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Centro-destra verso la maggioranza assoluta

di Roberto D'Alimonte

(ANSA)

3' di lettura

Oggi il centro-destra unito può arrivare alla maggioranza assoluta dei seggi. Il 4 Marzo con il 37% dei voti aveva ottenuto alla Camera il 42% dei seggi. Gliene sono mancati 51 per raggiungere l’obiettivo. I sondaggi non sono voti, ma colgono comunque una tendenza inequivocabile. La Lega di Salvini da sola si sta avvicinando alla percentuale di voti che il centro-destra nel suo complesso ha preso alle ultime elezioni. È vero che una parte dei suoi voti vengono dalle stesse fila del centro-destra, in particolare da elettori di Forza Italia, ma solo una parte. Gli altri sono voti che vengono da fuori. Anche dal M5S.

Come abbiamo scritto più volte sulle pagine di questo giornale, con questo sistema elettorale la combinazione minima vincente, quella che serve per ottenere la maggioranza assoluta dei seggi, è 40/70, dove la prima cifra sta per la percentuale dei seggi proporzionali e la seconda per quella dei seggi maggioritari. Il 4 Marzo il centro-destra si è fermato a 39/48. È stato il Sud a tradirlo a favore del M5S. In questa zona del paese (compreso il Lazio) il Movimento di Grillo ha ottenuto il 43% dei voti e l’83% dei seggi uninominali. Senza il Lazio le percentuali sono rispettivamente il 46 e il 95 per cento.

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Oggi Salvini sa di poter vincere. Ha aumentato i suoi voti sia al Nord che al Sud. Anche se nelle regioni meridionali resta un margine di incertezza. Tutto questo lo sa anche Di Maio. Per il leader leghista l’attuale situazione è il migliore dei mondi possibili. Stando al governo il suo partito è diventato la prima forza politica del paese. C’è riuscito senza spendere un euro. L’immigrazione, a differenza del reddito di cittadinanza, non costa. Per di più in questo momento non ha una opposizione parlamentare degna di questo nome. L’unico partito che potrebbe svolgere veramente questo ruolo è al governo e quindi con le mani legate. Con Forza Italia ha fatto un accordo per le prossime amministrative per cui anche il partito di Berlusconi l’opposizione la fa ai Cinque Stelle e non al governo Conte e certamente non alla Lega. Il Pd è ancora allo sbando. Senza un leader autorevole, senza una linea politica. In attesa di Godot.

Salvini non ha bisogno di elezioni anticipate per fare più o meno quello che vuole. Gli bastano i sondaggi. Per Di Maio invece i sondaggi sono diventati un incubo. Per ora il declino del suo movimento è ancora tutto sommato limitato rispetto al 4 Marzo. Si stima in 6-7 punti percentuali. Non sono pochi ma nemmeno tanti. Ma il fatto rilevante è il cambiamento dei rapporti di forza tra i due partiti. Il governo fa bene alla Lega e non al Movimento. Da qui il nervosismo crescente di Di Maio. Quanto può reggere questa situazione?

In questo contesto la legge di bilancio è uno snodo decisivo. I Cinque Stelle hanno bisogno di un successo chiaro, inequivocabile, che serva a rinsaldare il legame con i loro elettori, soprattutto meridionali. E questo spiega la durezza dello scontro con Tria e la loro intransigenza. Per il M5S il reddito di cittadinanza deve rappresentare quello che l’immigrazione è stata per Salvini. Ma Salvini sull’immigrazione non ha dovuto trattare con Tria e il Mef. E così assistiamo all’ennesimo paradosso della politica italiana. Salvini, quello che non molto tempo fa parlava dell’Euro come di un crimine contro l’umanità, oggi appare più moderato di Di Maio. E più abile. Manda avanti il socio a sfidare i vincoli europei, sostenendolo certo, ma in realtà se ne sta dietro le quinte aspettando di incassare gli eventuali benefici.

Torniamo alla domanda: quanto può durare questo governo? Nel breve termine la risposta la daranno i Cinque Stelle, non Salvini. In parte dipenderà dai contenuti della legge di bilancio e dalla risposta degli elettori del Movimento. Se i consensi continueranno a scendere il Movimento dovrà porsi necessariamente il problema se tornare a fare quello che ha dimostrato di saper fare meglio e cioè l’opposizione. Non è detto che questo porti a elezioni anticipate. Al suo interno esiste un partito governativo disposto ad accettare il cambiamento dei rapporti con l’alleato pur di restare al potere. Ma sono tanti anche quelli che si chiedono se valga la pena di continuare a fare il gioco di Salvini. Nessuno invece pare porsi il problema di trovare una alternativa ad un governo con la Lega. Salvini invece l’alternativa ce l’ha ed è il governo con Berlusconi. Per ora nelle regioni e nei comuni. Più tardi anche a Roma. Il primo governo del centro-destra a guida leghista non è una chimera. Al lettore il giudizio se possa essere migliore del governo attuale.

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