in tv a «mezzora in piÙ»

Salvini «pigliatutto» si smarca dal M5S su Tav, pensioni d’oro, ecotassa. E all’Ue: «Guardi la Francia»

di Manuela Perrone

(REUTERS)

3' di lettura

«L’Italia ha bisogno di crescere, io sono favorevole alla Tav. Poi c’è un contratto di governo, stiamo aspettando il rapporto...». A «Mezzora in più», intervistato da Lucia Annunziata, il vicepremier leghista Matteo Salvini ribadisce la sua posizione sull’Alta Velocità Torino-Lione. E si smarca dalla prudenza estrema dei Cinque Stelle, stretti tra l’incudine dei No Tav e il martello del ceto produttivo del Nord, che spinge perché alle grandi opere non si rinunci.

Arrivato in trasmissione subito dopo l’incontro con le imprese, Salvini prende le distanze anche dal taglio fino al 40% delle pensioni d’oro , annunciato nei giorni scorso dal vicepremier M5S, Luigi Di Maio. E lancia la sua controproposta: «Bloccare l’adeguamento alle pensioni exra-ricche, quelle almeno dai 5mila euro in su, non coperte dai contributi. La via più giusta è questa». Tutte misure, come quella sul taglio dei vitalizi, che Salvini riconosce comunque essere «un simbolo, un segno di equità sociale e di giustizia». Come a dire: nulla che cambi la sorte dei conti del Paese.

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È una domenica pigliatutto, per Salvini. Ieri ha incassato una piazza del Popolo piena di sostenitori, imprimendo alla sua Lega una svolta che fatica a definire «moderata» ma che ammette anche lui: «Sì, però è frutto di coerenza e di buon senso». Oggi al Viminale gli imprenditori si sono sentiti «finalmente ascoltati» (parole del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia), concedendo di nuovo alla componente “verde” dell’Esecutivo una grande apertura di credito.

Nel momento di massimo vigore interno, il vicepremier fa pesare le sue posizioni (tornando anche a biasimare l’ecotassa sulle auto: «Non esiste tartassare chi ha auto a benzina»), ma non rinuncia a una dichiarazione di fedeltà agli alleati. «Quello che di buono abbiamo fatto in sei mesi lo abbiamo fatto perché c’è una squadra, riconosco i meriti e la coerenza di Conte e di Di Maio», dice, quasi a rassicurare su eventuali tentazioni di far cadere il Governo. Poi invita all’unità: «Le sfide dei prossimi mesi sono difficili, vanno superate le divisioni».

Lo ha ripetuto poco prima anche agli imprenditori: il 2019 sarà più complicato dei due anni precedenti, soprattutto perché incombono peggiori previsioni economiche. È per questo che Salvini riabilita l’utilità del «dialogo con i corpi intermedi», finora fumo negli occhi per i populisti. Ed è per lo stesso motivo che evoca più volte la Francia. Ma ricorrendo allo spettro dei gileti gialli per giustificare le mosse del Governo e la difesa della legge di bilancio (L’unico rischio che vedo è che qualora l’Ue dicesse sempre e ancora no»): «In piazza ci sono i dimenticati... noi nella manovra siamo partiti proprio dai dimenticati, siamo ripartiti dai sindaci, dai piccoli, qualcuno prima di me si occupava dei grandi». Ha gioco facile, Salvini, pur biasimando ogni forma di violenza, a contestare le scelte di Macron, che lo aveva eletto a nemico numero uno in Europa: «Macron è stato visto come il campione dell’europeismo da
mettere in contrasto a Salvini, e così ha fatto, sui migranti e altro. La storia è che se avesse pensato di più ai francesi e non all’Italia avrebbe meno problemi».

Mentre è in corso la trattativa con Bruxelles, l’atteggiamento di Salvini si fa più pragmatico. Ripete che il punto non sono i decimali e sottolinea: «Noi non vogliamo uscire da niente, vogliamo stare dentro e cambiare le regole dell’Ue che colpiscono tanti, è come un’assemblea di condominio. Io non sfascio il condominio ma cambio l’amministratore». Lo sguardo è già a maggio, quando si terranno le elezioni europee. Ma prima Salvini, con Conte e Di Maio, dovrà traghettare l’Italia fuori dal pericolo della procedura di infrazione.

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