maggioranza a rischio

Dopo le espulsioni in casa M5s numeri sul filo in Senato

di Andrea Gagliardi

Il senatore Gregorio De Falco, espulso dal M5s

2' di lettura

La maggioranza gialloverde è entrata nel 2019 con due senatori in meno. E a Palazzo Madama è tornato lo spettro del 'pallottoliere', della febbrile conta, giorno dopo giorno, delle presenze in Aula. A impensierire la tenuta della maggioranza sono gli espulsi 5S, Gregorio De Falco e Saverio De Bonis, e il rischio che anche altri possano subire la stessa sorte, come le senatrici Paola Nugnes e Elena Fattori (la principale accusa riguarda la loro astensione sul decreto sicurezza, ndr) ora in attesa di 'giudizio' da parte dei probiviri.

I numeri al Senato
Al Senato, quando nacque il governo, il premier Giuseppe Conte poté contare su 171 voti di fiducia, ben 10 oltre la soglia necessaria. Una maggioranza così formata: 58 leghisti, 109 pentastellati, per un totale di 167 voti, a cui si aggiunsero quelli di due ex M5S, Buccarella e Martelli, espulsi sin dall'inizio legislatura ma da subito pronti a votare a favore, e quelli di due eletti all’estero del Maie: Riccardo Antonio Merlo e Adriano Cairo. Ora, senza i due nuovi espulsi, la maggioranza scende a 169. E, nel caso in cui dovessero essere cacciate anche le due senatrici ancora 'sub iudice', si arriverebbe a quota 167,appena sei voti sopra il livello di guardia del quorum (161). Tra l’altro proprio a Palazzo Madama ci sono già stati segnali di inquietudine: il tanto contestato decreto sicurezza è passato con 163 sì, il decreto fiscale appena con 147.

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I grillini delusi
A questo si aggiunge l’apprensione, in casa 5Stelle, per la cosiddetta “operazione scoiattolo” lanciata da Berlusconi per avvicinare i grillini delusi. Molto clamore intorno alla presunta strategia anche se per ora l’unico passaggio, al gruppo azzurro da quello pentastellato, è stato alla Camera: con il caso del deputato Matteo Dall’Osso, che ha lasciato il Movimento per lo stop all'aumento dei fondi per i disabili.

Il possibile allargamento a Fratelli d’Italia
Numeri ballerini, che inevitabilmente spingono a pensare che qualcuno stia già lavorando per un allargamento. Tuttavia, la Lega fa sapere di essere «tranquillissima», sottolineando che anche prima dell’espulsione formale di Capodanno, questi senatori 5s «già non votavano a favore della maggioranza». Tutto fermo quindi nei confronti dei Fratelli d'Italia, il partito sorvegliato speciale, vista la oggettiva vicinanza con molte delle tesi programmatiche della Lega. Lo stesso Ignazio La Russa chiarisce che il suo partito «rebus sic stantibus non è né l'ambulanza, né il pronto soccorso» di questo governo. Semmai,
ammette l'ex ministro, l'opposizione 'patriota' sarebbe interessata a un confronto, ma solo in presenza di un nuovo esecutivo «non basato su un 'contratto', ma su un programma realmente condiviso».

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