analisiscontro frontale

Patto di governo: dopo sei mesi, molto disagio e poche certezze

di Montesquieu

(ANSA)

2' di lettura

Difficile non essere tifosi, nel giudicare la politica italiana. Lo scontro frontale, pregiudiziale, ringhioso che dura da venticinque anni spinge a schierarsi. Tutti o quasi, anche tra gli osservatori, gli analisti, i cronisti. La profonda distanza ideale, politica, persino geopolitica che separava i due principali partiti dal 1948 ai primi anni novanta aveva prodotto un rispetto reciproco e, soprattutto,una base di valori comuni, un antidoto formidabile contro gli eventi più tragici, come il terrorismo, e una risposta alle esigenze dei cittadini.

In quegli anni nasce, ad esempio, la nostra riforma sanitaria, un grande servizio sociale, che oggi scricchiola. Tutto cambia, in peggio, con la decomposizione dei partiti storici seguita a Tangentopoli: una storia già raccontata, la ricordiamo solamente. E degenera con l’avvento prima, e la presa di potere poi, dei partiti per brevità definiti sovranisti e populisti: quando la dialettica politica prende la forma di uno scontro tra buoni e cattivi , onesti e disonesti, amici o affamatori del popolo.

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Sei mesi scarsi di questo inedito patto di governo una certezza , nel generale disagio, la hanno prodotta: buoni e cattivi, sinceri e mentitori incontenibili, onesti e disonesti popolano democraticamente e proporzionalmente tutti gli schieramenti, come succede in tutte le comunità. Questa, almeno, la certezza per chi non si lascia fuorviare dalle passioni cieche del giudizio preventivo. Su tutto il resto, nebbia intensa.

Come i garantisti e i giustizialisti: non gli uni di qua, gli altri di là. Presenti ovunque, nella figura complessa e complessiva degli autogarantisti, garantisti di sé, e degli eterogiustizialisti, senza pietà per gli avversari.

Prendiamo il conflitto sui padri e sui figli. Un vuoto passatempo, per un paese senza problemi ; una polemica surreale, irresponsabile e fuorviante per il nostro, flagellato nella tenuta dell’economia , macro e micro; in quella del territorio (la più drammatica , e la più ignorata dalla politica , per la scarsa produzione di consenso); nelle relazioni sociali, nell’umore collettivo, nel rigore, singolare e collettivo. La vorace competizione per il potere scaglia i cittadini gli uni contro gli altri. Fratelli come scudi umani, irrisi nella bolla di una fraudolenta, cinica devozione al potere sovrano del popolo.

Scudi umani: come lo sono anche quei padri di minuscoli leader di una sola, nervosa, breve stagione. Auspicabile. Ma una breve stagione può portare grandi danni, più di un cataclisma, di un ponte che crolla, di un terremoto, di un maremoto.

Se è impossibile sapere come e quando finirà la tragica farsa della manovra, dello spread, dei competenti processati dalla proterva presunzione dei nullasapenti (versione istituzionale dei docenti maltrattati dagli studenti), accontentiamoci di queste poche, non inutili certezze.

montesquieu.tn@gmail.com

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