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Migranti, Gdf a bordo della Mare Jonio: la sfida di Salvini a Casarini

di Marco Ludovico

2' di lettura

Lo stop appare irremovibile. La vicenda però è più intricata, gli sviluppi tutti da vedere. Polizieschi, giudiziari e politici. La nave Mare Jonio della ong Mediterranea Saving Humans è “alla fonda”, come si dice in gergo, ancorata davanti al porto di Lampedusa. La Guardia di Finanza, su disposizione dell’autorità giudiziaria di Agrigento, svolgerà tutti i controlli previsti. Gli esiti degli accertamenti Gdf saranno fondamentali: influiranno sul se e soprattutto come avverrà l’attracco in porto e lo sbarco di chi sta a bordo.

La direttiva del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, emanata ieri sera, è stata una risposta alla scommessa di Luca Casarini, il capo missione di Mediterranea. Sfida all'ultimo sangue: Casarini, 51 anni, estrema sinistra, già leader dei no global, è fumo per gli occhi di Salvini. «Guida la nave dei centri sociali» accusa il ministro. Un soccorso diventato ghiotta occasione politica, massima visibilità.

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Una partita incerta
La direttiva del Viminale riprende e ribadisce, nel caso di Mare Jonio, gli articoli «17, 18 e 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare» dove si afferma che «il passaggio di una nave nelle acque territoriali può essere anche ritenuto non inoffensivo, ed in particolare per l'attività di carico o di scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero». Nel «non inoffensivo» sta la chiave della mossa del Viminale applicata, tuttavia, a una nave italiana con bandiera italiana. E c'è chi dubita della possibilità di questa applicazione. La direttiva, va ricordato, è un’indicazione operativa agli uffici. Altro è una norma di legge (“primaria”) o applicativa (“secondaria”) per dare lo stop alle Ong: una prospettiva, in realtà, già evocata da Salvini due mesi fa. Ma non ancora in fase di sintesi. Tecnica e politica.

La direttiva del Viminale

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Scenari prossimi
Diaboliche coincidenze: la vicenda della nave Mare Jonio si svolge alla vigilia del voto al Senato su caso Diciotti. La visibilità di Salvini sarà totale ma anche le offensive politiche. Mette le mani avanti il vicepresidente del Consiglio M5S Luigi Di Maio: «Non sarà un nuovo caso Diciotti». I migranti soccorsi sono 49 di cui dodici minori. I tempi di sbarco potrebbero essere lunghi. Di certo nave Jonio non ha voluto consegnare i naufraghi ai pattugliatori libici nonostante le indicazioni date dalla Guardia costiera italiana visto che il soccorso era avvenuto in zona sar (search and rescue) della Libia.

Il balletto Viminale-Infrastrutture
La replica di Salvini attraverso la direttiva è esplicita: devono essere «sanzionate quelle condotte esplicitamente dirette alla violazione della normativa internazionale in materia di soccorso e della normativa nazionale ed europea in materia di immigrazione». Il testo si spinge fino a paventare «i rischi concreti che nel gruppo di migranti possano celarsi soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per la sicurezza o l'ordine pubblico». Ma la competenza prevalente sui porti è del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, non certo intenzionato a uniformarsi in fotocopia alla posizione di Salvini. Un film già visto. Ancora lungo da scorrere.

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