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Sulla Tav pesa il verdetto abruzzese

di Barbara Fiammeri

Da sinistra a destra, i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini (foto Ansa)

2' di lettura

Matteo Salvini e Luigi Di Maio sembrano ignorarsi. I due vicepremier del governo gialloverde si avvicendano sulle piazze abbruzzesi evitando accuratamente di ritrovarsi per un vis a vis. Il deterioramento dei rapporti tra i due non è l’unica causa. Sono passati diversi giorni da quando il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha consegnato alla Francia l’analisi costi-benefici sulla Tav, spiazzando il leader della Lega, che non solo non era stato avvertito prima ma non è stato neppure edotto poi.

E c’è un’unica ragione plausibile (al di là da quelle accampate da Toninelli su precedenze e procedure): evitare di alzare ulteriormente lo scontro sulla Tav alla vigilia delle elezioni abruzzesi, primo verdetto di questa lunghissima campagna elettorale che si concluderà il 26 maggio con le europee e le regionali in Piemonte.

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Si tratta di una tregua armata, destinata ad esplodere fin da lunedì e su cui peserà anche il verdetto emesso dall’Abruzzo, dove la Lega conta di sbancare lasciandosi dietro tanto gli avversari che, soprattutto, i suoi alleati: sia quelli di governo - il M5s - che quelli del centrodestra - FI e FdI- con cui è coalizzato in queste regionali.

Comunque vada, la prossima settimana Salvini e Di Maio dovranno cimentarsi con il capitolo Tav. E non solo perché alla Camera martedì è calendarizzato il voto sulle mozioni dell’opposizione sull’Alta velocità, alle quali la maggioranza dovrebbe contrapporne una propria, trovando quindi una linea comune. In questo caso infatti basterebbe una riunione della Capigruppo di Montecitorio per far slittare nuovamente la decisione. Stavolta però sui tempi il governo non è autonomo ma deve fare i conti con il pressing della Francia corealizzatrice della Torino-Lione e con la quale i rapporti sono proprio in questi giorni pesantemente compromessi.

Pressing accompagnato dall’aut aut della Ue ribadito dalla commissaria europea ai Trasporti, la slovena Violeta Bulc, che ha chiesto senza tanti giri di parole una parola definitiva al governo italiano, confermando che se da Roma arriverà il No al completamento della Tav, le risorse allocate dalla Ue per la realizzazione dell’opera verranno dirottate altrove.

Per Salvini è un’ipotesi che non va presa minimamente in considerazione. Il vicepremier leghista non dà ultimatum ma è chiaro a tutti che su questo capitolo si rischia davvero la sopravvivenza del governo gialloverde. La difesa collegiale da parte del premier Conte e degli stessi Di Maio e Toninelli del ministro dell’Interno sul caso Diciotti non è sufficiente. Salvini quando dice che non vuole la crisi è sincero ma al Nord l’insofferenza è sempre più evidente.

Certo il Capitano non vuole assumersene la responsabilità. Anche Di Maio non tifa per far cadere l’esecutivo di cui è vicepremier. Ma è in difficolta e se le elezioni già domenica in Abruzzo non dovessero non sorridere al M5s, le fibrillazioni interne sarebbero destinate ad aumentare.

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