CENTO PERSONE A BORDO

Migranti, altro barcone in avaria. Libia invia cargo

di A.Carli e V.Nuti

(ANSA)

5' di lettura

La Guardia costiera libica, secondo quanto ha appreso l’agenzia Ansa, ha inviato un mercantile in assistenza del barcone in avaria con 100 migranti a bordo, a 60 miglia al largo delle coste di Misurata: il cargo, battente bandiera della Sierra Leone, ha quasi raggiunto l’imbarcazione. La stessa Guardia costiera libica ha oggi coordinato due operazioni, con una motovedetta che ha soccorso 150 persone su due diversi gommoni.

Ancora un’imbarcazione alla deriva, quindi. All’indomani dei due naufragi con circa 170 annegati in poche ore nel Mediterraneo, tornato a essere ”cimitero dei migranti”, un altro barcone con 100 persone a bordo - tra cui venti donne e dodici bambini, uno dei quali potrebbe essere morto di stenti - è stato segnalato nella mattinata di domenica da Alarm Phone, il call center di volontari che raccoglie le chiamate di soccorso dei migranti. Intanto i 47 migranti salvati sabato dalla ong Seawatch vagano in cerca di un porto.

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Il natante a largo di Misurata, che inizialmente non aveva chiesto aiuto, ha cominciato a imbarcare acqua. Per tutta la giornata Alarm Phone ha cercato di mettersi in contatto con la Guardia costiera libica che, stando alle indicazioni dell’Italia e di Malta, avrebbe dovuto coordinare le operazioni di soccorso. Il call center di volontari non è riuscito a contattare la guardia costiera libica a nessuno degli otto numeri conosciuti. Poi, in serata, è giunta la notizia che la Libia aveva inviato un cargo in soccorso delle persone sul barcone.

E l’Italia? «Siamo in continuo contatto con la Guardia costiera libica perché effettui questo ulteriore intervento e metta in sicurezza i migranti che sono a bordo», spiega una nota di Palazzo Chigi nel tardo pomeriggio.

Sea Watch in un tweet ha scritto che si sta dirigendo «verso l’emergenza segnalata da Alarm Phone e sul quale nessuna autorità sta intervenendo. Siamo a circa 15 ore di distanza. Non possiamo coprire da soli il Mediterraneo, dove le persone vengono lasciate morire».

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini sul suo profilo Facebook ha ribadito la linea dei porti chiusi alle ong che soccorrono i migranti in mare: «Io non sono stato, non sono e non sarò mai complice dei trafficanti di esseri umani, che con i loro guadagni investono in armi e droga, e delle Ong che non rispettano regole e ordini». «Bisogna mettere in galera gli scafisti - ha aggiunto -. Devono avere la certezza che i porti italiani sono chiusi: è l’unico modo per salvare vite umane. L’anno scorso di migranti ne sono arrivati di meno e ne sono morti di meno».

Un pensiero alle vittime è stato rivolto dal Papa durante l’Angelus. «Non possiamo rassegnarci ad accettare la morte di tanti poveri innocenti. Il Mediterraneo deve essere un mare di pace, non una fossa comune», ha sottolineato la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, in visita a Palermo. La seconda carica dello Stato si è così idealmente associata al «profondo dolore per la tragedia» espresso ieri dal presidente delle Repubblica Sergio Mattarella, e allo scoramento del presidente della Camera Roberto Fico («salvare vite umane è quello che fa una società sana, se non ci riusciamo è un terribile fallimento per tutti noi»).

Di Maio: la Ue sanzioni chi sfrutta l’Africa
Il vicepremier Luigi Di Maio invece ha attaccato la Francia di Macron. «Se la Francia non avesse le colonie africane, che sta impoverendo, sarebbe la 15ma forza economica internazionale e invece è tra le prime per quello che sta combinando in Africa. L'Unione Europea dovrebbe sanzionare queste nazioni come la Francia che stanno impoverendo questi posti e è necessario affrontare il problema anche all'Onu», ha risposto oggi a una domanda sugli ultimi naufragi nel corso di un tour elettorale ad Avezzano. Ieri lo stesso Di Maio aveva criticato le «lacrime di coccodrillo» di una parte dell’Europa per le stragi dei migranti, mentre «il vero tema sono i grandi interessi economici dei Paesi europei che stanno facendo il bello e il cattivo tempo» in Africa, costringendo i suoi abitanti a tentare l’approdo in Europa.

Fattori-De Falco-Nugnes: adire Corte Ue
Una componente dei Cinque Stelle è contro la politica di Salvini di chiudere i porti. I senatori Elena Fattori, Paola Nugnes e Gregorio De Falco (quest’ultimo espulso da M5s, ora nel gruppo misto) in un’interrogazione depositata nei giorni scorsi ai ministri Salvini e Toninelli per chiedere conto dell’esistenza o meno di provvedimenti sulla chiusura dei porti. Se, dicono, «non esistessero, come si ritiene, o non fossero stati resi pubblici, si configurerebbe la possibilità di una lesione ai diritti umani e dunque la possibilità di agire anche presso Corti Ue».

Il dolore del Papa: vittime cercavano un futuro per la loro vita
Alle parole dei due vicepremier il Vaticano ha risposto con l’Angelus di oggi del Papa. Ai fedeli raccolti in pazza S. Pietro, a Roma, Francesco ha ricordato commosso «le 170 vittime dei naufragi nel Mediterraneo», che «cercavano un futuro per la loro vita, vittime forse di trafficanti di esseri umani. Preghiamo per loro e per coloro che hanno la responsabilità di quello che è successo. Il direttore di Avvenire, quotidiano della Cei, Marco Tarquinio, ha invece preso posizione con un editoriale dai toni aspri: «Chi non ha parole di umanità, di compassione e di preghiera da dire, almeno taccia». «I signori dell'indifferenza e del cinismo d'Italia e d'Europa hanno congiurato, con trafficanti e capi banda libici, a lasciar morire alle porte di casa nostra uomini, donne e bambini che corrono l'estremo rischio per non subire ancora un'estrema sofferenza», si legge nell’articolo, che conclude: «Siamo di nuovo assediati da stragi di vita e di verità, che la cronaca registra e la storia giudicherà».

Opposizione contro la linea del Viminale
Un no esplicito alla linea del Viminale arriva anche dall’opposizione. «Fa schifo questa idea di Salvini per cui si può anche lasciare morire la gente in mare in nome della lotta agli scafisti quasi che quelle vite innocenti e spezzate siano un costo necessario. Il messaggio è che chi si mette in mare per scappare alla disperazione in fondo se l'è cercata. La propaganda non si ferma neanche di fronte alle morti!», attacca su Facebook il vicepresidente dei senatori del Pd Franco Mirabelli. Su Twitter, il presidente del Parlamento europeo e vicepresidente di FI Antonio Tajani scrive che «non possiamo restare indifferenti davanti alla morte di 170 uomini, donne e bambini!». E ricorda che «c’è un piano del Parlamento europeo per fermare i viaggi della morte e ridistribuire i richiedenti asilo. Il mio appello agli Stati Ue perché lo approvino subito».

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