verso il nuovo messale romano

Cambia il Padre nostro, la Cei: «Dio non ci induce in tentazione»

di Fr.Pr.

2' di lettura

Matteo, 6.9: «Voi dunque pregate così». Luca, 11.2: «Ed egli disse loro: quando pregate, dite». Le parole che seguono, nell’uno come nell’altro caso, rappresentano probabilmente la formula religiosa più celebre di tutti i tempi. Stiamo parlando del Padre Nostro, quella che, secondo Simone Weil, è «la preghiera che contiene tutte le richieste possibili». Il testo della nuova edizione del Messale Romano sarà sottoposto alla Santa Sede «per i provvedimenti di competenza» dopo i quali andrà in vigore un nuovo Padre nostro, con «non abbandonarci alla tentazione» che sostituisce «non ci indurre in tentazione».

Lo comunica la Conferenza episcopale italiana che fa sapere pure dell’imminente cambio all’incipit del Gloria: il verso «pace in terra agli uomini amati dal Signore» sostituisce infatti «pace in terra a gli uomini di buona volontà». Come dire: ragazzi, diamoci da fare ché la «buona volontà» non basta più. I tempi perché il nuovo Messale entri in vigore non dovrebbero essere lunghi, considerato che la modifica di quel celebre versetto del Pater era stata incoraggiata dallo stesso Papa Francesco («Non è una buona traduzione», aveva detto, perché Dio «non induce in tentazione») e modifiche in questo senso sono state fatte da altre conferenze episcopali, come quella francese. E non è un caso: per l’arcivescovo Philippe Barbarin, primate delle Gallie, «non importa la lingua, il Padre Nostro è la preghiera che contiene tutte le altre». Qui da noi, chi vorrà potrà cominciare a recitare il nuovo Padre Nostro anche subito. Già dalla Messa di domenica, da quello che si è capito. Svolta non di poco conto: l’eccezionalità di questa preghiera di due millenni fa sta prima di tutto nell’eccezionalità di chi ce l’ha insegnata. Si chiamava Gesù.

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