L’EX PREMIER

La nuova fondazione di Renzi e la trasparenza diventata obbligatoria

di Riccardo Ferrazza

Renzi: dopo le Europee il governo metterà la patrimoniale

2' di lettura

Per ora si conosce solo il nome e il luogo di nascita. “Matteo Renzi Foundation” con sede a Milano. L’annuncio è arrivato dallo stesso ex presidente del Consiglio in un’intervista al Corriere della sera. «Ogni donazione, da un euro in su - ha assicurato l’ex segretario del Pd - sarà trasparente». Non si tratta, però, di una libera scelta del “senatore di Scandicci”. Quanto di un obbligo imposto dalla legge del governo giallo-verde approvata lo scorso dicembre.

“Matteo Renzi Foundation” sarà il secondo think tank lanciato dall’ex sindaco di Firenze. Nel 2012 nacque Big Bang, poi rinominato Open, un pensatoio che riuniva i fedelissimi di Renzi (Maria Elena Boschi, Marco Carrai, Luca Lotti, tutti membri del consiglio di amministrazione presieduto dall’avvocato Alberto Bianchi). Nel tempo la fondazione - una delle poche a pubblicare il proprio bilancio come risulta dal dossier di Openpolis - si è dimostrata un’efficiente macchina per organizzare eventi (tutte le edizioni della Leopolda) ma soprattutto per raccogliere finanziamenti. In cinque anni di vita il fundraising ha portato nelle casse 6,7 milioni di euro.

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Open ha chiuso i battenti lo scorso anno e ora il suo sito (http://fondazioneopen.it/) risulta inattivo. Fino a quando è stato in funzione, però, era possibile consultare un elenco dei finanziatori con relativa somma versata. Tra i più generosi spiccava Davide Serra, fondatore del fondo Algebris (225mila euro), l’armatore Vincenzo Onorato (150mila euro) e British american tabacco (110mila euro). La lista, seppure molto lunga, era però incompleta: Open, infatti, ha dovuto garantire l’anonimato ai donatori che non hanno autorizzato la diffusione dei loro dati. Circa un terzo del totale resterà sconosciuto.

Accadrà lo stesso per “Matteo Renzi Foundation”? Sul tema fondazioni a dicembre qualcosa è cambiato: la legge ribattezzata dal governo “spazza corrotti” ha introdotto nuovi obblighi di trasparenza per i think tank politici. Questi, come i partiti, saranno tenuti a pubblicare il dettaglio di tutti i sostegni superiori ai 500 euro: identità dell’erogante, entità del contributo (o il valore della prestazione o di altra forma di sostegno) e data dell’erogazione. Ma soprattutto per la pubblicazione dei dati «non è richiesto il rilascio del consenso espresso degli interessati».

Regole stringenti che non valgono per tutte le fondazioni ma solo per quelle nei cui organi direttivi siedano parlamentari e membri del governo (o ex da meno di dieci anni) oppure che abbiano sostenuto un partito o un esponente politico con più di 5mila euro annui. Per capire se la nuova creatura di Renzi sarà soggetta a questa normativa stringente (e quindi sarà tenuta a rendere pubblici i sostenitori a prescindere dal loro consenso) bisognerà prima capire chi sarà chiamato a guidarla e come utilizzerà i propri fondi.

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