sicurezza

Strage in Nuova Zelanda, allarme delle comunità islamiche in Italia: moschee a rischio

di Andrea Gagliardi

2' di lettura

«Alla luce dei recenti fatti di cronaca internazionale e del crescente sentimento di sconcerto e timore che ha colto la nostra comunità musulmana chiediamo
rispettosamente un Suo intervento per tutelare gli uomini e le donne di fede che ogni giorno si riuniscono nei centri islamici». È l’appello che il presidente dell’Ucoii (Unione delle comunità islamiche in Italia), Yassine Lafram, rivolge in una lettera al ministro dell’Interno Matteo Salvini a pochi giorni dagli attacchi alle moschee in Nuova Zelanda e della sparatoria a Utrecht.

Ucoii: moschee a rischio, tutelare comunità islamica
«Come noto - rileva Lafram - le moschee, gli enti associativi e i centri islamici sono impegnati, da sempre, in tutto il territorio nazionale, per l'integrazione dei cittadini di fede musulmana che vengono esposti alle insidie di una propaganda
islamofoba e i cui esiti si fanno sempre più pericolosi per la cittadinanza tutta e per i cittadini di fede musulmana in particolare». Di qui l’appello a che «venga al più presto assicurata una costante vigilanza e tutela da parte delle forze dell'ordine dei luoghi dove le nostre comunità locali si riuniscono quotidianamente».

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Gli episodi di islamofobia
Lafram, imam della mochea di via Pallavicini a Bologna, racconta di frequenti episodi di islamofobia in città («ragazze insultate, alle quali è stato strappato il velo o costrette a scendere dall’autobus»), di lettere con minacce di morte ricevute negli ultimi anni, nonché di bigliettini con minacce ritrovati sul parabrezza delle auto parcheggiate davanti alla moschea. «Cerchiamo di evitare allarmismi ma siamo preoccupati» conclude.

La vigilanza privata nelle moschee
«Nelle regioni dove abbiamo sedi, paghiamo un servizio di vigilanza privata che in questo periodo abbiamo allertato in maniera particolare sul piano dei controlli» dice Yahya Sergio Yahe Pallavicini, presidente e imam della CO.RE.IS. (Comunità Religiosa Islamica) Italiana. L’imam della Moschea al-Wahid di Milano in via Meda aggiunge: «Non vedo un clima di ostilità nella società italiana ma temo il gesto del lupo solitario». E dice di non condividere la richiesta di camionette di polizia davanti alle moschee. «Il rischio così - avverte - è di parlare di Islam solo per questioni di sicurezza e non di libertà religiosa».

Consulta per l’Islam italiano in standby
Pallavicini, che è consigliere del Ministero dell'Interno nella Consulta per l'Islam italiano, è deluso per la mancanza di canali di dialogo aperti da parte dell’attuale esecutivo. «Questo governo - evidenzia - a differenza di tutti i precedenti, dai tempi di Berlusconi premier e Maroni ministro dell’Interno in poi, ha dimostrato disinteresse e indifferenza, evitando di mettere in piedi un tavolo di confronto con i rappresenanti delle comunità islamiche. La Consulta per l’Islam italiano per esempio non è stata mai riconvocata». Lontanissima la firma di un’Intesa, sulla scorta di quella siglata dai buddisti o dalle chiese protestanti.

Xenofobia in aumento
«Registro un aumento di episodi xenofobia in Italia, più che di vera e propria islamofobia» racconta invece Souad Sbai, ex deputata del Pdl e presidente dell'Associazione donne marocchine in Italia, che evidenzia le responsabilità da parte dell’attuale governo. «Dopo l’attentato suprematista in Nuova Zelanda - sottolinea - non ho visto da parte di Salvini, Conte e Di Maio una denuncia forte, chiara e condivisa di ogni forma di violenza».

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