visita in italia dal 21 al 23 marzo

Supervisori del partito e 500 persone al seguito: il mega-cerimoniale per Xi Jinping a Roma

di Gerardo Pelosi

(AP)

2' di lettura

«Diciamo che per il Cerimoniale di Stato quella di Xi Jinping non sarà una delle visite di Stato più semplici degli ultimi anni»: così, con understatement britannico, un diplomatico di vecchio corso fotografa la preparazione della visita in Italia del presidente cinese da giovedì a sabato prossimi. «È come quando si muove il presidente americano – aggiunge il diplomatico – anche per l’alto numero del seguito, quasi 500 persone; quindi anche le richieste vanno lette in quel senso: ridurre al massimo gli spostamenti, tagliare ove possibile incontri non essenziali, avere garantita la sicurezza a terra e in cielo anche con limitazioni al traffico aereo civile e militare».

Ma, aggiunge lo stesso diplomatico, «dobbiamo anche ricordare che per i funerali di Papa Giovanni Paolo II, e in soli tre giorni, Roma riuscì a ospitare 140 capi di Stato e di Governo e, pochi giorni dopo, riuscì ad accogliere senza alcun problema milioni di fedeli convenuti nella capitale; possiamo ben dire che abbiamo un Cerimoniale tra i migliori del mondo, tra i primi del G7».

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Per ogni accordo privato un supervisore del partito
Oltre a questo, i cinesi tengono molto alla ritualità degli incontri in un insolito mix di dirigismo comunista e vecchie tradizioni mandarine. La simbologia, per loro, è un elemento tutt'altro che secondario. Il numero degli accordi da firmare sta infatti ad indicare rigidamente il livello del rapporto e la qualità della partnership. E c'è da dire che mai in passato l'Italia ha superato il livello degli accordi firmati, ad esempio, dalla Germania. Anche quando si tratta di firmare accordi privati la parte cinese (sia azienda o istituzione) deve accettare sempre una supervisione anche fisica di un funzionario di partito che assiste silenziosamente alla firma.

Anche Xi padre della dottrina comunista di Mao
Lo richiede la retorica del potere che, con Xi, si è andata, se possibile, ulteriormente rafforzando. Durante l'ultimo congresso del Partito comunista cinese l'anno scorso, nel periodico aggiornamento della dottrina marxista leninista, Xi è infatti assurto a ruolo di “padre” dell'ideologica marxista-leninista, quasi alla stregua di Mao.

E nel 2015 entrò perfino in competizione con il Papa
Questo va ad incidere anche sull'atteggiamento che il cerimoniale cinese richiede ai Paesi ospitanti pretendendo di considerare il presidente cinese quasi come un “imperatore”, figura insieme politica, capo di Stato, guida del partito e icona quasi religiosa. Non è un caso infatti che l'amministrazione di Pechino abbia manifestato tutto il suo disappunto nel settembre del 2015 quando Xi si recò negli Stati Uniti per una visita che avrebbe dovuto rinverdire i fasti della vecchia visita di Deng Xiao Ping negli Usa del ‘79. In quegli stessi giorni del 2015 era in America anche Papa Francesco che tutti ricordano a bordo di una 500 con una scorta di grandi macchine americane e innumerevoli bagni di folla. Ebbene, i cinesi si lamentarono con il Cerimoniale di Washington per la contemporaneità della visita del Papa che, a loro giudizio, stava oscurando eccessivamente la trasferta americana di Xi.

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