitale. Solo 10 anni fa, gli indiani connessi erano appena 71milioni. Oggi sono quasi mezzo miliardo. E saranno oltre 700milioni entro il 2022 secondo Forrester Research. In questo nuovo eldorado, WhatsApp è attore protagonista: sono già oltre 200milioni gli indiani che usano l'app di messaggistica ogni giorno. E se consideriamo che in tutto il mondo, WhatsApp può contare su 1,5 miliardi di utenti, il quadro è abbastanza chiaro: l'India è molto di più che un semplice Paese. È una fetta enorme del business dell'app. E non è un caso, allora, che la maggior parte delle innovazioni di WhatsApp esordiscano proprio in India. Nel Paese asiatico, WhatsApp è riuscita a prendersi una fetta di mercato considerevole. E somiglia un po' a quello che è Whechat in Cina (con qualche servizio in meno). Le autorità indiane hanno usato le potenzialità di WhatsApp per migliorare la sicurezza nelle grandi metropoli (grazie a canali per segnalare reati in tempo reale). Sempre in India, i cittadini possono usare WhatsApp per presentare denunce contro funzionari governativi corrotti, corredate da prove in video e immagini. Ma l'app è stata uno strumento straordinario anche nelle fasi di emergenza inondazioni.

Oggi lo scontro col governo pone pesanti interrogativi sul futuro. L'ipotesi di una censura in stile Pechino è ancora lontana, ma è uno spettro da far tremare i polsi per i manager di Menlo Park.

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