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Vaticano: i politici non sfruttino paure per incitare all'odio

(Mimmo Frassineti / AGF)

2' di lettura

Grave preoccupazione in Vaticano per la crescita dei sentimenti di «ostilità, paura, disprezzo, persino di odio» che si registra in varie parti del mondo nei confronti di «individui o gruppi giudicati per la loro identità etnica, nazionale o religiosa e, come tali, ritenuti non sufficientemente degni di prendere pienamente parte alla vita sociale». Sentimenti che «troppo spesso ispirano atti di intolleranza, discriminazione o esclusione», come denunciato nel settembre scorso da Papa Francesco, durante la Conferenza mondiale su “Xenofobia, razzismo e nazionalismi populisti nel contesto delle migrazioni globali”.

La politica non sfrutti le paure per interessi elettorali
A stigmatizzare la radicalizzazione dei sentimenti di contrapposizione verso il “diverso” - per nazionalità, etnia o religione - è l'arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, durante i lavori del Comitato per l'eliminazione di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza. «Accade pure - ha ammonito il rappresentante del Vaticano, citato da Vatican News - che nel mondo della politica alcuni cedano alla tentazione di sfruttare le paure e le oggettive difficoltà di taluni gruppi, usando illusorie promesse per miopi interessi elettorali. La serietà di questo fenomeno non può lasciarci indifferenti. Noi tutti siamo chiamati, nei nostri rispettivi ruoli a coltivare e promuovere rispetto per l'intrinseca dignità di ogni persona umana e favorire una cultura d'incontro e apertura agli altri, nel reciproco rispetto».

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La responsabilità dei capi religiosi
L'arcivescovo Auza ha poi ricordato la particolare responsabilità dei leader di tutte le religioni, che hanno «la missione di diffondere, tra i loro fedeli, i principi etici e i valori iscritti da Dio nel cuore dell'uomo». Vero è - ha però aggiunto il rappresentante della Santa Sede uspicando il rilancio del dialogo tra le confessioni - che «capi religiosi e credenti non sempre hanno vissuto questa responsabilità» e non sono mancati «atti d'intolleranza motivati dalla religione che, anche oggi, piuttosto che favorire l'apertura agli altri, possono essere a volte usati come pretesto per rifiuto, marginalizzazione e violenza, la cui espressione peggiore è l'omicida follia, che abusa del nome di Dio per disseminare la morte come parte di un gioco di dominio e potere».

Monitoraggio razzismo non giustifichi censure
L'arcivescovo Auza ha infine messo in guardia dal trasformare, da parte degli Stati, le corrette pratiche per monitorare e investigare su casi di razzismo, xenofobia e intolleranza e proteggere i soggetti deboli «in censure e altri abusi», quando l'accusa d''incitamento all'odio in base alla razza, all'etnia, alle origini nazionali o all'affiliazione religiosa venga estesa anche a criteri ideologicamente di parte, giustificando «l'adozione di misure discriminanti e repressive contro chi, ad esempio, difenda la dignità di ogni vita umana o sostenga la dignità del matrimonio e della famigli».

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