STRATEGIE POLITICHE 

Tra gli ultrà di Salvini e i gilet gialli di Di Maio, prove di dialogo di Lega e M5s con i facinorosi

di Andrea Carli

Di Maio con i gilet gialli, la Francia: tengano pulita casa loro

3' di lettura

I due azionisti di maggioranza dell’esecutivo Conte, M5s e Lega, attraverso i rispettivi “frontman” Luigi Di Maio e Matteo Salvini, non chiudono alla possibilità di un dialogo con interlocutori “facinorosi”. Il leader politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio strizza l’occhio ai gilet gialli in vista delle elezioni europee di fine maggio e su Instagram annuncia che incontrerà alcuni rappresentanti dei ribelli francesi. «Se leggete le loro rivendicazioni - spiega - sono le nostre. Speriamo si presentino alle europee».

L’alleato di governo, Matteo Salvini, dopo gli scontri selvaggi fuori dal Meazza tra ultras interisti e napoletani scoppiati in via Novara il 26 dicembre che hanno provocato la morte di Daniele Belardinelli e i cori a Koulibal durante Inter-Napoli, riunisce i vertici del mondo sportivo e conferma la linea dialogante con i tifosi, che «vanno responsabilizzati». «Chiudere gli stadi e sospendere le partite non è la soluzione», è la parola d’ordine del leader leghista.

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Di Maio offre ai gilet gialli la piattaforma Rousseau
Con l’endorsement da parte del leader pentastellato nei confronti dei gilets-jaunes, che nei primi giorni del nuovo anno si sono resi protagonisti di violenze e aggressioni a Parigi, culminati nella spettacolare intrusione con una ruspa nel ministero per i Rapporti con il Parlamento, il movimento punta a recuperare le sue origini. «State facendo quello che abbiamo fatto noi di M5s», ha detto il vicepremier, che ha offerto la piattaforma Rousseau ai francesi nel caso in cui decidessero di presentare delle liste in vista delle elezioni europee. «Stiamo organizzando un contatto - ha chiarito in un’intervista a Il Fatto Quotidiano - di certo con la parte che crede nell’impegno politico non violento. Se vogliono candidarsi alle Europee, io intendo spiegare loro che gruppo vogliamo creare».

Salvini pensa a un tavolo con i tifosi
Così come Di Maio guarda al movimento di protesta francese, Salvini annuncia un tavolo con i tifosi. «Verranno i rappresentanti del tifo sano», assicura. Alla riunione parteciperanno quattro coordinatori (uno della Figc e uno per ciascuno delle tre Leghe) degli Slo, i “supporter liaison officer”: sono le nuove figure professionali imposte dall’Uefa come raccordo tra società e tifo organizzato. In Italia ce ne sono 102. I quattro coordinatori ascolteranno come il Viminale intende coinvolgere il tifo sano nella lotta al razzismo e alla violenza, e poi riferiranno ai 102 in una riunione già fissata per metà gennaio.

Cepernich (università Torino): obiettivo confermare consenso esistente
La scelta di non chiudere ai facinorosi è una scelta che avviene in primo luogo sul piano della comunicazione politica. Secondo Cristopher Cepernich, sociologo dei media e della politica presso l’università di Torino, «c’è un solo vantaggio fondamentale che scaturisce da questa strategia, permissiva in un caso, come quello di Salvini, verso gli ultras e i gruppi di estrema destra; vero e proprio endorsement nell’altro (Di Maio nei confronti dei gilet gialli)». Qual è l’obiettivo? «Quel tipo di legame, quel tipo di connessione rassicurano fette di consenso già esistente - osserva il sociologo -. Non credo, anzi spero che nessuno creda che un ultrà possa portare voti alla Lega a seguito di un “rapporto diretto con”. Non è quello. È più un “costruire climi”, che puntano a confermare bacini di consenso già esistenti».

«Il non tagliare fuori queste componenti più facinorosi non è una novità»
Cepernich fa riferimento in particolare al caso Cinque Stelle, e al rapporto con i gilet gialli. «È un occhieggiare alla questione del movimentismo interno. M5s ha un problema: governa». In fin dei conti, aggiunge il docente dell’università di Torino, «il non coinvolgere direttamente, perché sarebbe troppo, ma il non voler nemmeno tagliare fuori queste componenti più facinorose non è una novità: questa strategia la si ritrovava anche nel centro destra di Berlusconi, in parte lo si è ritrovato in una fase di centro sinistra, anche attraverso Rifondazione comunista ai tempi del governo Prodi. L’obiettivo è mantenere il più ampio possibile il bacino di voti già esistente. Tutto ciò risponde a una logica di strategia politica consolidata». Ma questa scelta di dialogare con gilet gialli e tifosi non rischia di far perdere il consenso dei moderati? «Sia i Cinque Stelle sia la Lega hanno fatto una campagna elettorale di rottura - risponde il sociologo -. Questo problema in passato non ce l’avevano. Oggi il Carroccio ce l’ha un po’ di più, e infatti è più cauto rispetto ai pentastellati, che fanno endorsement diretti. La Lega punta a drenare l’elettorato di Forza Italia».

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