I dati

Le mani delle mafie sul trasporto dei prodotti made in Italy, un business da 120 miliardi

di Ivan Cimmarusti

Un momento dell’incontro organizzato dall’Università Luiss e da Confagricoltura

3' di lettura

Le mani delle mafie sul settore dei trasporti, un sistema imprenditoriale che da solo vale 120 miliardi di euro di fatturato. Un business da capogiro su cui si concentrano le attenzione di ’ndrangheta, camorra e cosa nostra, che sfruttano il brand Made in Italy per gestire la logistica - soprattutto ortofrutticola - non solo in Italia ma anche in Europa. «La criminalità organizzata - ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - esercita il proprio controllo lungo tutta la filiera, provocando alle imprese agricole danni diretti e indiretti che minano profondamente la loro competitività, compromettendo fortemente la qualità e la sicurezza dei prodotti e quindi indirettamente l’immagine e il valore del Made in Italy».

Le infiltrazioni criminali nell’economia agricola
Anche il tema dei trasporti è stato al centro dell’incontro organizzato dall’Università Luiss e da Confagricoltura. Un dibattito cui hanno preso parte, tra gli altri, Paola Severino, vice presidente della Luiss; Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia; il ministro dell’Interno Matteo Salvini; Alessandra Pesce, sottosegretario ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo; Jacopo Morrone, sottosegretario ministero della Giustizia; Francesco Minisci, presidente Associazione nazionale magistrati e Angelo Agovino, comandante unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri.

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LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA NEL SETTORE AGROALIMENTARE

Le mani delle mafie sul trasporto dei prodotti Made in Italy, un business da 120 miliardi, dati 2018. Fonte: Sesto rapporto sulle agromafie

LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA NEL SETTORE AGROALIMENTARE

Usura: 25mila aziende agricole costrette a chiudere
Stando ai dati diffusi nel corso del convegno, si sono consumati oltre 33mila illeciti amministrativi, 7mila dei quali di tipo penale. Un danno al settore agroalimentare che sarebbe di matrice mafiosa. Si calcola che negli ultimi anni siano state costrette a chiudere, per usura e debiti, ben 25mila aziende agricole, e 350mila agricoltori sarebbero stati vittime di varie reati. Se nel mercato operano imprese colluse o di proprietà diretta dei clan, è molto probabile che esse godano di un vantaggio competitivo tale da esercitare una forza centrifuga nei confronti di quelle appartenenti al circuito legale.

La logistica
Il procuratore nazionale De Raho l’ha più volte ricordato, come nel settore del trasporto di ortaggi e frutta possano celarsi imprese mafiose. Il comparto, nel complesso, ha un fatturato di oltre 120 miliardi di euro, il 5% del totale dei settori produttivi. Una dettagliata analisi del settore - come ricorda il rapporto sulle agromafie - dimostra una struttura del comparto caratterizzata dalla prevalenza di aziende di piccole e medie dimensioni (il 48% delle imprese di autotrasporto e magazzinaggio in Italia non superano le 9 unità di addetti, mentre quelle con un numero di impiegati pari o superiore a 250 rappresenta solo lo 0,02% del totale), anche sotto forma di cooperative, che spesso operano a livello locale su commissione di grandi gruppi internazionali.

Sfruttamento del brand Made in Italy
Le indagini hanno dimostrato come le agromafie, riuscendo a infiltrarsi nel comparto dei trasporti, possano sfruttare il brand del Made in Italy per ottenere lavori su scala internazionale. Lo stesso rapporto agromafie spiega che le mafie hanno una capacità di «di gestire il trasferimento di merci di fondamentale importanza per il Paese (soprattutto materie prime e prodotti agricoli) allargando il raggio dei propri affari sino a superare i confini nazionali». Questo «grazie anche ad una produzione che può contare sul brand del Made in Italy, alla capacità di riciclare milioni di euro e, infine, di entrare in contatto con altre aziende del settore degli autotrasporti o di settori affini, con l’obiettivo di acquistarne la proprietà, il management o, comunque, per condizionarne l’attività».

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