sette le nuove canonizzazioni

Vaticano, domani il Papa proclama santi Paolo VI e Oscar Romero

di Nicola Barone

Papa Paolo VI impone la berretta cardinalizia a Karol Wojtyla

4' di lettura

C’è Paolo VI, quel Giovanni Battista Montini che fu pontefice guida dell’azione riformatrice nella Chiesa. E c’è Oscar Romero, l’arcivescovo del Salvador ucciso mentre celebrava messa, simbolo della difesa degli ultimi, dei negletti, dei senza voce. Sette i nuovi santi che verranno canonizzati domani da Papa Francesco. Sono, oltre ai due, Don Francesco Spinelli, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù, don Vincenzo Romano, suor Maria Caterina Kasper e Nunzio Sulprizio, gli ultimi tre furono beatificati proprio da Paolo VI.

Paolo VI, il Papa del dialogo, diventa santo

Per partecipare alla canonizzazione di Paolo VI a Roma sono attesi migliaia di pellegrini milanesi con il loro arcivescovo, Mario Delpini. Consegnato alla storia come il pontefice del Concilio Vaticano II, molto vicino al mondo del lavoro, Papa Montini è il primo arcivescovo ambrosiano ad essere elevato agli onori degli altari dopo San Carlo. Diventato Papa a Milano continuò a rimanere molto legato, tanto da confidare al cardinale olandese Johannes Willebrands di avere conosciuto davvero la Chiesa proprio in quella città, mescolandosi al popolo di Dio nella parrocchie ambrosiane.

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Ad inaugurare questa mattina una statua in onore di monsignor Oscar Romero sono stati il presidente della Repubblica di El Salvador, Salvador Sánchez Cerén, e la sindaca di Roma Virginia Raggi. «Oggi monsignor Romero è il nostro benefattore, il santo della nostra famiglia. Prima eravamo devoti ma ora stiamo spiegando ai nostri figli che monsignor Romero era un uomo di Dio che difendeva i più poveri e bisognosi. Tutto questo lo faceva parlando con verità», ha commentato Cecilia Flores, la donna che, a un passo dalla morte, è stata guarita, secondo la Chiesa miracolosamente, grazie all'intercessione di monsignor Romero. Miracolo grazie al quale Romero verrà proclamato santo domani in piazza San Pietro nella cerimonia di canonizzazione presieduta da Papa Francesco.

Oscar Romero, il vescovo dei poveri diventa santo

Ecco chi sono gli altri cinque. Don Francesco Spinelli nacque a Milano il 14 aprile 1853 da genitori bergamaschi, divenne sacerdote nel 1875. Una visione avuta alla fine di quell'anno, mentre pregava nella basilica romana di Santa Maria Maggiore nel corso del Giubileo, gli fece intuire che avrebbe dovuto fondare una congregazione femminile. Il 15 dicembre 1882 fondò le Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento. Don Francesco morì il 6 febbraio 1913, fu beatificato da Giovanni Paolo II il 21 giugno 1992. Don Vincenzo Romano (1751) di Torre del Greco (Napoli) trascorse qui tutta la sua vita. Divenne sacerdote, fu educatore di giovani, ebbe cura dei poveri e degli ammalati e si interessò attivamente della realtà sociale del suo tempo, in particolare dei pescatori di corallo e delle loro famiglie. A seguito dell'eruzione del Vesuvio che distrusse la cittadina nel 1794, don Romano divenne l'anima della rinascita materiale e spirituale di Torre del Greco. Morì il 20 dicembre 1831 e venne beatificato da Paolo VI il 17 novembre 1963. Suora Maria Caterina Kasper nacque a Dernbach, in Germania, il 26 maggio 1820. Per aiutare la sua numerosa famiglia, trascorse l'adolescenza lavorando nei campi e anche spaccando le pietre che servivano per lastricare le strade. Aveva il desiderio di consacrarsi a Dio, sebbene non volesse entrare in nessuna famiglia religiosa esistente. Ne fondò una lei e cominciò la vita comune con alcune compagne nel 1845. Le religiose presero il nome di Povere Ancelle di Gesù Cristo; successivamente aprirono nuove case, anche all'estero, per aiutare gli immigrati tedeschi. Morì il 2 febbraio 1898. È stata beatificata da Paolo VI il 16 aprile 1978. Suor Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù (Madrid, 1889) presto si trasferì con la famiglia in Messico per ragioni economiche. Sulla stessa nave viaggiavano alcune Piccole Suore degli Anziani Abbandonati: lei si fece religiosa proprio in quella Congregazione. Per il noviziato tornò in patria, ma nel 1908 tornò nelle Americhe, destinata ad una missione in Bolivia. Nel 1920, dopo un corso di esercizi spirituali, concepì una nuova Congregazione; la fondò nel 1925 con il nome di Missionarie Crociate della Chiesa. Erano all'avanguardia nella situazione della Bolivia di allora e sostenevano in particolare la promozione sociale e lavorativa delle donne. Nel 1938 la fondatrice si trasferì in Argentina. Morì a Buenos Aires nel 1943 ed è stata beatificata da san Giovanni Paolo II il 27 settembre 1992. Nunzio Sulprizio (Pescosansonesco, 1817) perse molto presto i genitori e uno zio lo prese a lavorare con sé nella sua officina di fabbro ferraio. Ma il lavoro troppo pesante per l'età lo fece ammalare: colpito nel 1831 da una grave malattia ossea, fu ricoverato in ospedale prima a L'Aquila e poi a Napoli. Nunzio affrontò la malattia con fede e questo colpiva chi gli stava vicino. Morì il 5 maggio 1836, a 19 anni. È stato beatificato da Paolo VI il 1° dicembre 1963, durante il Concilio Vaticano II. Sulprizio, laico, appena 19enne alla sua morte, è un po' il “simbolo” del Sinodo dei vescovi sui giovani in corso in Vaticano.

Due vescovi cileni dimessi dallo stato clericale
Intanto Papa Francesco ha dimesso dallo stato clericale due vescovi cileni accusati di abusi: Francisco José Cox Huneeus, arcivescovo emerito di La Serena, membro dell'Istituto dei Padri di Schoenstatt e Marco Antonio Ordenes Fernandez, vescovo emerito di Iquique. «In entrambi i casi», per i vescovi cileni Francisco José Cox Huneeuse Marco Antonio Ordenes Fernandez, è stato applicato l'articolo del Motu proprio Sacramentorum Sanctitatis Tutela, «come conseguenza di atti evidenti di abuso di minori», sottolinea un comunicato della Santa Sede. «La decisione adottata dal Papa giovedì 11 ottobre 2018 non ammette appello. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha già informato le parti interessate, tramite i loro rispettivi superiori, nelle rispettive residenze. Francisco José Cox Huneeus continuerà a far parte dell'Istituto dei Padri di Schoenstatt» , conclude la nota.

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