ad abu dhabi

Il Papa e l’Imam, insieme contro terrorismo e fondamentalismo

di Carlo Marroni

(AFP)

4' di lettura

«Non c'è alternativa: o costruiremo insieme l'avvenire o non ci sarà futuro. Le religioni, in particolare, non possono rinunciare al compito urgente di costruire ponti fra i popoli e le culture. È giunto il tempo in cui le religioni si spendano più attivamente, con coraggio e audacia, senza infingimenti, per aiutare la famiglia umana a maturare la capacità di riconciliazione, la visione di speranza e gli itinerari concreti di pace». Papa Francesco parla per più di mezz'ora dal palco allestito nel Courtyard Sahan di Abu Dhabi, dove richiama la necessità di una piena libertà religiosa («non si limita alla sola libertà di culto, ma vede nell'altro veramente un fratello, un figlio della mia stessa umanità che Dio lascia libero e che pertanto nessuna istituzione umana può forzare, nemmeno in nome suo») e condanna la “giustificazione religiosa” della violenza.

Il discorso precede di poco la firma assieme al Grande Imam di Al Azhar, Al Tayyib, la massima autorità sunnita al mondo, dello storico “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, un evento tenuto riservato fino all'ultimo e che rappresenta una grande novità nel dialogo tra e due religioni. Tanti incontri c'erano stati, ma mai un atto comune, firmato in paese islamico.

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Un documento a lungo preparato e tenuto segreto
Al documento si è lavorato a lungo riservatamente e per ammissione della stessa Santa Sede rappresenta non soltanto una pietra miliare nei rapporti tra cristianesimo e islam ma rappresenta anche un messaggio con un forte impatto sulla scena internazionale”. Il tutto in un'area carica di tensioni, tra Iran e Arabia Saudita, con l'embargo al Qatar e la guerra dimenticata nello Yemen, con la Siria dilaniata da un conflitto che coinvolge quasi tutti i paesi del quadrante. Il Papa e l'Imam parlano «in nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità», «in nome dell'innocente anima umana che Dio ha proibito di uccidere», «in nome dei poveri», degli «orfani e delle vedove, dei rifugiati ed esiliati, di tutte le vittime delle guerre» e «delle persecuzioni». Al-Azhar insieme alla Chiesa cattolica «dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio».

La crisi dei valori porta all’integralismo religioso
Pur riconoscendo i passi positivi compiuti dalla civiltà moderna, la dichiarazione - scrive in un editoriale Vatican News, il “giornale digitale” della Santa Sede - sottolinea il «deterioramento dell'etica, che condiziona l'agire internazionale, e un indebolimento dei valori spirituali e del senso di responsabilità», che conduce molti «a cadere o nel vortice dell'estremismo ateo e agnostico, oppure nell'integralismo religioso, nell'estremismo e nel fondamentalismo cieco». L'estremismo religioso e nazionale, insieme all'intolleranza «hanno prodotto i segnali di una “terza guerra mondiale a pezzi”». Il Papa e il Grande Imam affermano quindi che «le forti crisi politiche, l'ingiustizia e la mancanza di una distribuzione equa delle risorse naturali – delle quali beneficia solo una minoranza di ricchi, a discapito della maggioranza dei popoli della terra – hanno generato, e continuano a farlo, enormi quantità di malati, di bisognosi e di morti, provocando crisi letali di cui sono vittime diversi paesi… Nei confronti di tali crisi che portano a morire di fame milioni di bambini, già ridotti a scheletri umani – a motivo della povertà e della fame –, regna un silenzio internazionale inaccettabile».

“Il terrorismo non è causato dalla religione”
Essenziale quindi è il «risveglio del senso religioso» specie nei giovani, «per fronteggiare le tendenze individualistiche, egoistiche, conflittuali, il radicalismo e l'estremismo cieco in tutte le sue forme e manifestazioni». Le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue: «Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell'uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione». Per questo «noi chiediamo a tutti di cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all'odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo cieco e di smettere di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione». Il Papa e il Grande Imam ricordano che «Dio, l'Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente».

E ancora: il terrorismo «non è dovuto alla religione – anche se i terroristi la strumentalizzano – ma è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia, di oppressione, di arroganza; per questo è necessario interrompere il sostegno ai movimenti terroristici attraverso il rifornimento di denaro, di armi, di piani o giustificazioni e anche la copertura mediatica, e considerare tutto ciò come crimini internazionali che minacciano la sicurezza e la pace mondiale».

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