il ruolo dei due sottosegretari

Giorgetti e Buffagni, la fatica di far capire i numeri a Salvini e Di Maio

di Barbara Fiammeri

Giorgetti: Casalino non ha il potere di cacciare nessuno

2' di lettura

Ad unire Giancarlo Giorgetti e Stefano Buffagni non è solo il loro domicilio attuale a Palazzo Chigi ma la fatica quotidiana di far capire ai loro rispettivi danti causa, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, quei fastidiosi “numerini” con cui ogni governo è costretto a fare i conti. Fatica comparabile con quelle di Ercole, vista la resistenza dei due vicepremier.

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Così non deve sorprendere se giovedì mentre si stava votando a Montecitorio la Nota di aggiornamento al Def che ufficializza l'innalzamento del deficit per realizzare almeno parte delle promesse elettorali, i due sottosegretari della presidenza del Consiglio si intrattenevano confortandosi reciprocamente alla bouvette.

Consapevoli che per loro la strada da percorrere è ancora in salita e soprattutto costellata di insidie. Il via libera al Def è solo il primo passo. Adesso c'è da mettere mano alla scrittura della legge di Bilancio e prima ancora al Dpb (Documento programmatico di bilancio) che ne sintetizza i contenuti e che è atteso a Bruxelles entro lunedì. Non è un mistero che Giorgetti in più occasioni si sia trovato in minoranza nel perorare , ad esempio, la causa di utilizzare maggiore prudenza nella riforma della Fornero, anche per pretendere analoga prudenza sul fronte delle pensioni e del reddito di cittadinanza bandiera del M5s.

O che Buffagni abbia tentato di spiegare a Di Maio che la riduzione del rating sul nostro debito, per un Paese che si trova solo due gradini sopra la soglia del non investment grade non può essere sottovalutata. Suggerimenti che hanno l'effetto del paracetamolo: attenuano sul momento le dichiarazioni bellicose del leader della Lega e del suo omologo pentastellato, ma dopo poche ore l’effetto svanisce e si ricomincia. E non può essere altrimenti.

Tanto Salvini che Di Maio hanno lo sguardo puntato sul traguardo finale: le europee di maggio 2019. Entrambi vogliono tagliarlo da vincitori e per questo non possono deludere gli elettori. A Giorgetti e Buffagni il ruolo di capistazione per evitare deragliamenti anzitempo. Un timore che serpeggia anche in altri esponenti dei due partiti ma che per il momento, visto l’alto appeal registrato da ambedue nei sondaggi è circoscritto a qualche sussurro o battuta a mezza bocca.

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