dopo la sentenza della Corte Ue

Avanza (con difficoltà) l’ipotesi della «pace fiscale» per l’Ici sui beni della Chiesa

di Carlo Marroni

Corte Ue: Italia dovrà recuperare Ici non pagata dalla Chiesa

2' di lettura

Nelle ore in cui si discute di “pace fiscale” per i contribuenti italiani spunta l’ipotesi (da nessuno confermata) che la procedura possa trovare applicazione anche per la sentenza della Corte di Giustizia Ue che la scorsa settimana ha chiesto all’Italia di far pagare agli enti non commerciali l’imposta sugli immobili, l’Ici (non l’Imu, introdotta nel 2012), non versata negli anni 2006-2011 per l’utilizzo degli stessi beni per attività commerciali. Di questi enti, come noto, quelli legati o facenti parte della Chiesa cattolica sono la maggioranza, e in larga parte rappresentano congregazioni religiose e diocesi (vi fanno capo 8mila scuole).

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La stima circolata è di 4,8 miliardi, ma anche di questa cifra non ci sono conferme ufficiali. Ma l’ipotesi di un forfait – avanzata anche dal Sole 24 Ore negli scorsi giorni come unica eventuale soluzione a chiusura del contenzioso – al momento non trova conferme dentro i palazzi del governo come ipotesi concreta di lavoro.

La Cei – che in queste ore vede riunita l'assemblea straordinaria – con il segretario generale mons. Stefano Russo, è stata chiara: le tasse sulle attività commerciali vanno pagate, e dal 2012 – anno in cui con un provvedimento del governo Monti fu chiuso il vecchio contenzioso “politico”, che ora la Corte europea riapre dopo un ricorso di una scuola Montessori – le cose sono decisamente cambiate.

Inoltre sottolinea che bisogna distinguere la natura e le modalità con cui le attività sono condotte. Quali siano i beni immobili interessati all’eventuale pagamento “a sanatoria” non è affatto chiaro, e infatti già nel 2012 non si arrivò a nessuna definizione per “difficoltà organizzative”. Lo stesso problema c'è oggi: quali sono i beni della chiesa (non del Vaticano) ad uso commerciale? Quale quota di questi è adibito, per esempio, a residenza dei religiosi, e quale ad albergo o scuola a pagamento (non certo quelle gratuite della Caritas)? Un ginepraio che il governo sa bene sarà difficile sciogliere.

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