CRONACHE DI ORDINARIO SOVRANISMO

Caso Battisti, ecco perché il nuovo Brasile di Bolsonaro guarda all’Italia di Salvini

di Andrea Carli

Chi è Cesare Battisti, il terrorista incastrato dal cellulare dopo una fuga durata 37 anni

4' di lettura

Il presidente verde oro Jair Bolsonaro, candidato outsider di estrema destra, lo aveva annunciato già nei giorni della campagna elettorale. Nel caso in cui avesse vinto le elezioni, cosa che è poi accaduta con oltre il 55% dei consensi (e oltre dieci punti di distacco dal candidato del Partito dei lavoratori), avrebbe restituito il terrorista rosso, ex membro dei Pac (acronimo per “Proletari armati per il comunismo”), condannato per quattro omicidi, nelle mani dell’Italia, da dove - correva l’anno 1981 - era fuggito, evaso dal carcere di Frosinone. «Un regalo all’Italia», per dirla con le parole dell’ex capitano dei paracadutisti, dopo che Battisti, giunto in Brasile nel 2004, aveva ottenuto protezione dal suo predecessore, Ignacio Lula da Silva, che nove anni fa, nel suo ultimo giorno di mandato, si era opposto al suo rimpatrio.

Il «regalo in arrivo»
Parole quelle pronunciate da Jair in quei giorni che sono state riprese, a poche ore dalla cattura del terrorista italiano mentre attraversava a piedi un barrio di Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, da Eduardo Bolsonaro, figlio del presidente nonché uno dei suoi principali collaboratori. «Salvini, un piccolo regalo per te è in arrivo», ha postato sul suo profilo twitter.

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Il rientro del terrorista in Italia bypassando il Brasile
Al di là del fatto che Battisti è tornato in Italia direttamente dalla Bolivia, evitando uno scalo in Brasile - soluzione che si è resa necessaria per evitare che il fuggitivo, una volta rientrato, scampasse alla pena dell’ergastolo - rimane il “cambiamento di rotta” del Brasile su questo caso. Un cambiamento che ha cominciato a manifestarsi già con il predecessore di Bolsonaro, Michel Temer, che si è insediato all’indomani dell’impeachment nei confronti di Dilma Roussef. È stato proprio lui, Temer, a porre la sua firma sul decreto che faceva scattare il semaforo verde all’estradizione di Battisti, dopo che il Tribunale supremo federale presieduto dal giudice Luiz Fux aveva emesso un ordine di cattura nei suoi confronti, revocando la decisione presa dallo stesso tribunale nell’ottobre del 2017.

GUARDA IL VIDEO - Cesare Battisti è arrivato in Italia

La virata sovranista di Bolsonaro: dialogo con Usa, Israele e Italia
Bolsonaro ha confermato la linea. E lo ha fatto da una parte per ammiccare alla diaspora italiana in Brasile, serbatoio di voti e di sostegno politico (lui stesso ha origini italiane, con origini che si intrecciano tra Toscana, Veneto e Calabria). Dall’altra, ha voluto lanciare ai brasiliani un messaggio di rottura sostanziale rispetto alle scelte dei suoi predecessori. Dall’altra ancora, la scelta di sostenere una causa particolarmente sentita dagli italiani, e perorata dal ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, segna un ulteriore endorsement a quell’asse sovranista di cui il leader leghista è espressione, anche in vista delle Europee di fine maggio. Bolsonaro punta a una convergenza con il presidente Usa Donald Trump - «un esempio da seguire», ha sottolineato in passato - nei confronti del quale anche Salvini ha speso in più di un’occasione parole di apprezzamento. Bolsonaro vede di buon occhio, in particolare, un’alleanza con Usa, Israele e, naturalmente, Italia. Come Italia e Usa, anche Brasilia ha annunciato che non firmerà il patto Onu sulle migrazioni per motivi legati alla “sovranità nazionale”.

Gaiser (Sioi): Trump ponte geopolico tra Bolsonaro e Salvini
«Siamo davanti a una revisione delle varie posture di interesse nazionale - sottolinea Laris Gaiser, docente della Sioi (Società italiana per l’organizzazione internazionale) -. Abbiamo un Brasile che sostanzialmente negli ultimi anni è stato destabilizzato, sia dal punto di vista politico sia da quello economico, attraverso una sapiente azione portata avanti anche dall’esterno. Il risultato è stato il crollo di un sistema politico. Con Lula e Rousseff il Brasile voleva essere un contrappeso a un potere americano nell’America latina. I Brics non erano altro che una coalizione di paesi che si concepivano in contrapposizione alla vera potenza internazionale, ovvero gli Stati Uniti. Gli Usa - continua l’esperto di geopolitica - sono intervenuti, in maniera mediata; hanno favorito questa destabilizzazione. Ora abbiamo Trump alla Casa Bianca, il nuovo presidente in Brasile, e abbiamo la situazione italiana. E queste tre situazioni si incrociano sostanzialmente a Washington. Bolsonaro - ricorda Gaiser - ha compreso che il Brasile può essere una potenza di riferimento regionale, ma solo se non dà fastidio agli Usa. E quindi ha scelto una strada diversa da quella dei Lula e Rousseff. Si candida ad alleato di Trump in America Latina. Dall’altra parte c’è il governo giallo verde in Italia, che è riuscito a ricucire il suo ammanco geopolitico nel Mediterraneo anche grazie a un dialogo con Trump. Soluzione, quest’ultima, che ci aiuta in Libia. Il presidente Usa fa dunque da ponte geopolitico, da minimo comune denominatore tra Bolsonaro e Salvini ». E Israele? «È assolutamente vicino a Trump, e quindi è della partita in questa veste», risponde Gaiser.

Camporini (Iai): ora nuove prospettive per collaborazione in ambito difesa
Il dialogo tra Brasile e Italia, che dopo l’operazione Battisti è destinato, almeno sulla carta, a svilupparsi ulteriormente - lo stesso Salvini ha annunciato una visita nel paese del Sud America per il mese prossimo - produrrà degli sviluppi anche sul piano della difesa. «La collaborazione in campo industriale è, sotto questo profilo, sicuramente uno degli elementi di interesse - spiega il generale Vincenzo Camporini, vicepresidente dello Iai, l’Istituto affari internazionali -. Noi abbiamo una tradizione con il Brasile che risale ancora agli anni Trenta, quando acquistarono i primi sei F-55. Abbiamo collaborato con loro per la produzione dell’AMX, un velivolo da combattimento italo brasiliano (66% Italia, 34% Brasile), che abbiamo impiegato durante la campagna militare in Bosnia e stiamo tuttora impiegando. C’è un rapporto, direi, di collaborazione quotidiano tra la nostra industria aeronautica e la loro». Ora con Bolsonaro si delineano nuove prospettive: «Gli ultimi governi brasiliani - osserva l’ex Capo di Stato maggiore della Difesa - erano piuttosti tiepidi nei confronti dell’Italia. In alcune occasioni sono stati preferiti i francesi e gli americani (è il caso della stretta collaborazione tra Embraer e Boeing). Questo nuovo governo sembra, così a pelle, un pochino più aperto nei nostri confronti, anche visto quello che è accaduto con Battisti. Si potrebbero aprire delle nuove prospettive, ad esempio nel settore navale dove c’è molto da fare. Potrebbe nascere qualche cosa».

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