sulla rete

Autogol della campagna M5S #IoNonCiCasco contro i giornali a difesa di Di Maio

di Ma.l.C.

Dalla casa abusiva al lavoro nero, tutte le grane di Di Maio senior

3' di lettura

Il Movimento 5 Stelle passa all’offensiva sul terreno più caro, quello della comunicazione social. E lo fa con un hashtag subito balzato in vetta ai trend su Twitter e ripreso da altri social, con una diffusione molto ampia. «Il quarto potere vuole delegittimare il MoVimento 5 Stelle #IoNonCiCasco»: questo il titolo di un post sul Blog delle Stelle contro il sistema media italiano - e in particolare contro la carta stampata - in relazione alla vicenda che ha visto protagonista il vicepremier Luigi Di Maio e il padre, Antonio, dopo l’inchiesta de “Le Iene”. Il programma televisivo aveva diffuso la testimonianza di una persona che riferiva di aver lavorato in nero presso l’impresa edile di Antonio Di Maio e, dopo un infortunio, di essere stato invitato a non denunciare l’accaduto.

Le dichiarazioni trasmesse in tv e anticipate alle agenzie di stampa, hanno acceso un faro sulle attività della famiglia Di Maio: dal reddito dichiarato al ruolo di Paolina Esposito, madre del Ministro del Lavoro che, pur essendo insegnante, figura come titolare dell’azienda. «Questo post - si legge nel Blog a 5 Stelle - era doveroso per spiegare a tutti quello che sta accadendo in questi giorni, per ribadire che non ci facciamo intimidire da nessuno e per chiedervi di mantenere alta l'attenzione sulle notizie che vi vengono propinate ogni giorno. Per questo vi chiediamo un gesto simbolico, da fare sui social. Un post su Facebook, Twitter o Instagram con l'hashtag #IoNonCiCasco. Devono capire che gli italiani non si fanno più prendere per il culo».

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Inevitabili i riferimenti alle vicende analoghe dei famigliari di altri esponenti politici: Matteo Renzi, il cui padre era stato coinvolto e poi scagionato per la vicenda Consip, e Maria Elena Boschi il cui padre era stato ai vertici di Banca Etruria. Vicende, si sottolinea nel blog, occorse quando i due esponenti politici erano al governo e non, come nel caso Di Maio, dieci anni fa.

Un’offensiva digital che segue le recenti dichiarazioni di Luigi Di Maio intervenuto sulla vicenda. In chiusura nel post l’annuncio: «La nostra battaglia continua. E per la libertà di stampa interverremo con la legge contro il conflitto di interessi degli editori e garantendo l'equo compenso a tutti i giornalisti».

#IoNonCiCasco è partito intorno alle 9 di venerdì mattina 30 novembre e ha saldamente conquistato la vetta degli hashtag trend topic per gran parte della giornata. Il risultato ottenuto da questa campagna, in effetti, non pare proprio in linea con le aspettative, se si analizza la proporzione tra commenti positivi al post, il 7%, e quelli negativi, il 33%, di gran lunga più numerosi (dati raccolti dalle 9 di venerdì alle 7 di sabato mattina).

Paradossalmente, a beneficiare della campagna è stato un account Twitter @IoNonCiCasco, che si definisce “Blog di informazione finanziaria...perchè conoscere è la prima regola di difesa”.

Fermo però al 2013. La campagna social a difesa del vicepremier non registra, ovviamente soltanto condivisioni e commenti a favore: non mancano critiche, battute, insulti e sberleffi all’indirizzo di Luigi Di Maio e dei sostenitori del Movimento 5 Stelle.

Da registrare che Filippo Roma de Le Iene ha denunciato di aver ricevuto minacce di morte dopo la pubblicazione dell’inchiesta sull’azienda del padre di Luigi Di Maio.

Per saperne di più:

VIDEO / Lavoratori in nero, abusivismo, buste paga: il caso che agita Di Maio

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