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Perché la vittoria di Salvini a Trento e Bolzano indebolisce il governo

di Barbara Fiammeri

Elezioni provinciali oggi in Trentino Alto Adige

2' di lettura

Stavolta sono voti veri, non sondaggi. E questi voti veri, sia pur raccolti in un test locale e per di più assai particolare, in due province autonome, ci danno alcune conferme destinate a pesare negli equilibri interni al governo.

Certo il dato più evidente, ma anche meno sorprendente, è l’ennesima sconfitta del Pd, che perde un altro feudo qual è Trento complice anche la divisione interna (il presidente uscente Rossi ha presentato una sua lista) e crolla anche in Alto Adige (3,8%)dove la Svp ora sembrerebbe costretta ad allearsi con la Lega per poter avere la maggioranza in consiglio e ottenere la presidenza, visto che il partito dell’ex pentastellato Kollensperger, pur avendo ottenuto il secondo posto con l’11%, essendo di lingua tedesca non potrebbe ottenere la vicepresidenza.

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L'onda della Lega e l'effetto Boschi schiacciano il Pd (di Emilia Patta)

Un patto, quello con la Lega, a cui Svp dovrebbe soggiacere nonostante a sottrargli una parte significativa dei voti sia stato proprio il partito di Salvini, che a Bolzano ha perfino conquistato il primato con il 30% dei consensi.

Un exploit confermato anche in Trentino dove a spoglio ancora in corso la vittoria di Maurizio Fugatti è già data per scontata. Una vittoria ancora più significativa se confermerà, come al momento sembra, che è la Lega l’unico vero vincitore di queste elezioni.

Tra i perdenti non ci sono, infatti, solo gli avversari del centrosinistra ma anche gli alleati di Salvini, tanto quelli del centrodestra che quelli di Governo, ovvero il M5S. Forza Italia e Fdi, il partito di Giorgia Meloni che in Trentino vantava un appeal consolidato, sono stati cannibalizzati dal Carroccio.

Ma a soffrire sono anche i 5 Stelle. Vedremo alla fine dello scrutinio quale sarà lo spread tra i due partiti e soprattutto, se e quanto si sarà ampliato rispetto alle politiche del 4 marzo. Se cosi fosse ( ed è probabile) le tensioni a Roma non potranno che aumentare. Luigi Di Maio è sempre più sotto pressione. L’ala sinistra del M5S ha già preannunciato che sul decreto sicurezza (su cui Salvini ha ottenuto dal capo M5s il via libera solo a modifiche concordate) non si faranno marce indietro.

E tra poco tornerà a Roma dal suo tour sudamericano Alessandro Di Battista, pronto a rappresentare la pancia del Movimento a scapito dell’ala governista di Di Maio.

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