analisiZINGARETTI E LA COSTRUZIONE DI UNA LEADERSHIP

Tra lista Calenda e «partito» di Renzi, l’arduo compito del futuro segretario del Pd

di Emilia Patta

Da sinistra a destra, l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e Matteo Renzi, allora capo del Governo (Ansa)

3' di lettura

La lista Calenda? «Pur condividendo l’idea di Europa che ha Carlo, non metto bocca sul tipo di lista da presentare alle elezioni europee di maggio». Il congresso del Pd? «Andrò a votare alle primarie ma non dirò per chi voto». Matteo Renzi continua a tenersi a distanza dal dibattito interno al partito di cui è stato due volte segretario e durante le presentazioni di queste ore del suo ultimo libro “Un’altra strada” di tutto parla fuorché del congresso in corso.

Una presa di distanza tattica, certo, in attesa di poter ritornare in qualche modo in campo se e quando se ne presenterà l’occasione. D’altra parte la vita politica è fatta a cicli. «Se io tornerò? Non è domanda all’ordine del giorno, però tornerà il tempo della competenza, il populismo è un fenomeno passeggero. Chi ci sarà lo scopriremo solo vivendo», dice Renzi tenendosi evidentemente tutte le porte aperte.

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Insomma il progetto di un partito nuovo nel campo del centrosinistra, che guardi più al mondo moderato e in aperta contrapposizione e alternatività a entrambi i “populismi” al governo - sia Lega sia M5s - resta in campo ma per ora è congelato. Renzi e i suoi attendono di capire che contorni prenderà il quadro politico. Le variabili sono al momento due: la prima è il successo o meno dell’idea di Calenda di un listone europeista, anti-sovranista e anti-populista che vada oltre il Pd da presentare alle europee di maggio (il suo manifesto si chiama “Siamo Europei”). Temendo che l’ex ministro decida di andare avanti per conto suo, l’idea è stata abbracciata e il manifesto firmato da tutti e tre i candidati alla segreteria dem: Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti.

Ma c’è reale convinzione? D’altra parte gli interlocutori del Pd nella costruzione di questa lista europeista non sono molti: Più Europa di Emma Bonino, che ha accolto il progetto con scetticismo, e il movimento del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, ex M5s, “L’Italia in comune”. Quanto ai fuoriusciti bersaniani di Mdp, hanno già chiarito che non intendono partecipare. E lo stesso Calenda ha precisato che il suo progetto non è rivolto a loro. È chiaro che il successo o meno dell’operazione Calenda condizionerà le future scelte di Renzi e dei suoi, perché l’ex ministro e l’ex premier si muovono nello stesso spazio politico.

La seconda importante variabile è il rapporto, presente e soprattutto futuro, con il M5s. «Vedo con piacere che tutti e tre i candidati alla segreteria del Pd escludono future alleanze con il M5s, venendo sulle nostre posizioni», ripete Renzi in queste ore. La dead line resta sempre quella di inizio legislatura, quando un Renzi sconfitto alle urne ma ancora a capo del partito impedì il dialogo con i pentastellati per la formazione di un governo. Certo, l’ipotesi di accordo tra M5s e Pd sembra fantapolitica ora, dopo otto mesi di governo giallo-verde. Ma non si può escludere che ritorni di attualità in caso di crisi del governo Conte o in prossimità delle prossime elezioni politiche, quando esse saranno. Su questo e solo su questo Renzi può rischiare una scissione che altrimenti non sarebbe capita neanche dai suoi sostenitori.

Insomma il compito che attende il segretario in pectore Nicola Zingaretti è meno semplice di quanto si possa pensare: tenere in piedi e soprattutto unita la baracca, allargare il campo anche con il coraggio di superare lo stesso simbolo del Pd, evitare inutili aperture al M5s per non dare l’assist per una scissione a destra. Con i principali big alla finestra o di lato - a partire proprio da Renzi e da Paolo Gentiloni, che appoggia Zingaretti segretario ma che potrebbe a sua volta scendere in campo più avanti come candidato premier di un centrosinistra rinnovato - l’impressione di molti osservatori è che la segreteria Zingaretti, se il risultato delle primarie cinfermerà i pronostici, si avvia ad essere una segreteria di passaggio. Ma, si sa, la costruzione di una leadership può avvenire in molti modi, non sempre prevedibili. E se Zingaretti riuscirà nel suo arduo compito potrà costruirsela direttamente sul campo.

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