il negoziato

Dalle pensioni alla pace fiscale: le due manovre contrapposte di Lega e M5S sul tavolo di Conte

di Manuela Perrone

Una manovra da 28-30 miliardi

2' di lettura

Da una parte l’anticipo della pensione a 62 anni con almeno 38 di contributi, pace fiscale e avvio di flat tax per «i piccoli». Dall’altro pensione di cittadinanza da gennaio 2019, riforma dei centri per l’impiego e primo debutto dell’assegno da 780 euro per i più poveri senza lavoro sin da marzo 2019. In mezzo la sterilizzazione degli aumenti Iva da 12,5 miliardi, i tagli alle accise sulla benzina, gli sgravi per chi assume a tempo indeterminato, il mezzo miliardo promesso per il Fondo per i rimborsi ai risparmiatori vittime delle crisi bancarie, gli aumenti promessi per la sanità.

GUARDA IL VIDEO / Lega e M5s cercano accordo su manovra e flat tax

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È come se sul tavolo del premier Giuseppe Conte fossero arrivate due manovre, quella targata Lega e quella sognata dal M5S. Più una lista di vincoli, firmata dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Lasciando presagire che la Nota di aggiornamento al Def sarà il risultato di un tiro alla fune tra i due partiti di maggioranza e i tecnici del Mef.

Il copione di questi giorni non è una novità in casa gialloverde. Si procede per veti incrociati e avvertimenti reciproci, nella speranza di trovare una sintesi soddisfacente per tutti. Il vicepremier leghista Matteo Salvini detta i suoi paletti sul reddito di cittadinanza, sostenendo che «non deve servire per stare a casa e guardare la televisione»? L’altro vicepremier M5S, Luigi Di Maio, avverte: «Il M5S non è disponibile a votare nessun condono». Ma poi non chiude del tutto: «Se stiamo parlando di pace fiscale, di saldo e stralcio siamo d’accordo». Tecnici di area leghista di peso come Alberto Brambilla definiscono «una follia» la pensione di cittadinanza (l’aumento delle minime per garantire a tutti almeno 780 euro al mese)? Di Maio affila la lama sulla flat tax: «La condizione che abbiamo posto alla Lega è che non aiuti i ricchi, ma la classe media e le persone più disagiate».

Ci si insegue per onorare le promesse elettorali, consapevoli che la coperta è corta e che ognuno dovrà rinunciare a qualcosa. A cosa è quello che dilania i partiti in queste ore. Il contratto di governo è la bussola per la legislatura e il programma nazionale per le riforme che accompagnerà il Def avrà un orizzonte triennale. Ma sia Lega sia M5S hanno un appuntamento a più corta gittata in vista del quale puntano a ottenere il massimo, se necessario inasprendo il confronto con Bruxelles per ottenere più punti di deficit: le elezioni europee di maggio 2019. È il motivo per cui il Movimento non può rinviare la partenza del reddito di cittadinanza al secondo semestre 2019, come ipotizzato in un primo momento per abbattere i costi. Ed è lo stesso motivo per cui la Lega non può fare plateale retromarcia su abolizione della legge Fornero e flat tax.

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